Da gennaio ad agosto 2017, spesi circa 1 miliardo e 200 milioni di euro. Fasola: «Anche se finora ce l’abbiamo fatta, dobbiamo definire un livello di sostenibilità accettabile per il SSN e riorientare su questo le negoziazioni dei prezzi»
Un farmaco è innovativo se ha un valore terapeutico aggiunto, rispetto alle altre terapie disponibili, nel trattamento di una patologia grave. Sono questi i criteri che l’Agenzia Italiana del Farmaco segue per attribuire il carattere di innovatività ai farmaci. Come riporta il documento recentemente adottato dalla Conferenza Stato-Regioni, il riconoscimento del requisito dell’innovatività dei farmaci ha una durata massima di trentasei mesi, ma l’AIFA predispone e aggiorna mensilmente gli elenchi di riferimento dei medicinali innovativi e oncologici innovativi.
Ma quanto pesano sulla spesa farmaceutica? Secondo quanto riportato dal Rapporto dell’AIFA sul monitoraggio della spesa farmaceutica nel periodo gennaio-agosto 2017 (l’ultimo disponibile), l’Italia ha speso quasi 950 milioni di euro per i farmaci innovativi non oncologici e oltre 250 milioni per gli innovativi oncologici. Sempre il documento della Stato-Regioni decreta, poi, che «con cadenza trimestrale ed entro i 15 giorni successivi alla scadenza dei primi tre trimestri di ogni anno, tenuto anche conto della possibilità data al paziente di effettuare il trattamento in una o più regioni e province autonome diverse da quella di residenza, l’AIFA fornisce al Ministero della Salute – Direzione Generale della Programmazione sanitaria – i dati relativi alla spesa di competenza di ciascuna regione e provincia autonoma, distinti per i residenti e per i non residenti».
La Legge di Bilancio 2018 ha inoltre introdotto il monitoraggio degli effetti dell’utilizzo dei farmaci innovativi e innovativi oncologici sul costo del percorso terapeutico-assistenziale complessivo. Il Ministero della salute, in collaborazione con il Ministero dell’economia, avvierà infatti per il triennio 2018-2020 il monitoraggio sperimentale in tal senso, che farà capo al Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). «L’obiettivo – si legge nella relazione illustrativa – è documentare gli effetti economico-assistenziali dell’introduzione dei farmaci innovativi, al fine di calcolare i relativi costi sanitari risparmiati per ogni voce di attività assistenziale sanitaria». Il monitoraggio sarà poi funzionale ad una migliore allocazione delle risorse e al dimensionamento dei fondi per i farmaci innovativi e farmaci innovativi oncologici.
«Anche se il tema di una migliore allocazione delle risorse programmate per il Ssn è sicuramente uno degli obiettivi da perseguire da parte di ciascun sistema sanitario – ricorda il XII Rapporto Meridiano Sanità di The European House-Ambrosetti -, l’obiettivo prioritario deve rimanere il miglioramento degli outcome di salute dei cittadini».
E questo è il concetto ribadito anche da Gianpiero Fasola, Direttore del Dipartimento di Oncologia presso l’Azienda ospedaliera universitaria di Udine, intervistato da Sanità Informazione: «Negli ultimi dieci anni alcuni farmaci hanno rappresentato davvero un cambiamento radicale delle prospettive dei pazienti, ma non tutti, purtroppo. In ogni caso però si tratta di farmaci che hanno costi molto elevati, quindi credo che sia legittimo che i servizi sanitari si interroghino su quale sia il giusto valore da pagare e quali siano le aree meno meritevoli di investimento. In sanità infatti dobbiamo sempre ricordarci che ogni euro che spendiamo lo togliamo a qualche altra cosa potenzialmente molto utile».
«Finora – prosegue – in qualche modo siamo riusciti a mantenere un buon rapporto tra la sostenibilità del SSN e i farmaci oncologici, anche se abbiamo pagato il prezzo del ritardo dell’introduzione, in Italia, di alcuni farmaci che avevano un elevato valore. Ed è proprio ‘valore’, secondo me, la parola chiave alla quale legarsi per il futuro, perché, anche se finora ce l’abbiamo fatta, la dinamica dei costi resta insostenibile e quindi qualche provvedimento per affrontare questo tema bisognerà prenderlo. Io credo che dovremmo partire dal definire quale sia un livello di sostenibilità accettabile per il nostro servizio sanitario e riorientare su questo le negoziazioni dei prezzi», conclude.