In 150 Paesi si registra riduzione dei fumatori. Bhutan la nazione con le leggi più severe contro il tabacco: vietata vendita, coltivazione e produzione. Più fumatori nel Sud-est asiatico, 26,5% della popolazione. In Italia secondo l’Oms fuma il 22,4% dei cittadini, ma nuovi divieti adottati da comuni rischiano di essere inefficaci. Serve intervenire su prevenzione
“Nel mondo oltre un miliardo di individui ha il vizio del fumo, un numero che continua a calare di anno in anno. Secondo l’ultimo report dell’Oms a fumare è un adulto su cinque, il 20,9% della popolazione, un dato in calo rispetto al 2000, quando i fumatori erano 1,362 miliardi, circa un adulto su 3, il 32,7% della popolazione globale. In Italia, sempre secondo l’Oms, gli adulti fumatori rappresentano il 22,4% della popolazione”. Sono i medici della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) a ricordare il numero di fumatori, in Italia e nel mondo, dopo i nuovi divieti approvati dal Comune di Torino.
“Divieti come quelli varati a Torino, tuttavia, rischiano di essere difficilmente attuabili e di non determinare risultati concreti – afferma il presidente Sima, Alessandro Miani –. Stabilire per i fumatori una distanza minima dalle altre persone è una misura difficile da far rispettare, perché presume la presenza di controlli a tappeto in strada da parte di agenti delle forze dell’ordine dotati di appositi misuratori per accertare le distanze tra cittadini e sanzionare i trasgressori. Va poi considerata la presenza di fattori esterni che possono vanificare il divieto: basti pensare al vento che potrebbe spingere il fumo verso i non fumatori, pur rispettando la distanza minima prevista dalla norma”.
Intanto, in Gran Bretagna è in discussione una delle proposte di legge antifumo più ‘severe’ al mondo, volta ad introdurre una stretta radicale rivolta soprattutto ai giovani, con l’obiettivo di vietare la vendita del tabacco ai nati dopo il primo gennaio 2009, al fine di arrivare alla prima generazione che non fa uso di sigarette. Tra i Paesi che, finora, hanno adottato le norme più severe in tema di lotta al fumo spicca il Bhutan: qui è in vigore dal 2010 il rigido “Tabacco Control Act” che vieta non solo il consumo di tabacco nei luoghi pubblici, ma anche la vendita, la coltivazione e la produzione. E’ possibile importarlo pagando una salatissima tassa ma il tabacco non può essere rivenduto e può essere fumato solo nelle case private. Tra gli Stati che hanno una normativa estremamente rigida contro il tabacco troviamo anche la Nuova Zelanda, dove in pratica non si può fumare in nessun luogo pubblico, Mauritius, Australia, Quebec, Messico, Brasile, e alcuni Stati degli Usa come la California.
Che le restrizioni introdotte in Italia e in Europa stiano portando a dei benefici è un dato di fatto: “Sia in Italia che a livello globale si registra un positivo decremento del numero di fumatori, una tendenza al ribasso che accomuna 150 Paesi nel mondo – spiegano gli esperti Sima –. Solo 6 nazioni registrano ancora un aumento del consumo di tabacco: si tratta di Congo, Egitto, Indonesia, Giordania, Oman e Repubblica di Moldavia. Tuttavia solo 56 Paesi raggiungeranno entro il 2030 l’obiettivo fissato dall’Oms di una riduzione del 30% dei fumatori rispetto ai tassi del 2010. Attualmente la regione che ha la più alta percentuale di popolazione che usa tabacco, pari al 26,5% dei residenti, è quella del Sud-Est asiatico; l’Europa registra il 25,3% di fumatori. In Italia, secondo le stime dell’Oms, i consumatori di tabacco sono il 22,4% tra le persone con più di 15 anni (il 20,5% secondo l’Iss): il 25,7% tra gli uomini e il 19,1% tra le donne”, analizzano gli specialisti Sima. “Come Società italiana di medicina ambientale chiediamo di estendere gli interventi di contrasto al fumo attraverso campagne di informazione dirette soprattutto ai più giovani circa i rischi sanitari connessi alle sigarette”.
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