Il direttore della UOC Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma: «Con questo e-book rimettiamo al centro le conoscenze che abbiamo, perché la popolazione, comprensibilmente stanca, sta tornando a credere a ciò che desidera e a non ascoltare ciò che è vero». E sulla Fase 2: «È un piccolo passo, ma conviene procedere con cautela»
Scienza e buona informazione contro incertezza, confusione e fake news. Questo lo scontro cui si assiste dalla notte dei tempi, iniziato ben prima dell’arrivo del Coronavirus a sconquassare le nostre vite. Eppure fenomeni così epocali come una pandemia non possono che causare una recrudescenza della lotta tra testa e pancia. E quando si vive nell’epoca dei social network, qualunque impercettibile battito d’ali o cinguettio ha realmente la capacità di essere amplificato a tal punto da provocare uragani o concerti stonati.
In questo scenario, allora, l’obiettivo da centrare è la corretta informazione: far pesare di più il piatto della scienza a scapito delle bufale. E per farlo, magari, coniugare cultura e tecnologia, scienza e divulgazione, formazione e informazione, in un libro digitale che ponga punti fissi e spazzi via notizie fantasiose, complottiste e, nel peggiore dei casi, pericolose per la salute di chi ci crede.
Così è nato l’e-book “Covid-19 Il Virus della Paura”, scritto dallo psicoterapeuta Giorgio Nardone e dall’infettivologo Massimo Andreoni, edito da Paesi Edizioni su un’iniziativa di Consulcesi. Già disponibile nei principali store digitali, il ricavato delle vendite verrà devoluto alla Protezione civile. Un progetto che si inserisce in un programma di formazione e informazione rivolto a medici, operatori sanitari e cittadini curiosi che si incardina sulla necessità di fare chiarezza, nel modo più corretto e scientifico possibile, sul virus, sulla malattia che causa, sulle conseguenze sociali, psicologiche, economiche, politiche e geopolitiche che ha portato con sé.
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«Abbiamo cercato di ripercorrere la storia di quanto accaduto – spiega a Sanità Informazione il professor Andreoni, direttore della UOC Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma – descrivendo in maniera semplice il virus, spiegando com’è arrivato all’uomo, ricordando le fasi dell’epidemia in Cina, in Italia e poi nel resto del mondo, e analizzando le paure che ha scatenato. Paure – continua Andreoni – spesso scaturite da fake news che sempre accompagnano eventi di questo tipo, creando ulteriore confusione nel contesto di una situazione già emergenziale».
Situazione nella quale sono stati riportati al centro gli esperti, a cui sono state affidate le domande e la necessità di certezze della popolazione, non solo italiana, per cercare di far luce su una circostanza troppo nera. Seppur affascinate da teorie complottiste e attratte da spiegazioni semplici, sono gli studiosi, i professori, gli scienziati, i ricercatori diventati superstar a tenere incollati di fronte a programmi televisivi e sulle pagine dei giornali milioni di persone.
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Andreoni la chiama «la rivincita della scienza», visto che «negli ultimi anni spesso non venivamo ritenuti credibili». Ora però, a più di due mesi dallo scoppio conclamato dell’epidemia in Italia, quella «eccessiva presenza mediatica» desta «un po’ di preoccupazione», perché «le persone sono comprensibilmente stanche, e spesso noi dobbiamo dire cose che non fa piacere ascoltare». Secondo Andreoni, quindi, «si sta tornando a credere a ciò che si desidera, e non ad ascoltare ciò che è vero. E credo che anche in quest’ottica il libro possa svolgere un ruolo importante, rimettendo al centro le notizie e le conoscenze che abbiamo».
«I cittadini devono ricordare – aggiunge Andreoni – che quello che stiamo vivendo è un evento pericoloso, dal quale ancora non siamo usciti completamente, ma che abbiamo imparato a tenere sotto controllo. E questo ci deve incoraggiare, e ci deve far accettare ancora un pochino di sofferenza».
Niente liberi tutti con le prime riaperture, quindi, come ricordano quotidianamente il premier e il suo governo in riferimento alla Fase 2: «La chiamerei Fase 1,5 – commenta Andreoni -. È un piccolo passo che serve a vedere cosa succede iniziando a liberalizzare alcune attività. L’aspettativa era certamente maggiore, ma in queste cose conviene procedere con cautela». Infine, un auspicio e una richiesta: «Servono tamponi, servono diagnosi dei soggetti infetti. E servono ancor di più adesso. Ecco perché vorrei anche sentir parlare dei nuovi strumenti che la sanità pubblica metterà a disposizione dei cittadini per eseguire i controlli necessari».
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