FOCUS ANZIANI | Dopo le chiusure e l’isolamento della pandemia nelle RSA si cercano nuovi modelli per tutelare ospiti e famiglie. A Casa Serena di Brembate di Sopra (Bergamo) i membri del comitato portano le istanze di familiari e pazienti alla direzione; chiedono più attenzione per gli allettati, un inserimento più lungo e un sostegno psicologico nel momento del lutto
Un dialogo costante con almeno due o tre familiari dei pazienti, un rapporto diretto con la dirigenza della RSA e con medici, infermieri e OSS e una serie di iniziative da svolgere per tenere vivo il legame con il territorio; questo l’impegno quotidiano del comitato dei parenti di pazienti della RSA Casa Serena di Brembate di Sopra (BG). Cinque parenti rappresentano i familiari di oltre 200 anziani che vivono nella struttura. «Vorrei far conoscere l’esistenza del comitato parenti, perché può essere una risorsa per tutte le RSA». Questo l’esordio di Barbara Picchio, che dal 2021 è una dei cinque membri del comitato, nel raccontare a Sanità Informazione come funziona il sistema di cui è parte e che rappresenta un ponte ideale tra pazienti e direzione della RSA.
Un comitato che resta in carica tre anni e che, giunto al terzo mandato, potrebbe essere preso a modello e diventare il punto di riferimento di una rete di familiari per dare voce ai pazienti nei tavoli istituzionali con proposte e richieste finalizzate a migliorare la degenza. «Invece purtroppo il messaggio non passa – dice -. È il mio rammarico perché insieme potremmo fare molto e ottenere altrettanto. Finché ogni struttura ha un proprio comitato indipendente, a volte neppure presente, incontra più difficoltà a farsi ascoltare. Ho provato a contattare e dialogare con comitati di altre strutture ma ho sempre trovato un muro». Un appello ad una condivisione di progetti e programmi che fino ad oggi è caduto nel vuoto ma che non ferma Barbara Picchio e gli altri membri del comitato di parenti della RSA Casa Serena.
I membri del comitato restano in carica anche se il familiare ospite della RSA viene a mancare. «È una scelta libera che ciascuno di noi può fare nel momento del lutto. Io ho preferito rimanere per dare continuità al progetto e per mantenere vivo il legame con la struttura e al riguardo tra le battaglie che stiamo portando avanti c’è anche il sostegno psicologico per i familiari nel momento del lutto», prosegue Barbara. L’attività del comitato è di dialogo quotidiano con i parenti dei pazienti via e-mail o al telefono. Ogni membro è il punto di riferimento dei familiari alloggiati in un piano della struttura. «Di solito dedico due ore la sera per raccogliere richieste o le lamentele dei parenti» spiega. «C’è molto pregiudizio da ambo le parti – ammette – sono due mondi che non sanno comunicare. Perciò il nostro ruolo è essenziale. Cerchiamo di presentare il personale ai familiari, dare loro dei punti di riferimento perché non sanno la differenza tra infermiere, OSS e ASA». Il comitato cerca perciò di sopperire alla carenza di comunicazione e non solo.
Da un punto di vista organizzativo la RSA ha fornito al comitato il dominio di posta elettronica Casa serena come fosse parte integrande della struttura. «In realtà noi ci occupiamo del progetto nel tempo libero – prosegue Barbara -. Ogni settimana dialoghiamo con il Direttore Sanitario e con il Direttore Generale e portiamo loro le istanze dei pazienti e ci confrontiamo anche con il personale. Abbiamo proposto alla direzione di fare un percorso di inserimento dei pazienti più lungo, cercando di coinvolgere di più i familiari perché quando in una RSA arriva un paziente si porta dietro un bagaglio familiare che non va cancellato – sottolinea Barbara -. I parenti sono delle risorse e vanno utilizzati al meglio».
Le iniziative che il comitato condivide con la RSA Casa Serena sono molte, come il caffè sospeso realizzato in convenzione con un locale della zona che permette ai cittadini di offrire la colazione ai pazienti della struttura quando escono con gli educatori, e iniziative per creare maggiore integrazione con il territorio. «In occasione dell’iniziativa Bergamo Brescia capitali della cultura 2023, la nostra RSA è stata scelta come rappresentante della bergamasca per il progetto città amiche della demenza – racconta -. Una iniziativa che vuole sviluppare nella popolazione la consapevolezza della malattia per migliorare la qualità della vita del soggetto e delle persone che lo circondano».
Tante le iniziative per i pazienti della RSA, ma per Barbara sarebbe opportuno fare di più per gli allettati perché «negli ultimi tempi stanno entrando sempre più persone compromesse. Se un tempo una persona anziana sola andava per scelta a vivere in una RSA per avere compagnia e una serie di servizi, oggi chi arriva ha più patologie e quindi necessita una assistenza diversa. Però chi non può raggiungere le aree comuni rischia di rimanere isolato – evidenzia-. Perciò abbiamo chiesto alla direzione di fare iniziative inclusive anche per coloro che non possono alzarsi dal letto magari con l’ausilio della musica».
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