Screening psicologici ai giovani con familiarità, radio e farmacie di quartiere per fronteggiare e superare la depressione nell’era del Covid. Claudio Mencacci, Direttore del dipartimento di neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano e coordinatore del Comitato Scientifico di Fondazione Onda, spiega il progetto Stargate
Sono oltre 600mila le persone che soffrono di depressione in Lombardia, secondo l’Istat 150mila in cura presso strutture sanitarie per disturbi depressivi, mentre 400mila lombardi, il 4 per cento della popolazione, farebbe uso di antidepressivi. Numeri che la pandemia da Covid-19 ha amplificato, non solo in Lombardia ma in tutta Italia, del 132 per cento, e per oltre il 40 per cento di chi aveva sintomi depressivi in precedenza si è registrato un peggioramento significativo. A farne le spese sono state soprattutto le donne con rapporto di 2 a 1 rispetto gli uomini.
Fondazione Onda, dopo aver analizzato i dati e organizzato un tavolo tecnico con istituzioni, medici e assistenti sociali, ha redatto un documento con considerazioni e proposte. Si chiama Progetto Stargate ed ha messo in luce i bisogni specifici di regione Lombardia, individuando le possibili soluzioni per la presa in carico del paziente con depressione. «Abbiamo analizzato i diversi tipi di sintomatologia che si connotano in sottosoglia, lieve, moderata e grave ed abbiamo riscontrato un incremento delle crisi depressive in concomitanza con il Covid, in particolare nei giovani e nelle donne – spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano e coordinatore del comitato scientifico di Fondazione Onda -. Da studi fatti sono emersi due dati significativi: da un lato le persone già predisposte a sindromi depressive sono peggiorate del 40 per cento, mentre due lavori usciti nel mese di maggio e giugno hanno evidenziato una maggiore vulnerabilità degli individui con fragilità della sfera psichica e con sindrome depressiva a contrarre il Covid e ad avere maggiori rischi di ospedalizzazione e di mortalità perché la depressione è una malattia infiammatoria che coinvolge il sistema cardiovascolare, immunologico, endocrinologico e amplifica di fatto gli effetti del Covid. Per questo, come Fondazione Onda e come società di neuropsichiatria, abbiamo fatto anche un appello pubblico a fine agosto affinché i soggetti depressi venissero considerati fragili e venisse fatta loro la terza dose».
Nello studio di Fondazione Onda sono emersi altri due elementi: a fare le spese di un incremento della sindrome depressiva (già riscontrata nella misura del 18 per cento tra il 2010 e il 2019, quindi pre-pandemia), sono soprattutto i giovani e le donne. «Gli adolescenti e le donne hanno subito in particolare due condizioni: la solitudine per l’isolamento i primi e la perdita del lavoro o la gestione dei figli e del lavoro in Smart working le seconde. Mentre le persone anziane, già sottoposte nel tempo ad una perdita di stimoli, hanno avuto un’accelerazione del decadimento cognitivo che non sappiamo oggi se sarà recuperabile».
Tre gli asset principali emersi nel tavolo di confronto organizzato da Fondazione Onda: educazione e formazione, come presupposto imprescindibile per la conoscenza della malattia; prevenzione e screening su popolazione fragile e ad alto rischio per consentire un ricorso precoce e appropriato a diagnosi e supporto medico; rafforzamento del dialogo fra la medicina del territorio e quella specialistica, sensibilizzazione del medico di medicina generale e inserimento nelle Case di Comunità di ambulatori e professionisti dedicati alla salute mentale, perché sia possibile offrire percorsi di intervento diversificati e personalizzati a tutti i pazienti con depressione. «Su una cosa siamo certi – riprende Mencacci –: quando c’è una familiarità, i ragazzi vanno monitorati. Occorre fare lo screening a scuola, nelle associazioni e negli ospedali e per questo serve una formazione trasversale e multiprofessionale. Esiste però un problema di carenza del personale che va affrontato perché oggi e per i prossimi anni sarà insufficiente. Allo stato attuale, ad esempio, ATS Milano, nell’area psichiatria, ha una carenza di almeno 130 professionisti a cui si aggiungeranno coloro che andranno in pensione nei prossimi due o tre anni. Lo stesso vale per medici del territorio, infermieri e assistenti sociali. Da qui l’esigenza di mettere in rete e in connessione luoghi di cura, di assistenza e professionalità che devono lavorare in maniera sincronica. Un progetto attuabile con alcune innovazioni».
Tra le novità suggerite dal coordinatore del comitato scientifico di Fondazione Onda un potenziamento delle forme di comunicazione. «Penso ai social, ma anche alle radio di quartiere e di zona, uno strumento in grado di connettere più generazioni e sul quale si può lavorare per dare informazioni, ma anche creare nuove aggregazioni. Un ruolo cruciale spetta poi alle farmacie, che vedo come potenziali nuove Agorà in grado di svolgere un ruolo fondamentale».
Per alleviare solitudine che spesso è causa ed effetto di uno stato depressivo, anche quest’anno torna l’iniziativa di Telefono amico Italia, un servizio di ascolto non stop dalle 10 del 24 dicembre alla mezzanotte del 26 dicembre.
«Per l’ottavo anno consecutivo replicheremo la maratona di ascolto, tenendo attivo il servizio di supporto anche durante tutta la notte di Natale e di Santo Stefano – spiega Monica Petra, presidente di Telefono Amico Italia –. Le feste di Natale sono un periodo particolarmente difficile per chi si sente solo e lo sono ancora di più oggi considerando che, a causa della pandemia, incontrarsi e festeggiare in compagnia di amici e famiglia è ancora difficoltoso».
Nel 2020 in tre giorni, dalle 10 del 24 alla mezzanotte del 26 dicembre, sono state oltre 500 le richieste di aiuto. Il 41 per cento in più rispetto al Natale precedente, pre-pandemia: «Dal momento che anche nel 2021 le chiamate non sono diminuite, ci aspettiamo un altro Natale molto intenso – ammette la presidente di Telefono Amico Italia -. Anche se le preoccupazioni legate all’aspetto più sanitario dell’emergenza si sono un po’ alleviate, purtroppo, la sensazione di fragilità e di solitudine che la pandemia ci ha lasciato è ancora molto forte».
Nei giorni di festa a chiamare il numero unico nazionale (02 2327 2327) sono per lo più uomini tra i 36 e i 55 anni, che hanno bisogno di compagnia. Chi contatta Telefono Amico Italia attraverso il servizio di chat (numero WhatsApp 324 011 7252) ha, invece, un profilo diverso: sono prevalentemente donne, il 59 per cento, e giovani, il 42 per cento ha tra i 19 e i 25 anni. In questo caso le problematiche riscontrate maggiormente sono di tipo esistenziale (19 per cento) e familiare (17 per cento).
Tanti i volontari che, divisi nei 20 centri locali sparsi per l’Italia, mettono gratuitamente il loro tempo al servizio di chi si sente più fragile. «Per la 24 Ore di Natale – conclude la presidente di Telefono Amico Italia – sono già oltre 200 i volontari che hanno dato disponibilità, scegliendo di dedicare qualche ora del loro Natale a chi si sente più solo. Ogni anno per fortuna la nostra squadra si allarga, ma abbiamo sempre bisogno di nuove forze». E l’invito ad abbracciare l’iniziativa arriva anche dai personaggi del mondo dello spettacolo e della musica, come Cosimo Zannelli, in arte Zanna, cantautore e musicista dei Litfiba, che ha testimoniato il suo impegno in un breve video sui social.
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