«Fondamentale migliorare l’organizzazione dei corsi post lauream e facilitare le modalità di accesso alla professione». L’intervista al nuovo Segretario nazionale di Fimmg Formazione Luca Galzerano
Medici specialisti e medici di medicina generale: esiste ancora una grande disparità di trattamento economico tra chi sceglie di frequentare il corso di Medicina Generale e chi segue corsi di specializzazione medica. Gli MMG, infatti, guadagnano circa 11mila euro annuali; gli specializzandi recepiscono una borsa di studio che varia tra i 25 e i 27mila euro annuali. Di questo ed altro abbiamo parlato con il nuovo Segretario nazionale di Fimmg Formazione Luca Galzerano che crede sia «necessario adeguare i percorsi formativi alle nuove esigenze della demografia professionale che è presente in questo momento nel nostro paese».
Quali sono le maggiori criticità che riscontra oggi un giovane medico in Italia?
«Le criticità sono particolarmente elevate: c’è un imbuto formativo post lauream particolarmente importante che intrappola i giovani medici laureati in una fase di stallo perché non riescono ad entrare in un percorso formativo adeguato. Allo stesso tempo, si è creato un sistema che mantiene al suo interno un numero altrettanto elevato di medici che non hanno potuto seguire un percorso formativo idoneo. È per questo che reputiamo necessario adeguare i percorsi formativi alle nuove esigenze della demografia professionale che è presente in questo momento nel nostro paese».
Esiste, ancora oggi, una disparità di trattamento economico tra il medico di medicina generale in formazione e gli specializzandi delle altre discipline. Quanto pesa?
«Le disparità sono evidenti. Dal punto di vista della qualità della formazione, ci impegniamo sempre per far sì che ci siano standard elevati in entrambi i percorsi. È chiaro che quello della medicina generale è sfavorevole al medico neolaureato che si accinge a seguirlo dal punto di vista economico e questo pesa nella scelta. Il triennio di formazione porta ad avere una borsa di studio che è la metà di quella di uno specializzando e questo fattore può condizionare la scelta di quello che sarà il futuro formativo e quindi professionale del giovane laureato».
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Tanti medici si recano all’estero per lavorare: secondo te come si può intervenire per fare in modo che l’Italia sia un polo attrattivo per i medici?
«È vero, alcune delle nostre menti migliori le vediamo scappare all’estero e questo ci dispiace molto. È chiaro che c’è da migliorare l’organizzazione dei nostri percorsi formativi post lauream e soprattutto facilitare le modalità di accesso poi alla professione medica nel nostro paese. Questo, per far sì che i colleghi possano avere la migliore formazione qui da noi, come spesso avviene ma poi non siano costretti a fuggire altrove per poter svolgere il lavoro che hanno scelto di fare».