Le sigarette sono una delle principali cause di morte prevenibile al mondo, eppure solo un paziente su quattro riceve consigli dal proprio medico per affrontare il problema. Tra i motivi, anche la scarsa conoscenza degli operatori sanitari delle cure per la dipendenza tabagica
Il fumo causa ogni anno più di 5 milioni di morti nel mondo. Solo in Italia, si calcola che le sigarette siano responsabili di oltre 180mila morti annue. Insomma, è una delle principali cause di morte prevenibile al mondo, eppure si fa ancora molto poco per incentivare le persone a smettere di fumare e salvare migliaia di vite. Molti, ad esempio, non sanno dell’esistenza e dell’efficacia di farmaci per la disassuefazione da fumo.
LA LOTTA AL TABAGISMO COSTA QUANTO 100 PACCHETTI DI SIGARETTE
«Le cure per affrontare il tabagismo – ha dichiarato Biagio Tinghino, past president della Società Italiana di Tabaccologia – rappresentano l’ultima voce negli investimenti nel nostro sistema sanitario». Eppure, far smettere di fumare le persone comporterebbe un risparmio notevole per la sanità pubblica: la SITAB ha calcolato che un programma per smettere di fumare costerebbe meno di 500 euro a paziente, l’equivalente di 100 pacchetti di sigarette. Una cifra che verrebbe sforata con un solo ricovero. Senza considerare che smettere di fumare restituirebbe al paziente dai 3 ai 9 anni di vita.
IL RUOLO DEI MEDICI
Ci sono anche i medici, tuttavia, tra i responsabili del grande numero di fumatori e della difficoltà a smettere. Spesso fumatori essi stessi, nel 2017 la Pfizer ha calcolato che solo un paziente su quattro ha ricevuto dal proprio medico un consiglio strutturato per smettere di fumare. Dove per consiglio si intende un colloquio di almeno 5 minuti per affrontare il problema. Tra i motivi, anche la scarsa conoscenza degli operatori sanitari dell’esistenza, ad esempio, dei Centri Antifumo, e delle cure per la dipendenza tabagica.
PER RIUSCIRE A SMETTERE DI FUMARE, COUNSELING E FARMACI
Decidere di abbandonare la sigaretta da soli, senza un aiuto esterno, è infatti particolarmente difficile e poco efficace. Il tasso di successo a distanza di un anno è dell’1-3%. La buona volontà è quindi necessaria ma non sufficiente, e va affiancata, secondo gli esperti, da terapie ad hoc: «Secondo le linee guida della pratica clinica – ha evidenziato Robert M. Anthenelli, professore di Psichiatria presso l’università della California di San Diego – il modo più efficace per smettere di fumare è dato dalla combinazione di un farmaco per la disassuefazione da fumo e il counseling».
L’EFFICACIA DEI FARMACI PER LA DISASSUEFAZIONE DA FUMO
I farmaci per smettere di fumare sono numerosi, dai cerotti sostitutivi della nicotina al placebo, passando per vareniclina e bupropione. Il più grande studio su questi farmaci, pubblicato nel 2016 su The Lancet, ha coinvolto 8144 fumatori adulti e ha dimostrato una efficacia maggiore della vareniclina rispetto agli altri: i pazienti che assumevano vareniclina hanno infatti mostrato tassi di astinenza dal fumo alle settimane 9-12 e 9-24 statisticamente superiori rispetto ai pazienti trattati con gli altri farmaci.
LA SICUREZZA DEI FARMACI PER SMETTERE DI FUMARE
Ma oltre a dimostrarne l’efficacia, lo studio si è concentrato sugli effetti avversi e la sicurezza dei farmaci per smettere di fumare. Finiti sotto i riflettori per la presunta relazione tra l’assunzione di questi farmaci e comportamenti violenti e suicidari, lo studio EAGLES (Evaluating Adverse Events in a Global Smoking Cessation Study) ha messo a confronto la sicurezza neuropsichiatrica di vareniclina e bupropione rispetto al placebo e al cerotto alla nicotina. I risultati non hanno riscontrato un aumento significativo dell’incidenza dell’endpoint composito primario di sicurezza di gravi eventi avversi neuropsichiatrici con vareniclina o bupropione rispetto al placebo e ai cerotti alla nicotina.
In particolare, l’endpoint primario di sicurezza dello studio EAGLES è stato definito con l’occorrenza di almeno un evento avverso grave, emerso durante il trattamento, di ansia, depressione, alterazione delle proprie sensazioni o ostilità, e/o l’occorrenza di almeno un evento avverso moderato/severo, tra agitazione, aggressività, percezione errata, allucinazioni, idee omicide, mania, panico, paranoia, psicosi, idee suicidarie, comportamenti suicidari o suicidio portato a termine. L’incidenza dell’endpoint primario di sicurezza nella coorte di pazienti che non avevano precedenti disturbi psichiatrici è stato 1.3% (vareniclina), 2.2% (bupropione), 2.5% (cerotti sostitutivi della nicotina) e 2.4% (placebo). I tassi di incidenza nella coorte di pazienti con precedenti disturbi psichiatrici è stato 6.5% (vareniclina), 6.7% (bupropione), 5.2% (cerotti sostitutivi della nicotina) e 4.9% (placebo).
Avendo dimostrato l’assenza di differenze significative tra i diversi farmaci, esattamente un mese dopo dalla pubblicazione dello studio, Pfizer Inc ha annunciato l’aggiornamento del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ed il foglietto illustrativo di vareniclina, includendo i nuovi dati di sicurezza ed efficacia prodotti dallo studio ed ha rimosso il triangolo nero che indicava la necessità di monitoraggio addizionale per vareniclina in Europa.
«Dalla sua introduzione in Europa – ha commentato Rory O’Connor, Chief Medical Officer, Internal Medicine di Pfizer Inc – la vareniclina è stata prescritta a milioni di adulti per aiutarli a smettere di fumare. I dati di sicurezza ed efficacia supportano ulteriormente l’importanza della vareniclina come opzione terapeutica per i medici e per coloro che stanno cercando di smettere di fumare».
È TEMPO DI INTRODURNE LA RIMBORSABILITÀ?
Insomma, i modi per smettere di fumare esistono, funzionano e, nonostante gli ipotizzabili tentativi di qualche ‘potere forte’ di screditarli, sono sicuri. C’è ancora un passo però da compiere per una maggiore disponibilità e attrattività dei farmaci per smettere di fumare, che potrebbe contribuire a enormi benefici per la salute pubblica: la loro rimborsabilità. «Questi farmaci – ci ha detto l’ufficio stampa di Pfizer – sono già rimborsati in Inghilterra, Portogallo, Olanda, Svezia, Svizzera, Irlanda, Finlandia e Francia. Se continuano ad essere a totale carico del cittadino, verrà penalizzato due volte: non solo quando fuma, ma anche quando vuole smettere».
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