La denuncia del segretario Fimmg Silvestro Scotti: «Anche alcuni quartieri di Napoli sono scoperti. Ma le regioni continuano a rinviare il bando. Così rischiano di andare in sofferenza i soggetti fragili delle periferie». Anche nell’hinterland milanese mancano medici di medicina generale
Solo pochi giorni fa, i dati registravano una mancanza di medici di medicina generale a Milano e nel suo hinterland. Una carenza che ormai inizia a lambire le grandi città ma che non sembra sbloccare il corso di formazione Mmg per il triennio 2021 – 2024. Doveva essere bandito a febbraio, ma a luglio ancora non ci sono tracce. Eppure, c’è un gran bisogno di medici di base e solo il rispetto dei tempi della formazione può garantire il ricambio necessario dei colleghi che lasciano per andare in pensione.
La denuncia di Fimmg
«Da tempo Fimmg sta denunciando la situazione – spiega a Sanità Informazione il Segretario del sindacato Silvestro Scotti -. Le proiezioni sull’andamento professionale in Fimmg si studiano da 15 anni e da tempo denunciamo il tema della carenza. Tutto assolutamente noto, ma la risposta delle Regioni è che si ritarda il bando. Qualcuno mi spiega perché l’unico bando bloccato è quello del corso di formazione Mmg? Sembra quasi che il Covid infetti solo gli impiegati che devono occuparsi di questa parte amministrativa oppure che fare una domanda per il corso di formazione in medicina generale crei trasmissione del contagio di Covid. È inconcepibile».
Non si tratta dell’unico ritardo che la formazione in medicina generale deve registrare. Il corso di formazione 2020 partirà con grande ritardo, probabilmente a fine luglio. Un problema già denunciato anche dalla FNOMCeO che, per voce del presidente Filippo Anelli, aveva lanciato l’allarme: «Tanti italiani rischiano, così, di rimanere senza medico di famiglia, tante zone d’Italia, soprattutto quelle più disagiate, corrono il pericolo di restare “scoperte” dal punto di vista dell’assistenza».
Concetto reso ancora più chiaro dalle parole di Scotti: «Non solo Milano, ci sono anche quartieri di Napoli che non sono coperti. Questo sta succedendo un po’ dappertutto. Non è più un problema della piccola provincia. Ora è arrivato nella grande città, nei quartieri più periferici. Rispetto alle carenze, il medico nuovo tende a scegliersi le zone che possono offrire di più, nella speranza che il rapporto con il cittadino sia meno asimmetrico. In questa situazione, a fronte di una offerta larga e una domanda stretta, si rischia di creare maggiori diseguaglianze perché andranno a soffrire i soggetti più fragili delle periferie».
Secondo il segretario Fimmg, il problema non si risolve con l’aumento delle Case di Comunità, come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. «Noi abbiamo lanciato una proposta che sta trovando seguito nelle maggiori capitali europee – conclude Scotti -. Non è vero che in città e nelle metropoli servono le Case di Comunità: in realtà servono punti di riferimento sanitari nei quartieri raggiungibili in 15 minuti a piedi che riducano la mobilità e permettano al cittadino la vera prossimità e non la falsa prossimità delle Case di Comunità. Basta dividere 302mila km quadrati per 1300 Case di Comunità per sapere che ce n’è una ogni 200 kilometri quadrati. Se la prossimità che immaginiamo è questa, spero che quel giorno facciano una colonia su Marte così me ne vado lì».
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