In Commissione Giustizia e Affari Sociali di Montecitorio i relatori Bazoli e Provenza hanno presentato il testo base che fa proprie le indicazioni della Consulta. Sportiello (M5S): «Colmare vuoto normativo, si tratta di diritti e di civiltà». Ma Turri (Lega) scrive a Fico: «Centrodestra senza relatori»
Non ha fatto in tempo ad essere depositato dalle Commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera, che il testo base sull’eutanasia sta già facendo discutere le forze politiche. E non tanto e non solo per le proteste del medico e deputato del Gruppo Misto Giorgio Trizzino, che lamenta di «essere stato fatto fuori come relatore», quanto piuttosto per i malumori nel centrodestra che, di fatto, è stato escluso dal novero dei relatori che sono il Cinque Stelle Nicola Provenza e il dem Alfredo Bazoli. Ma in realtà, la partita si gioca nel merito: il tema attiene alla sfera della coscienza dei parlamentari e divisioni e spaccature si registrano dentro e tra le forze politiche.
Il testo base, nelle intenzioni dei relatori, tiene conto delle indicazioni della Corte Costituzionale, che più di un anno e mezzo fa aveva dichiarato l’illegittimità dell’articolo 580 del Codice penale che punisce l’aiuto al suicidio, in presenza di alcune precise condizioni.
Il Disegno di legge prova dunque a fare sintesi tra i diversi Ddl presentati nel corso della legislatura (tra cui anche una proposta di iniziativa popolare) e al contempo fa proprie le indicazioni della Consulta.
All’articolo 2 si specifica che «per morte volontaria medicalmente assistita il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale, in esito al percorso disciplinato dalle norme della presente legge, si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e la supervisione del Servizio Sanitario Nazionale».
Il testo riprende poi le condizioni indicate dalla Corte per accedere al suicidio assistito. Il primo requisito è essere «persona maggiore di età, capace di prendere decisioni libere e consapevoli ed affetta da sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili». Inoltre, tale persona «deve altresì trovarsi nelle seguenti condizioni: 1. essere affetta da una patologia irreversibile o a prognosi infausta oppure portatrice di una condizione clinica irreversibile; 2. essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale; 3. essere assistita dalla rete di cure palliative o abbia espressamente rifiutato tale percorso assistenziale».
La domanda va presentata al proprio medico di medicina generale o a un medico di fiducia che «redige un rapporto sulle condizioni cliniche del richiedente e sulle motivazioni che l’hanno determinata e lo inoltra al Comitato per l’etica nella clinica territorialmente competente». Il Comitato «entro sette giorni dal ricevimento della richiesta, esprime un parere motivato sulla esistenza dei presupposti e dei requisiti a supporto della richiesta di morte volontaria medicalmente assistita, e lo trasmette al medico richiedente ed alla persona interessata». Il medico a sua volta trasmette la documentazione alla Asl di riferimento o all’Ospedale che si occupa del paziente e «che dovrà attivare le verifiche necessarie a garantire che il decesso avvenga presso il domicilio del paziente o, laddove ciò non sia possibile, presso una struttura ospedaliera o residenziale pubblica. Il decesso a seguito di morte volontaria medicalmente assistita è equiparato al decesso per cause naturali a tutti gli effetti di legge».
A spiegare le ragioni di questa accelerazione è la deputata del M5S Gilda Sportiello che a sua prima firma annovera proprio un Ddl sul tema.
«Siamo già in ritardo. Ci sono troppe persone che ogni anno sono costrette ad andare all’estero per porre fine alle proprie sofferenze, o peggio ancora, scelgono di suicidarsi da soli a causa della loro malattia, visto che nel nostro Paese esiste un vuoto normativo che non gli consente di vedere riconosciuta la propria libertà di scelta e una fine dignitosa, senza sofferenze e con l’assistenza necessaria. Si tratta di diritti e di civiltà. Se non bastasse questo, ci sono ben due richiami della Corte e una sentenza che chiedono al Parlamento di intervenire», spiega Sportiello a Sanità Informazione.
Sportiello spiega che per poter accedere alla legge dovranno sussistere determinate condizioni. «Sia nel testo a mia prima firma che in quello depositato dai relatori, si individuano delle condizioni, seppur differenti, per poter fare richiesta di suicidio medicalmente assistito. Insieme a condizioni che sono oggettive e certificate, non può però mancare il riferimento alle sofferenze intollerabili perché è la persona, e soltanto la persona, che prova quelle sofferenze, può dichiararle non sopportabili» chiarisce la deputata Cinque Stelle.
Per Sportiello il testo base presentato dai relatori è un punto di partenza per avviare una discussione in Commissione sul provvedimento. Un punto su cui si dovrà discutere è il ruolo dei Comitati per l’etica, il cui parere secondo Sportiello non dovrà essere vincolante: «Per quanto mi riguarda, sono convinta che sia necessario definire il perimetro delle funzioni dei Comitati, proprio per evitare che il loro parere possa essere interpretato come vincolante: il diritto all’autodeterminazione della persona va tutelato».
Resta aperta la questione dell’obiezione di coscienza per i medici su cui il dibattitto in Commissione sarà dirimente. Sulle possibili conseguenze per l’esecutivo, Sportiello tira dritto: «Questo tipo di timori non possono di certo prevalere sui diritti. Tutto il Parlamento deve assumersi la responsabilità di portare avanti questa discussione per arrivare a dare a questo Paese la legge che aspetta, senza pregiudizi ideologici. Stiamo parlando di garantire un diritto, di rispettare la dignità e la libertà di scelta della persona, non è pensabile che l’arroccamento ideologico di qualcuno possa impedire ad altri di scegliere sulla propria esistenza».
Intanto però il capogruppo della Lega in Commissione Giustizia Roberto Turri ha scritto una lettera al presidente della Camera Roberto Fico per sollevare la questione dell’assenza di relatori di centrodestra. Come per il Ddl Zan al Senato, anche su questo tema etico si preannuncia un confronto acceso.
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