La sentenza: PA obbligata a pagare per il dipendente prossimo alla pensione. Ecco come fare la diffida
Per una professione come quella del medico, andare in ferie può diventare un miraggio. A causa di ristrettezze del personale o di particolari esigenze delle strutture, può capitare di avvicinarsi alla pensione anche con 200 giorni di ferie accumulati e non goduti. Ed è frequente il persistere di situazioni di emergenza all’interno delle strutture ospedaliere che impediscono di godere del meritato riposo. Riposo, tra l’altro, che è sancito e riconosciuto dall’articolo 36 della Costituzione come diritto di ogni lavoratore. Senza dimenticare tutte le possibili conseguenze in termini di malpractice che possono derivare da eccessiva stanchezza e veri e propri turni massacranti.
In caso di ferie non godute, le aziende private sono tenute a monetizzarle, aggiungendo quindi in busta paga le somme corrispondenti ai giorni di riposo. Nel pubblico, invece, questo non si può fare. Cosa succede allora se quando si va in pensione si ha un credito di ferie così grande? È possibile richiedere il risarcimento del danno.
Il fatto che un’azienda abbia, esplicitamente o meno, impedito al medico di andare in ferie, rappresenta una condotta illegittima. Ora, una parte della giurisprudenza ha ritenuto che il risarcimento del danno potesse intervenire solo nel caso in cui il dipendente avesse fatto richiesta di andare in ferie durante il servizio e queste non gli fossero state concesse. Recentemente, invece, la sezione Lavoro della Corte di Cassazione con la sentenza n. 2496 ha stabilito che la Pubblica amministrazione è obbligata al pagamento delle ferie residue per il dipendente prossimo alla pensione, indipendentemente dal fatto che ci sia stata o meno una richiesta durante il servizio. Difficile fare una stima del risarcimento, ma in genere la media dei giorni accumulati supera i 200 giorni e questo corrisponderebbe a circa 80mila euro. Il risarcimento ovviamente è legato ad una serie di parametri che cambiano di caso in caso, ma si può arrivare ad ottenere anche l’80% delle ferie, per un ammontare che potrebbe sfiorare i 60mila euro.
Il caso di specie riguarda un dipendente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) che, alla cessazione del rapporto, aveva accumulato 52 giorni di ferie non godute. La Cassazione ha ricordato di aver già affermato, nella sentenza n. 13860 del 2000, che «dal mancato godimento delle ferie deriva – una volta divenuto impossibile per l’imprenditore, anche senza sua colpa, adempiere l’obbligazione di consentire la loro fruizione – il diritto del lavoratore al pagamento dell’indennità sostitutiva».
Tuttavia, la sentenza specifica come questa indennità sostitutiva «non sussiste se il datore di lavoro dimostra di avere offerto un adeguato tempo per il godimento delle ferie, di cui il lavoratore non abbia usufruito». Se, quindi, è stato il dipendente a non accettare il periodo di ferie offertogli dall’azienda, una volta in pensione non potrà richiedere il risarcimento del danno.
È solo questa, quindi, a detta della Cassazione, l’eventualità che esclude il diritto al risarcimento. La mancata richiesta di ferie da parte del lavoratore, e la relativa mancata concessione, non influisce sul riconoscimento del risarcimento. Tuttavia sarebbe preferibile agire prima in via stragiudiziale. «I medici con molti giorni di ferie accumulati e prossimi alla pensione – spiega Sara Saurini, legale di Consulcesi, la maggiore realtà italiana di tutela dei medici, da sempre attenta a questi temi – possono presentare all’azienda sanitaria presso cui lavorano una lettera di diffida, chiedendo formalmente un periodo di ferie. Nel caso in cui l’azienda lo neghi, o non risponda, il medico avrà un documento precostituito che provi l’impossibilità di godere di giorni di riposo. A quel punto, una volta in pensione, sarà più semplice ottenere il risarcimento del danno subito».
Poi c’è sempre la possibilità che l’azienda conceda le ferie. E in quel caso passare, dopo anni di lavoro, un periodo di meritato riposo lontano da corsie, sale operatorie e pazienti ricoverati non sarebbe proprio una cattiva idea, no?