Il primo caso di infezione da febbre del Nilo della stagione è stato segnalato dall’Emilia-Romagna a luglio nella provincia di Parma. Da allora, secondo il bollettino di Sorveglianza dell’ISS aggiornato al 13 settembre, sono arrivate a 49 le Province in cui circola e a 9 le Regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Puglia, Sicilia e Sardegna
Spinto da estati sempre più calde e lunghe, in Italia, cresce il numero di infezioni trasmesse da zanzare: da giugno ad oggi sono 237, di cui 13 decedute, le persone colpite da febbre del Nilo. In aumento anche i casi di Dengue “autoctoni” – finora se ne contano 19 – ovvero trasmessi in Italia e non come accade in genere per questo virus, da altri Paesi. A sorvegliare le principali malattie trasmesse attraverso le zanzare è l’Istituto Superiore di Sanità, che ne monitora costantemente la diffusione.
Il primo caso di infezione da febbre del Nilo della stagione è stato segnalato dall’Emilia-Romagna, a luglio, nella provincia di Parma. Da allora, secondo il bollettino di Sorveglianza dell’ISS aggiornato al 13 settembre, sono arrivate a 49 le Province in cui circola e a 9 le Regioni ( Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Puglia, Sicilia e Sardegna). La malattia è spesso asintomatica, solo il 20% circa presenta febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati. I sintomi più gravi si presentano in meno dell’1% dei casi e comprendono convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Quest’ultima si chiama forma neuro-invasiva e dei 237 casi di infezione da West Nile, 138 si sono manifestati proprio così, di cui 24 in Piemonte e 41 in Lombardia.
«La globalizzazione degli spostamenti e la tropicalizzazione del clima dell’Italia stanno facendo crescere infezioni limitate rima ad altre parti del mondo, hanno iniziato a circolare in Italia, come West Nile, Dengue e la Chikungunya veicolate dalla zanzara Aedes albopictus. I casi sono sottostimati rispetto a quelli reali», spiega Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società di Malattie Infettive e tropicali (Simit). Sono stati invece, quest’estate, 146 casi di Dengue importati da altri Paesi, mentre sono 19 i casi trasmessi localmente in Italia, ovvero quelli che preoccupano gli esperti.
In base al bollettino aggiornato all’11 settembre 2023, questi casi sono riferiti a tre episodi di trasmissione non collegati tra loro nelle province di Lodi (14), di Latina (2) e di Roma (3). «La trasmissione del virus Dengue – spiega l’ISS in una nota – è sostenuta dalla proliferazione del suo vettore, la zanzara Aedes albopictus, ormai presente in gran parte d’Europa». Il problema che la Dengue sia diventata autoctona, precisa Andreoni che ha la cattedra di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma, «è abbastanza rilevante perché è potenzialmente letale, i particolare nei casi di reinfezione. Non colpisce solo i fragili, io stesso anni fa, ne sono stato colpito, in Thailandia con febbre a 40 e encefalite. Non ci sono farmaci attivi, non ci proteggono le mascherine, l’unico strumento è la riduzione dell’esposizione alle punture di zanzare».
É, invece, un arbovirus simile al West Nile, il “Toscana virus” identificato in un ragazzo di 25 anni, ricoverato al Policlinico San Martino di Genova con un’encefalite. Conosciuto fin dal 1971, quando venne isolato appunto in Toscana, è trasmesso dai pappataci, insetti molto simili alle zanzare.
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