Il vademecum del dottor Cappiello (Pronto Soccorso Ospedale Cardarelli) per intervenire precocemente ed evitare di rovinarsi le vacanze
Si è aperta ufficialmente la stagione balneare, che porterà 30 milioni di italiani a spostarsi dalle loro residenze per raggiungere mete turistiche. Le località di mare si confermano, anche per il 2023, le più gettonate dalle famiglie. Tuttavia, anche sui litorali più tranquilli, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo: le spiagge, gli scogli e i bagnasciuga sono l’habitat di alcune specie che, in caso di incontri ravvicinati, potrebbero rovinare l’atmosfera vacanziera ai malcapitati. Come intervenire in questi casi? Ne abbiamo parlato con il dottor Maurizio Cappiello, Dirigente Medico di Pronto Soccorso presso il più grande polo ospedaliero del Sud Italia, l’A.O.R.N. Antonio Cardarelli di Napoli.
«Cominciamo dalle meduse, creature tanto affascinanti quanto fastidiose che ultimamente affollano più del solito i nostri mari. Innanzitutto è bene ricordare che, in caso di puntura di medusa, non c’è differenza di trattamento tra adulti e bambini. È fondamentale uscire subito dal mare e sciacquare la parte del corpo colpita con abbondante acqua fredda dolce, per eliminare i residui di materiale urticante e mitigarne l’azione tossica. È importante evitare di grattarsi (questo sì, più difficile da imporre ai bambini), per non far penetrare le tossine nell’epidermide, che determinerebbe un maggior potere urticante. Può essere utile applicare una pomata antistaminica a base di cortisone, che in genere rientra nei prontuari di emergenza disponibili nei lidi attrezzati. Successivamente, evitare di esporre al sole la parte colpita, per non infiammare e congestionare ulteriormente la zona».
«Veniamo alle tracine: una specie subdola, caratteristica dei fondali bassi e sabbiosi, con i quali si mimetizza. La puntura del suo aculeo può trasformare una rilassante passeggiata sul bagnasciuga in un incubo. In questo caso, bisogna subito immergere la parte colpita (quasi sempre il palmo del piede o della mano) in acqua calda a circa 36 gradi. La tracina, infatti, inocula una tossina molto dolorosa, che però è termolabile e viene quindi disattivata con il calore. Non applicare ghiaccio ma, al limite, pomate cortisoniche e antinfiammatorie».
«Un altro inconveniente, spesso sottovalutato, sono i tagli causati dai coralli. In questi casi il pericolo principale è dato dalla possibilità che la ferita si infetti, sia perché l’acqua di mare, nonostante l’alta salinità, è spesso inquinata, ma soprattutto perché in estate è più frequente che una ferita aperta entri in contatto con superfici non sterili, dalla sabbia al suolo. Motivo per cui, in caso di taglio da corallo, è importante pulire la ferita con soluzione fisiologica, disinfettarla accuratamente e tenerla coperta e isolata per scongiurare il rischio di sovrainfezioni batteriche».
«Infine, i ricci di mare, molto comuni sui fondali rocciosi di tutto il Mediterraneo. I loro aculei non emettono tossine, ma la loro puntura è particolarmente dolorosa. In questo caso è necessario intervenire accertandosi di rimuovere completamente l’aculeo dalla parte del corpo colpita (quasi sempre i piedi). Anche qui è utile immergere la parte in acqua calda che, dilatando i pori, facilita l’asportazione della spina, oltre a fungere da antidolorifico naturale».
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