Un’indagine della rivista Il Salvagente traccia un quadro preoccupante del fenomeno alla luce di recenti fatti di cronaca: secondo l’Oms un farmaco su dieci in commercio è falso. Da febbraio in vigore il nuovo sistema europeo di contrasto alla contraffazione farmaceutica basato sull’apposizione di un codice identificativo univoco a barre bidimensionale
Un farmaco su dieci in commercio, secondo l’Oms, sarebbe falso, contraffatto o illegale. Un giro d’affari di dieci miliardi e mezzo, quello dei farmaci contraffatti, che ha un impatto (negativo) forte sull’economia italiana: 76.408 posti di lavoro persi, il 10,1% delle vendite regolari. Sono i numeri citati in una inchiesta pubblicata sulla rivista Il Salvagente, e firmata Massimo Solani, che inquadrano un fenomeno preoccupante, che danneggia l’economia italiana e mette a repentaglio la salute della popolazione.
«Secondo lo studio Euipo, Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale – si legge nell’articolo – elaborato sull’analisi dei beni sequestrati ai confini doganali, i paesi principali esportatori di prodotti contraffatti sono la Cina, il territorio autonomo di Hong Kong, gli Emirati Arabi Uniti, la Turchia, la città-stato di Singapore, la Tailandia, l’India e la Malaysia».
Per far fronte a questo problema lo scorso 9 febbraio è diventato operativo in 31 Stati dello spazio economico europeo (cioè i 28 paesi membri Ue più Norvegia, Liechtenstein e Islanda) il nuovo sistema europeo di contrasto alla contraffazione farmaceutica basato sull’apposizione di un codice identificativo univoco a barre bidimensionale.
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«Tutti i farmaci con obbligo di ricetta dispensati nella Ue – continua l’inchiesta – sono quindi soggetti al nuovo sistema di tracciatura che consentirà la verifica di autenticità da parte del nuovo sistema europeo di verifica dei medicinali. In questo modo 2mila aziende farmaceutiche, circa 6mila grossisti, 140mila farmacie, 5mila farmacie ospedaliere e tutti i dispensatori di medicinali attivi nello spazio economico europeo sono collegati nel tentativo di proteggere i pazienti europei dal rischio di ingresso di farmaci contraffatti nella catena di approvvigionamento legale».
L’Italia non farà parte della nuova disciplina perché nel nostro Paese è già attivo un sistema preesistente, il cosiddetto bollino autoadesivo. Si tratta di bollini stampati su un supporto a tre strati in cui è riportato il codice che individua la numerazione progressiva, la denominazione del medicinale e il titolare dell’autorizzazione.
L’inchiesta prende spunto anche da recenti fatti di cronaca che hanno preoccupato l’opinione pubblica: a giugno le Fiamme Gialle del secondo gruppo di Genova, assieme agli uomini dell’Agenzia delle Dogane, hanno scoperto in due container in arrivo dalla Tunisia e di passaggio verso il Sudan 10 tonnellate di farmaci contraffatti, quattro delle quali di prodotti destinati ai bambini. «Medicinali comuni di largo consumo che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati realizzati riproducendo illegalmente alcuni dei marchi più popolari per poi essere venduti on line attraverso portali e siti di e-commerce», si legge sul Salvagente.
Ed è infatti il web il ‘vaso di pandora’ dei farmaci contraffatti: secondo Federfarma, la Federazione dei farmacisti italiani, il 70% dei medicinali contraffatti venduti in Italia proviene da internet dove, stando ai dati della “European Alliance for Access to Safe Medicine” e della “National Association of Boards of Pharmacist” più del 95% delle farmacie risulta essere irregolare mentre il 50% dei farmaci venduti sarebbe contraffatto o illegale.
I fatti di Genova non sono isolati: a luglio l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha diramato un’allerta rapida internazionale su una serie di farmaci sospetti. In particolare, si chiede a tutti gli operatori del settore di “verificare con particolare attenzione le confezioni di Neupro, Vimpat, Clexane e Spiriva, in quanto la fornitura di questi medicinali potrebbe aver avuto origine da fonti non autorizzate”.
Del resto, il business dei farmaci contraffatti fa gola alle organizzazioni criminali: secondo una stima del Consiglio d’Europa, citata dall’inchiesta di Massimo Solani, il giro delle “false pillole” supera di venticinque volte per volume d’affari il traffico di droga. Secondo l’Iracm, l’Istituto di ricerca anti-contraffazione dei medicinali, mentre il traffico di eroina produce infatti una media di 20mila dollari di guadagno ogni mille investiti, lo stesso investimento nella falsificazione di un farmaco “blockbuster” (viene definito così il medicinale che vende svariate centinaia di migliaia di dollari all’anno) produce un profitto fra i 250mila e i 450mila dollari, fino a 20 volte di più del traffico di eroina. «Anche per questo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, un farmaco su dieci in commercio risulta essere falso, contraffatto o illegale. Percentuale che nell’area dei paesi africani può raggiungere addirittura il 70%».