Salute 9 Novembre 2023 11:31

Fratture da fragilità: entro il 2030 +20% di casi

La frattura del femore rappresenta una delle maggiori cause di decesso nel grande anziano: i dati epidemiologici dimostrano che il 20% di questi pazienti muore nel primo anno dall’evento traumatico per patologie sopravvenute

Fratture da fragilità: entro il 2030 +20% di casi

Entro il 2030, in Italia, le fratture da fragilità aumenteranno di oltre il 20%, arrivando a sfiorare il tetto di circa 700mila casi. Nel 2017 erano 560mila, tra questi 390mila hanno interessato le donne e 170mila gli uomini, con una prevalenza di fratture del femore, circa 100mila episodi. Oltre al femore, polso, omero e vertebre sono, in termini di frequenza, i segmenti scheletrici più colpiti da fratture da fragilità. “L’ascesa non si è fermata nemmeno durante il periodo della pandemia da Covid-19 – dice Alberto Momoli, Presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, SIOT, in un’intervista a Sanità Informazione -. Questo dato mostra come le fratture da fragilità possano essere causate anche da piccoli traumi, come un banale inciampo tra le mura domestiche. Per questo, è del tutto probabile che l’aumento di questa tipologia di fratture andrà di pari passo con l’invecchiamento della popolazione: maggiore sarà il numero di anziani e maggiore sarà la frequenza dei casi di fratture da fragilità da trattare”.

Il 106° Congresso Nazionale SIOT

La fragilità scheletrica, uno dei temi al centro del 106° Congresso Nazionale SIOT 2023, è dunque, un problema di sanità pubblica: l’alto rischio di fratture può causare sia una riduzione dell’autonomia, che aumentare i tassi di mortalità tra gli over 65. Solo per fare un esempio, la frattura del femore rappresenta una delle maggiori cause di decesso nel grande anziano: i dati epidemiologici dimostrano che il 20% di questi pazienti muore nel primo anno dall’evento traumatico per patologie sopravvenute, “nonostante la chirurgia ortopedica venga di norma praticata nelle prime 24-48h per cercare di ristabilire le condizioni cliniche preesistenti il più precocemente possibile”, sottolinea Momoli.

Le cause delle fratture da fragilità

Le cause delle fratture da fragilità, soprattutto dopo i 65 anni, sono dovute per lo più all’osteoporosi, cioè una ridotta densità minerale e un deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, che in Italia colpisce circa il 23% delle donne e il 7% degli uomini. “L’osteoporosi è una malattia subdola che al suo esordio non mostra sintomi – continua il presidente della Siot – . Quando si percepiranno gli effetti della progressiva perdita della massa ossea, la patologia sarà già conclamata”. Per questo, bisogna puntare innanzitutto sulla prevenzione. “La nostra massa ossea si forma fino ai 30-35 ed è quindi necessario averne cura fin da giovani – sottolinea Momoli -. Sana alimentazione, regolare attività fisica ed esposizione alla luce del sole per attivare la produzione di vitamina D, elemento fondamentale per una corretta assimilazione del calcio, sono le tre regole da tenere sempre a mente, a qualsiasi età”.

Prevenzione e trattamenti

Attenzione alla comorbidità: “Ci sono delle patologie, tra cui alcune metaboliche, che possono predisporre all’osteoporosi. In altre situazioni, sono i farmaci assunti ad aumentarne il rischio. In tutti questi casi – spiega il presidente Siot – è necessario che il paziente sia sottoposto a terapie specifiche sia preventive, prima, che curative, poi”.
Più in generale, tutti dovrebbero sottoporsi a specifici esami diagnostici in grado di valutare la fragilità ossea, così da poter avviare tempestivamente i trattamenti necessari, preventivi o curativi che siano: esami del sangue e la mineralometria ossea computerizzata (MOC)  sono raccomandati, soprattutto alle donne, dai cinquant’anni in poi. “Oggi – dice il Presidente SIOT – disponiamo di farmaci molto efficaci, ma la terapia è solo l’ultimo step”. Per prescrivere il trattamento più adatto è necessario che la presa in carico del paziente sia altrettanto adeguata: “È necessario un approccio multidisciplinare da parte di un’equipe che comprenda non solo l’ortopedico, ma anche il fisiatra, l’endocrinologo e il geriatra. Solo da un inquadramento corretto della patologia – conclude Momoli – può scaturire la prescrizione di una terapia davvero efficace”.

 

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