A FoodAut hanno preso parte il Gruppo Pellegrini, il laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia e Fondazione Sacra Famiglia Onlus, che ha mappato le preferenze alimentari di un campione di persone con autismo del loro centro diurno
Un menù che tenga conto dei valori nutrizionali e sensoriali, che possa aiutare i ragazzi autistici a consumare più frutta verdura e ad avere un’alimentazione più varia. Questo è l’obiettivo di FOOD AUT, lo studio condotto da Fondazione Sacra Famiglia con Gruppo Pellegrini e Università di Pavia, presentato lo scorso 22 giugno alla presenza tra gli altri dell’assessore alla Famiglia di Regione Lombardia, Elena Lucchini.
Le linee guida dettate da Food Aut tendono a migliorare lo stato di salute delle persone con disturbi dello spettro autistico per questo danno indicazioni nutrizionali rivolte a caregiver e genitori anche per la gestione dei pasti a casa. «Si tratta di un progetto innovativo perché per la prima volta si affronta il tema dell’alimentazione nei soggetti autistici – ha dichiarato l’assessore alla famiglia, Lucchini -. Quindi è uno spunto per le Istituzioni e anche per Regione Lombardia che è già impegnata con il piano operativo regionale sull’autismo. Un tassello che nasce ancora una volta dalla collaborazione tra pubblico e privato, una formula che si conferma vincente».
Un bambino su 77 in Italia presenta disturbi dello spettro autistico, numeri che impongono attenzione per il loro quotidiano e a scuola come in famiglia il pasto rappresenta un momento di particolare difficoltà. Dallo studio emergono quindi indicazioni utili per famiglie e gestori di ristorazione collettiva su sapori, dimensioni e colori dei cibi che devono essere inseriti o evitati nell’alimentazione degli autistici.
«Per la nostra organizzazione, che ogni anno segue circa 350 persone con autismo, questo studio rappresenta un’occasione preziosa per comprendere le loro abitudini alimentari che incidono significativamente sul benessere psicofisico – ha sottolineato Monica Conti, Direttrice dei Servizi innovativi per l’Autismo di Fondazione Sacra Famiglia -. In particolare, permettono di fornire alle famiglie delle indicazioni preziose per provare a risolvere la questione della estrema selettività alimentare che è presente nelle persone con disturbo dello spettro autistico». Da Food aut è emerso che sono da preferire: pasta corta, frutta a pezzi dalle tonalità chiare, verdure di colore verde, gusti delicati con un uso ridoto di aglio, cipolla e spezie.
La preferenza per determinati tipi di alimenti, gusti, consistenza, nella maggior parte dei casi ad alta densità energetica ma poveri di nutrienti, è spesso causa di una varietà alimentare ridotta che contribuisce ad aumentare il rischio di obesità e sviluppare carenze nutrizionali, con conseguente impatto negativo sullo stato di salute. «Lo studio pilota sarà portato avanti con una popolazione più ampia e rappresentativa per arrivare a definire delle linee guida a livello nazionale per essere a disposizione di tutti i possibili fruitori, non solo di chi sta all’interno di una comunità, ma anche per le scuole e i centri di aggregazione per garantire una qualità di vita gradevole e una salute che non aggiunga malattia ad una condizione già pesante», ha messo in evidenza Hellas Cena, direttrice del Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia.
Un modello virtuoso di ristorazione per e con ragazzi autistici è già realtà in Italia con PizzAut, la prima pizzeria al mondo completamente gestita da personale con disturbi dello spettro autistico. A realizzarla Nicola Acampora genitore di un bambino autistico che ha deciso di puntare sulla ristorazione per dare un futuro al figlio e a tanti ragazzi con le stesse problematiche. Una scelta vincente di un imprenditore illuminato che oggi invita le istituzioni a costruire occasioni e opportunità per questi ragazzi.
«Costruire occasioni e opportunità che restituiscano autonomia e dignità – ha posto l’accento Acampora nel suo intervento -. È impensabile che ragazzi autistici non riescano a frequentare la scuola perché mancano gli insegnanti di sostegno, o non sono preparati. È impensabile che non riescano ad andare in mensa perché è caotica e nessuno abbia mai pensato di insonorizzarla; e debbano mangiare in classe esclusi. Lo Stato deve pensare che quello che va bene per le persone autistiche va ancora meglio per gli altri cittadini, quindi l’impegno va in quella direzione. Usiamo le persone autistiche come modello, se stanno bene loro staranno meglio gli altri».
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