I costi di gestione di questa patologia ammontano a circa 5mila euro per paziente all’anno. Il Direttore di Elettrofisiologia e Aritmologia Clinica Ospedale Rho-Garbagnate spiega: «Innovazione tecnologica consente di gestire il paziente a casa sua. Questo facilita anche i caregiver che sono sollevati da tutta una serie di compiti»
Non tutti sanno che la fibrillazione atriale è una delle patologie più diffuse tra gli anziani. Un dato importante, che può avere ripercussioni serie se pensiamo che il 96% dei pazienti affetti da FA (questa la sua abbreviazione) è a rischio ictus, terza causa di morte e prima di invalidità, senza contare i costi di gestione che ammontano a circa 5mila euro per paziente all’anno. Intervenire tempestivamente su questa patologia è dunque essenziale, come spiega a Sanità Informazione Giovanni Luca Botto, Direttore di Elettrofisiologia e Aritmologia Clinica Ospedale Rho-Garbagnate tra i protagonisti dell’evento “Presa in carico assistenziale e terapeutica del paziente anziano” promosso da Onda e Daiichi Sankyo: «La fibrillazione atriale è una delle patologie che più frequentemente incontriamo nella pratica clinica dell’anziano con tutti i problemi connessi con la gestione di questo tipo di paziente. La difficoltà a seguire la terapia idonea, la difficoltà a fare le visite. Adesso abbiamo a disposizione sistemi di telemedicina che consentono di gestire il paziente a casa sua. Questo facilita il paziente ma anche i caregiver che ovviamente sono sollevati da tutta una serie di compiti».
Per Botto peró la vera novità di questi ultimi anni sono i DOACS, gli anticoagulanti orali di ultima generazione, più sicuri per questa tipologia di pazienti. Non bisogna infatti dimenticare che il paziente con fibrillazione atriale o ictus è ad alto rischio di recidiva ischemica ma nello stesso tempo ad alto rischio emorragia più frequente nel paziente anziano.
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«La vera innovazione – sottolinea Botto – è la terapia farmacologica, il salto in avanti che gli anticoagulanti diretti hanno prodotto rispetto al Warfarin dimostrano come si possa curare questi pazienti di più: la forbice di aventi indicazione e effettivamente trattati è aumentata del 50%, si può curare i pazienti in maniera più efficace. Può sembrare un ossimoro ma l’efficacia della terapia nel paziente anziano è il doppio rispetto al paziente non anziano ed è sicura. In epoca Warfarin il rischio ha sempre atterrito i medici, perché ovviamente l’anticoagulante può essere foriero di emorragie anche gravi».