In un’intervista a Sanità Informazione, il professor Umberto Vespasiani Gentilucci spiega cos’è questa patologia, da cosa è causata e come si cura, offrendo anche qualche consiglio da seguire durante le festività natalizie
Il conto alla rovescia è ormai cominciato: sono pochissimi i giorni che ci separano al Natale. Tra cenoni, pranzi, brindisi e chi più ne ha più ne metta, finiremo tutti, inevitabilmente, per eccedere con i piaceri del palato. Tuttavia, se da un lato lasciarsi andare è lecito, dall’altro chi soffre di una o più patologie gravi e/o croniche deve necessariamente darsi una regolata, per evitare che le sue condizioni di salute peggiorino. È questo il caso di chi soffre di fegato grasso, una condizione sempre più diffusa nella popolazione italiana, “soprattutto tra gli uomini over 40 e le donne in post-menopausa”, spiega il professore Umberto Vespasiani Gentilucci, medico di Medicina clinica ed Epatologia presso la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e professore associato di Medicina interna, in un’intervista a Sanità Informazione. Il professore Vespasiani Gentilucci è un vero esperto in materia, tanto che, di recente ha contribuito – insieme tra gli altri ad Antonio De Vincentis del Policlinico Campus Bio-Medico- , a due pubblicazioni scientifiche sulla rivista Nature Medicine (la prima è consultabile qui e la seconda qui), dedicate al tema del fegato grasso. Ora, in questa intervista, lo specialista spiegherà cos’è questa patologia, da cosa è causata e come si cura, offrendo anche qualche consiglio da seguire durante le festività natalizie.
“Il fegato grasso, o, meglio, la steatosi epatica, è una condizione in cui oltre il 5% del volume del fegato è costituito da grasso. Può essere legato all’eccesso di alcol – la steatosi alcolica – ma, ancor più frequentemente, è determinato da una disfunzione metabolica, la stessa che contribuisce a malattie come il diabete mellito tipo 2, l’ipertensione arteriosa e la dislipidemia. Infatti, in condizioni di insulino-resistenza, arrivano più grassi a livello epatico. Inoltre, il fegato stesso ne produce di più e ha meno capacità di smaltirli. Spesso, poi, l’eccesso di alcol e la disfunzione metabolica coesistono a determinare forme miste di steatosi. La steatosi epatica è una condizione nella maggior parte dei casi asintomatica. Tuttavia, se non riconosciuta e trattata, può portare nel tempo a infiammazione epatica, fibrosi e, nei casi più gravi, cirrosi o tumore primitivo del fegato”.
“L’eccesso di alcol è ben noto associarsi a steatosi epatica alcolica. Tuttavia, nel mondo occidentale, la principale causa di steatosi epatica associata a disfunzione metabolica (MASLD) è l’eccessivo intake calorico associato a una scarsa o assente attività fisica. In Italia, la MASLD colpisce circa il 25% della popolazione, con prevalenza maggiore tra gli uomini sopra i 40 anni e le donne in post-menopausa. Il rischio aumenta con l’età e con condizioni come la sindrome metabolica”.
“La diagnosi parte da una valutazione clinica e dagli esami del sangue, che in alcuni casi possono mostrare alterazioni delle transaminasi. Tuttavia, il sospetto clinico è determinato soprattutto dalla presenza di condizioni metaboliche che si associano frequentemente a fegato grasso: sovrappeso e obesità, diabete mellito tipo 2, ipertensione arteriosa e dislipidemia. In questi casi, l’ecografia addominale è lo strumento più comunemente utilizzato per rilevare l’accumulo di grasso nel fegato. Esami strumentali più costosi e di meno semplice accesso, come la Risonanza Magnetica o la TC, sono raramente necessari per la diagnosi, mentre più recentemente inizia a diffondersi una tecnologia innovativa basata sull’attenuazione delle onde ultrasonore generate durante un esame noto come FibroScan”.
“Ad oggi, non sono licenziati in Europa farmaci specifici per il fegato grasso. Il trattamento principale è basato sul miglioramento dello stile di vita: perdita di peso graduale (a partire dal 5-10% del peso corporeo), dieta equilibrata, attività fisica regolare e abolizione del consumo di alcol. In condizioni di obesità marcata, un calo ponderale dell’entità riportata, pur non riportando il paziente in condizioni di normopeso, è già sufficiente per apportare dei benefici molto significativi. La buona notizia è infatti che il fegato è molto propenso a liberarsi del grasso in eccesso quando vengono messe in atto le opportune misure correttive e che la steatosi è del tutto reversibile, perlomeno sino a che non si sia determinato un danno epatico avanzato”.
“Il fegato grasso è spesso associato a malattie come diabete di tipo 2, ipertensione, obesità, dislipidemia e malattie cardiovascolari. Si ritiene che esso stesso possa aumentare il rischio di sindrome metabolica e di complicanze cardiometaboliche. La gestione delle comorbidità è essenziale per prevenire un peggioramento delle condizioni del fegato e un aumento del rischio cardiovascolare”.
“I pasti abbondanti e ricchi di zuccheri raffinati, farina bianca, grassi e alcol possono sovraccaricare il fegato. Questo aumenta il rischio di innescare l’infiammazione epatica, favorendo la transizione dal semplice accumulo di grasso (steatosi) verso forme più gravi come la steatoepatite. Inoltre, gli eccessi alimentari possono influire negativamente su altre condizioni associate, come il diabete e l’ipertensione arteriosa”.
“Innanzitutto, occorre gestire le porzioni e mangiare senza fretta. Soprattutto in occasione di un buffet, preparate il vostro piatto una sola volta, cercando di ponderare con attenzione le vostre scelte. Consumate il pasto con calma, dedicando il giusto tempo all’alimentazione. Inoltre, bisogna limitare dolci e alcolici: optate per acqua o bevande senza zucchero e abolite, o riducete al minimo, il consumo di alcol. Poi, è necessario sempre scegliere, ove possibile, cibi salutari: preferite piatti a base di verdure, legumi e proteine magre (come il pesce). Infine, ma certo non in ordine di importanza, occorre rimanere attivi: dedicate almeno 45-60 minuti, almeno tre volte alla settimana, ad un’attività fisica adeguata alle vostre capacità, eventualmente concordata con il vostro cardiologo. Inoltre, cercate di rimanere attivi durante la giornata, spostandovi a piedi, salendo le scale e compiendo altre attività che favoriscano il movimento”.
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