Tra i punti cardine la disciplina della donazione e l’inserimento nei Lea
Il rischio di un Far West normativo sulla fecondazione eterologa sembra essere scongiurato. Così come sono destinate a scomparire tutte le perplessità nate dopo la pronuncia della Consulta, che aveva dichiarato illegittima la legge 40/2004 laddove vietava il ricorso a questo tipo di tecnica.
Per il presidente della Consulta, infatti, l’ordinamento avrebbe già in sé le indicazioni – e le limitazioni – necessarie affinché tutti i centri adibiti alla fecondazione assistita presenti in Italia possano procedere alla pratica dell’eterologa. Intanto, però la Conferenza delle Regioni ha approvato all’unanimità delle linee guida necessarie, al momento, per garantirne l’uniforme applicazione su tutto il territorio. Linee guida che, condivise dal Ministero della Salute, hanno tutte le carte in regola per diventare “legge” a loro volta.
Nello specifico sono stati definiti: la selezione del donatore e la sua età minima e massima; l’istituzione di un registro dei donatori; la garanzia della tracciabilità del percorso dal donatore al ricevente; l’anonimato e il consenso informato; gli esami genetici e infettivi. Per quanto riguarda i costi, la procedura sarà inserita nei Lea, e quindi gratuita, per le donne entro i 43 anni d’età. Intanto, la Toscana ha fatto da apripista in Italia per quanto riguarda l’applicazione della norma: già a fine luglio è stata approvata una delibera che permette ad ospedali e cliniche di iniziare a praticare l’eterologa: al Careggi è già boom di prenotazioni fino febbraio per accedere al percorso. A breve il via libera alle procedure anche in due centri marchigiani.
Le altre Regioni esaminano la questione da diversi punti di vista: c’è chi, come il governatore del Veneto Luca Zaia, pone l’accento sulla necessità di frenare l’emigrazione coatta delle coppie per sottoporsi all’eterologa e chi, come l’assessore alla Sanità del Piemonte, Antonio Saitta, ricorda che non è una competizione tra le Regioni ma anzi, ciò che conta è che queste garantiscano uniformità di applicazione. Su un punto sono tutti d’accordo: approvata la legge, nessuno resti indietro.