«Basta aprire una porta per trovare dietro al bancone un professionista che ti ascolta, questo è il farmacista, sempre sul territorio e accanto al cittadino». L’intervista a Andrea Mandelli in occasione dei 40 anni del SSN
Un professionista multitasking e iper accessibile sul territorio: questa la descrizione che Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti Italiani (FOFI), fa del farmacista del futuro. Una figura che ha un ruolo prioritario nel tessuto sanitario del Paese perché «basta aprire la porta di una farmacia e il professionista è lì, a portata di tutti, disponibile a interfacciarsi con le richieste del cittadino», prosegue il primo rappresentante della Federazione. Ad incrementare l’efficacia di questo professionista sanitario, colonna portante del Sistema sanitario nazionale, una rete d’interscambio che coinvolge tutti gli attori del sistema e che mette al centro il paziente e le sue necessità.
Presidente Mandelli, il Servizio sanitario nazionale ha compiuto 40 anni, in questi anni qual è stato il percorso del farmacista?
«Il farmacista in questi anni ha subito tante trasformazioni, il suo ruolo è stato molto importante nell’ambito del sistema e vogliamo che rimanga tale per i prossimi 40 anni. La sfida che vogliamo affrontare in futuro è quella che abbiamo cominciato con la legge sui servizi del 2009 (decreto legislativo 153/2009, in attuazione della legge 69/2009 ndr.), che garantisce una serie di prestazioni utili per il paziente e istituisce la farmacia dei servizi che rimane vicina all’utente ed è un vantaggio non solo per il paziente stesso ma anche per lo Stato. L’obiettivo è favorire la deospedalizzazione che porta vantaggi economici innegabili e l’evoluzione della professione va proprio in questa direzione. La farmacia dei servizi è la possibilità di coinvolgere il farmacista nell’aderenza alle terapie, quindi un cambiamento di paradigma che va di pari passo con la necessità di razionalizzare le spese proprio per permettere a questo SSN di festeggiare altri compleanni».
Nel futuro il farmacista può avere un ruolo ancor più centrale?
«Credo che sia ineludibile, è evidente che andare sul territorio non può prescindere dalla figura di un professionista iper-accessibile con cui ogni cittadino può venire in contatto: basta aprire la porta di ogni farmacia per trovare un farmacista che ti aiuta a risolvere un problema. Da sottolineare anche l’importanza di una rete che leghi altre figure come medici e infermieri all’interno dell’assistenza al paziente. Il ruolo del farmacista è definito e lo stiamo costruendo ogni giorno per renderlo sempre più efficace nell’assistenza al cittadino perché questa è la cosa più importante».
La rete tra tutti gli attori del sistema a cui fa riferimento (farmacista, medico e professioni sanitarie) esiste già? Se sì, come renderla più forte?
«Ritengo che la rete tra professionisti è già di fatto sul territorio, ed è una normalità quando è a cuore le sorti del paziente. È prioritario concentrarsi sull’utente per risolvere il problema battendo gli steccati della professione per avvantaggiare l’assistenza. Io credo che i professionisti sul territorio già facciano rete e noi a livello centrale dobbiamo cercare di parlarci di più e trovare quelle soluzioni che, con un dialogo sereno e nel rispetto delle competenze di tutti, sono fondamentali per rimanere sempre al fianco del paziente, quindi l’obiettivo è sempre di più incrementare una sinergia del rispetto dei ruoli».