Gli esperti della Siaarti: “Demonizzare un medicinale che ha un importante ruolo terapeutico rischia di compromettere l’accesso alle cure per migliaia pazienti”
“Le parole del coreografo Luca Tommassini descrivono il fentanyl come ‘la droga peggiore perché è legale’, un’affermazione che, basata su un’esperienza personale, rischia di generare disinformazione e timori infondati nei pazienti trattati con questo oppiode, ignorando l’importante ruolo terapeutico che questa molecola svolge nella gestione del dolore”. Lo affermano, in una nota, gli anestesisti della la Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), rispondendo alle recenti dichiarazioni del coreografo. “Riteniamo necessario intervenire per fare chiarezza e offrire un’informazione corretta e scientificamente fondata. Secondo il Global Risk Report 2024 del World Economic Forum – aggiunge Siaarti – la disinformazione è oggi una delle principali minacce globali, con conseguenze particolarmente gravi nel settore sanitario e Siaarti teme che dichiarazioni come queste rientrino in questa casistica”.
Il fentanyl, come chiarito dagli specialisti, se utilizzato secondo rigorosi protocolli clinici e sotto la supervisione di professionisti sanitari esperti, rappresenta uno strumento terapeutico essenziale per il controllo del dolore acuto e cronico. “La narrazione generalizzante e allarmistica su un farmaco come il fentanyl può scoraggiare i pazienti dall’accedere a terapie efficaci e salvavita – sottolinea Elena Bignami, presidente di Siaarti -. È fondamentale ribadire che esiste una netta distinzione tra l’uso terapeutico regolamentato, che permette una gestione sicura del dolore migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti, e l’abuso illegale della sostanza, che rappresenta un problema sociale di rilevanza globale”.
“Demonizzare una molecola utilizzata quotidianamente in ambito clinico porta a stigmatizzare il trattamento del dolore, con il rischio di compromettere la qualità della vita di molti pazienti che necessitano di queste terapie – aggiunge Silvia Natoli, Responsabile dell’Area culturale dolore e cure palliative di Siaarti -. Il fentanyl, quando utilizzato secondo protocolli rigorosi e sotto la supervisione di professionisti qualificati, rappresenta uno strumento terapeutico irrinunciabile. Il fentanyl di cui parla Tommassini non deriva neppure dal mondo sanitario e si tratta di una sintesi illegale e pericolosa della molecola in laboratori clandestini che, come tali, non garantiscono gli standard qualitativi e controllati della produzione del farmaco, risultando pertanto ancora più pericolosi perché impuri e a rischio di sovradosaggio”.
“È essenziale – afferma Silvia De Rosa, Responsabile del Comitato di Comunicazione di Siaarti – che giornalisti, influencer e personaggi pubblici si avvalgano della consulenza di esperti prima di trattare argomenti così delicati. Una corretta informazione si costruisce attraverso il dialogo con i pazienti, la collaborazione con i media e una continua attività di sensibilizzazione nelle scuole e nei luoghi di aggregazione, affinché si diffonda una cultura della salute fondata su dati affidabili e verificati”. Episodi di disinformazione come quello relativo al fentanyl, rimarca la società scientifica, dimostrano quanto sia urgente un impegno congiunto per proteggere la fiducia nelle istituzioni sanitarie e garantire ai pazienti l’accesso a cure sicure ed efficaci. “Siaarti – conclude la nota – ribadisce il proprio impegno nella promozione di una corretta informazione sanitaria e invita tutte le parti coinvolte, dai professionisti della salute ai media, a lavorare insieme per contrastare la diffusione di notizie infondate e potenzialmente dannose”.
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