Lo studio ELIMINATE è stato presentato al Congresso EHRA 2019 di Lisbona ad un simposio della Daiichi Sankyo. Il cardiologo dell’Ospedale “F. Miulli” di Acquaviva delle Fonti Massimo Grimaldi: «Importante proteggere il paziente dalle ischemie cerebrali senza però aumentare il rischio di emorragie maggiori»
La fibrillazione atriale è uno dei disturbi più comuni del cuore: più di sei milioni di europei presentano i sintomi tipici di questa patologia. Un cuore che batte troppo veloce o in modo irregolare va trattato con molta attenzione considerando che il rischio di ictus è 3-5 volte più alto.
Da Lisbona, dove si è svolto il Congresso internazionale della European Heart Rhythm Association, arriva ora una buona notizia per chi soffre di queste patologie: il trattamento non interrotto con edoxaban (anticoagulante, un inibitore diretto del fattore Xa) è efficace e sicuro nei pazienti affetti da fibrillazione atriale e sottoposti a procedura di ablazione transcatetere.
Lo dice uno studio internazionale, ELIMINATE –AF, che ha confrontato l’efficacia e la sicurezza della somministrazione di edoxaban 60 mg non interrotto, rispetto alla somministrazione non interrotta degli antagonisti della vitamina K (AVK). Lo studio ha dimostrato che, con la somministrazione di edoxaban non interrotto, si sono verificati un basso numero di eventi, sia tromboembolici che emorragici. I dati sono stati presentati da Daiichi Sankyo, durante una sessione di EHRA 2019.
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Si tratta di un risultato importante, considerando che l’ablazione transcatetere, una procedura comune ed efficace per il controllo del ritmo nei pazienti con fibrillazione atriale sintomatica, è associata ad un significativo rischio tromboembolico durante e poco dopo la procedura. Lo studio, che ha visto Stefan Hohnloser, MD, Professore di Medicina e Cardiologia, Direttore del Dipartimento di Elettrofisiologia all’Università Johann Wolfgang Goethe di Francoforte, come sperimentatore principale, parla italiano: ha collaborato anche l’italiano Massimo Grimaldi, Responsabile della U.O.S.D. di Aritmologia dell’Ospedale “F. Miulli”, di Acquaviva delle Fonti (Bari) e premiato l’anno scorso miglior cardiologo d’Italia ai Top Doctors, che Sanità Informazione ha avuto modo di intervistare.
Dottor Grimaldi, a Lisbona lei ha presentato lo studio Eliminate. Quali evidenze porta lo studio sull’uso dell’edoxaban nei pazienti affetti da fibrillazione atriale in procinto di essere operati?
«Lo studio Eliminate Atrial fibrillation ha dimostrato, quale studio esplorativo, che anche per questo tipo di pazienti è possibile utilizzare l’edoxaban. Si tratta di una procedura di ablazione che si esegue con i cateteri al fine di eliminare la fibrillazione atriale e quindi è un bel banco di prova per gli anticoagulanti orali perché è una procedura in cui noi possiamo avere sia complicanze di tipo emorragico ma anche complicanze di tipo ischemico. Quindi è necessario testare, per queste classi di farmaci, la loro capacità di proteggere il paziente dalle ischemie cerebrali senza però aumentare il rischio di emorragie maggiori».
Eliminate è uno studio internazionale: qual è stato il ruolo dell’Italia nell’arruolamento dei pazienti?
«Devo dire con un po’ di orgoglio che l’Italia si è comportata molto bene, il mio centro è stato il centro che ha arruolato più pazienti in tutto il mondo e anche la qualità dei dati è stata di livello altissimo perché viene considerato non solo quanti pazienti arruoli ma anche come raccogli i dati e come segui questi pazienti».
In questo congresso internazionale si parla di elettrofisiologia, un particolare ramo delle patologie cardiache. Quali sono le nuove frontiere in questo campo?
«Dal punto di vista farmacologico da tanti anni non ci sono grandissime innovazioni. Invece la tecnologia, sia i device impiantabili che l’ablazione stanno facendo passi da gigante. Negli ultimi studi pubblicati, che sono stati annunciati in questo congresso in anteprima, abbiamo visto che l’ablazione per la fibrillazione atriale ormai garantisce una percentuale di successo ad un anno intorno al 90%. Sono percentuali impensabili fino a pochi anni fa».
Lei è stato nominato miglior cardiologo d’Italia. Che consiglio si sente di dare a un cardiologo che si appresta a cominciare la sua carriera?
«Di avere come proprio centro di gravità il paziente».