Il Generale Figliuolo rassicura su settembre: qualche slittamento per lo stop ai vaccini a vettore virale, ma non sarà un fenomeno di massa. Si diffonde la variante Delta (al 16% in Italia), quindi è urgente immunizzare tutti al più presto: due dosi proteggono da ospedalizzazione e terapia intensiva
È stato per cinque mesi il custode della campagna vaccinale italiana, modificandola di fronte ai molti ostacoli che si sono presentati e in questa occasione non farà un’eccezione. Il Generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza Covid, ha promesso che a fine settembre raggiungeremo l’immunità di gregge e intende mantenere questo impegno.
Con le novità più recenti legate alla fascia di età raccomandata per i vaccini a vettore virale e l’eterologa da effettuare per le seconde dosi, le vaccinazioni stanno subendo qualche alterazione e si rischia di far slittare alcune somministrazioni. AstraZeneca e Johnson&Johnson dall’essere solo “caldamente raccomandati” agli over 60, sono da due settimane vietati a chi sia sotto questa fascia di età. Una decisione dovuta a quello che il Generale Figliuolo definisce «un cambio di status epidemiologico», che ha modificato il rapporto rischio-beneficio in maniera prudenziale. Gli episodi seppur rarissimi di trombosi rilevati in vaccinati con prodotti a vettore virale, ora che il quadro dei contagi è in discesa, pesano di più.
Dunque, ai giovani italiani andranno solo vaccini ad mRna d’ora in poi e anche i richiami, per chi ha già avuto la prima dose di AstraZeneca, sono consigliati con Pfizer o Moderna secondo la procedura eterologa. Anche se resta possibile scegliere di utilizzare lo stesso vaccino anche per la seconda dose. Tuttavia, eliminare due dei quattro vaccini attualmente approvati in Italia rischia di portare a dei fisiologici rallentamenti proprio nelle immunizzazioni delle ultime fasce di età rimaste e dei cosiddetti “indecisi”, che si spera di recuperare nel corso dell’estate.
Il generale, ospite ieri durante la presentazione organizzata da Consulcesi Club del libro del professor Guido Rasi “Generazione V – virus, vaccini e varianti“, ha chiarito che una riorganizzazione è già in atto, mentre il paese sfiora 48 milioni di somministrazioni. «Abbiamo 800mila dosi in meno nel mese di vaccini a mRna – ha spiegato ai microfoni dei giornalisti – ma tutte le eterologhe sono assicurate. Con la struttura, mettendo insieme le nostre riserve, stiamo cercando di riprogrammare tutto insieme alle Regioni e Province autonome per dare il minor disagio possibile ai cittadini prenotati».
Molte Regioni, ha illustrato ancora, hanno fatto programmazioni a lungo termine con i quattro vaccini. Adesso, «basandoci su poco meno di 15 milioni di vaccini, invece che i 22 milioni previsti con gli adenovirali, questi ultimi saranno utilizzati per le seconde dosi di chi vorrà e per le popolazioni ad alta mobilità o di difficile raggiungimento nel caso di Johnson&Johnson».
La domanda su cui la stampa si è focalizzata è stata: ci saranno ripercussioni per settembre? Ma Figliuolo ha assicurato: «No, solo una riprogrammazione delle agende, alcune Regioni avrebbero potuto finire prima del 30 settembre e dovranno spostare leggermente le date ma non sarà un fenomeno di massa. Riprogrammando tutti insieme troveremo un buon compromesso. Alcuni concittadini avranno uno spostamento ma ci capiranno, sono io il primo a scusarmi ma nessuno poteva immaginare questa svolta». E aggiunge: «In questo momento è giusto, i rischi-benefici ci dicono di non rischiare alcunché e così si deve fare».
La variante Delta ora è la preoccupazione più grande degli scienziati e il Generale non nasconde di temerne la diffusione così rapida. In solo una settimana in Gran Bretagna la diffusione è arrivata al 46% e sembra che una sola dose di vaccino non sia sufficiente per proteggere i soggetti. Dunque, procedere all’immunizzazione totale della popolazione diventa ancora di più una corsa contro il tempo. «Chi ha completato il ciclo vaccinale – ha concordato Figliuolo – è protetto dall’ospedalizzazione o dalla terapia intensiva, ma questo ci deve indurre comunque a continuare con dei buoni comportamenti. Chi rappresenta le istituzioni deve dare il buon esempio e i cittadini seguiranno».
Secondo i dati dell’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità è ancora la variante Alfa, la cosiddetta “variante inglese”, la più diffusa in Italia con una percentuale del 74,9% sul numero di casi. Ma dalle prime segnalazioni di sequenziamenti eseguiti a giugno, emerge un aumento, in percentuale, dei casi di variante Kappa e Delta, la cosiddetta indiana e un suo sottotipo, che passano dal 4,2% nel mese di maggio al 16,8%.
Dal palco della presentazione poi, accanto al prof. Rasi che da qualche mese è suo consulente, interpellato sul suo lavoro dei mesi passati ha ammesso di esserne contento. La prima grande conquista per l’avvio della campagna, ha ricordato, è stato l’utilizzo di luoghi pubblici già pronti a essere delegati a simili operazioni. A cui si sono uniti i tanti ambienti aziendali messi a disposizione dai datori di lavoro e gli ospedali, pronti alla vaccinazione dei pazienti più fragili.
«Abbiamo ben congegnato la macchina per la somministrazione dei vaccini – ha detto – un grande lavoro fatto da Regioni e province autonome che hanno seguito con entusiasmo le indicazioni e la pianificazione fatta dalla mia struttura. Dopo di che l’ampliamento della categoria dei vaccinatori, medici, infermieri, operatori che io ringrazio, ha fatto moltissimo. Infine, la messa a punto dei sistemi informativi perché in una campagna di massa senza precedenti come questa ce n’è bisogno, perché reggano l’urto di questi grandi numeri e supportino le prenotazioni, la programmazione e il personale amministrativo. C’è tutta l’Italia che fa squadra e quando lo fa, vince».
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