Centri di ricerca e di analisi lavorano a pieno regime, spiega il New England Journal of Medicine: le autorizzazioni per analogia farmaceutica sono cruciali
Un nuovo intervento sul New England Journal of Medicine a firma di due dottori di ricerca in Chimica computazionale alla Duke University e in Biochimica all’università di Londra inizia con la domanda delle domande: «Abbiamo bisogno urgente di farmaci che siano efficaci contro la malattia da coronavirus, ma quale è il modo più rapido per trovarli?». I metodi a disposizione della comunità scientifica, in effetti, paiono essere due: il primo è quello diretto, ovvero l’impegno per generare e sintetizzare una molecola autonoma che interrompa il ciclo di vita del virus; l’altro è quello, come è noto, di lavorare per analogia, «sperando che farmaci che hanno funzionato contro virus differenti (come l’Epatite C o l’Ebola) funzionino anche contro il Covid-19». Il virus che ha causato la pandemia a livello globale è composto «approssimativamente da 25 proteine, necessarie a quell’organismo per infettarsi e replicarsi»; e così «trovare dei farmaci che si possano legare a queste proteine virali e fermarne il funzionamento sembra un passo avanti abbastanza logico ed è la priorità di molti laboratori di ricerca». Ma come fare?
Potenti supercomputer sono attualmente in azione: «Simulano la possibilità di agganciamento di composti che stiamo ricercando con le proteine obiettivo. La potenzialità di aggancio dei composti sono calcolate con equazioni basate sulla fisica che quantificano le interazioni fra il farmaco e i suoi obiettivi virali. I composti che si piazzano meglio», spiega il NEJM, «vengono poi testati sperimentalmente per vedere se in effetti si crea il legame e se questo ha i desiderati effetti riduttori sull’azione del virus (ovvero se ferma la carica virale)». La ricerca su farmaci antivirali basata sui modelli per computer sta conoscendo una velocità finora ignota, permessa oggi dalla potenza degli elaboratori informatici «che riescono a simulare le potenzialità leganti di un miliardo di componenti in pochi giorni», prendendo in considerazione anche eventuali cambiamenti di forma o flessibilità nelle azioni delle proteine. «Un modello meno rigido e più realistico che ha avuto grande successo nella scoperta di farmaci anti-HIV a partire dagli anni 2000», mentre negli anni ‘90 i computer potevano simulare gli agganci di massimo 100 composti a volta ed era inoltre consentita solo una simulazione di aggancio “nel vuoto” quando nella dinamica reale «le proteine sperimentano movimenti interni, stimolati dalle temperature, che modificano la loro struttura di aggancio».
Ad una aumentata potenzialità di calcolo e di ricerca non corrisponde però, spiega il Journal, una contemporanea flessibilità ed adattività del quadro legale. Il problema appare cruciale, spiega il NEJM: «La consueta e laboriosa procedura per la scoperta e l’approvazione di nuovi farmaci, che durava anche decenni, difficilmente potrebbe essere meno adatta alla presente pandemia. L’autorizzazione all’utilizzo in parallelo di farmaci già esistenti consente invece un rapido meccanismo di sviluppo, perché i profili di sicurezza sono già noti». La questione è che anche con questa strada “accelerata” nella approvazione delle sperimentazioni sui farmaci si rischia di andare più lenti rispetto a quello che la ricerca scientifica è oggi in grado di fare: «In questo mondo surreale e accelerato del Covid, i progressi sono spesso rapidamente obsoleti. L’intelligenza artificiale è utilizzata per predire i legami farmacologici. Tipi diversi di controlli sperimentali in laboratorio sono stati impostati in tutto il mondo e continuano a crescere. Nel frattempo, per molte proteine del SARS-CoV-2, i sistemi di screening virtuale ad alto rendimento e di dinamiche di agganciamento alle cellule umane producono risultati ad altissima velocità. Nessuna di queste strategie garantisce il risultato, ma una combinazione di razionalità, di approfondimento scientifico e di temerarietà, unito con i più potenti strumenti a nostra disposizione, costituirà il nostro miglior tentativo».
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