Nei casi di infiammazione intensa, è indicato un trattamento topico di combinazione di gentamicina con betametasone valerato
L’impetigine è un’infezione superficiale della cute, responsabile del 10% circa di tutte le dermatiti che colpiscono i soggetti in età infantile, soprattutto durante l’estate. Causata da stafilococchi e/o streptococchi, la malattia si trasmette prevalentemente per contatto diretto interumano, e più raramente con il tramite di oggetti contaminati. Concorrono a favorire il contagio alcuni fattori ambientali quali valori elevati di temperatura e di umidità, o la frequentazione di luoghi affollati, nonché fattori individuali come la scarsa igiene [1].
Sulla base dell’eziolaptogenesi e della clinica si distinguono diverse forme: l’impetigine volgare, detta anche contagiosa, o non bollosa o ancora pustolosa di Bockart, e l’impetigine bollosa, o di Tilbury-Fox. Si parla infine di impetigine secondaria o impetiginizzazione se l’infezione si sviluppa su una lesione cutanea preesistente dovuta a dermatite atopica o altri eczemi, ustioni, varicella, pediculosi, scabbia, o punture e morsicature di artropodi [1].
Nel caso dell’impetigine volgare, l’infezione è da streptococchi o più comunemente da stafilococchi, che attualmente rendono conto del 65-70% dei casi. Si manifesta con la comparsa sulla cute di vescicole rotondeggianti, a contenuto sieroso, circondate da un alone eritematoso. Le vescicole possono rompersi e lasciare il posto a erosioni, che con il tempo si trasformano in squamo-croste mieliceriche, dal caratteristico colore giallastro [1].
Nel caso dell’impetigine bollosa, invece, l’agente patogeno è sempre lo Staphylococcus aureus, nell’80% dei casi il fago di gruppo II: l’infezione si manifesta con la formazione di vescicole o bolle diffuse di forma rotondeggiante su tronco e pieghe. Le bolle hanno inizialmente contenuto sieroso e poi purulento e sono circondate da un eritema modesto o addirittura assente [1].
Per quanto riguarda il decorso delle lesioni da impetigine, occorre dire che entrambe le forme si possono risolvere in modo spontaneo nell’arco di 3-4 settimane, mentre con una terapia adeguata la risoluzione avviene in di 5-7 giorni [1].
Nell’impetigine di recente insorgenza, monofocale o localizzata, è indicata la sola terapia topica con acido fusidico/fusidato di sodio, mupirocina o perossido d’idrogeno. Nel caso in cui l’eziologia stafilococcica è certa, si può utilizzare gentamicina, eventualmente associata a un antisettico/corticosteroide se le lesioni si presentano con una componente infiammatoria importante [1]. Tra i diversi corticosteroidi, betametasone si distingue per la sua maggiore attività antinfiammatoria, associata a un’attività mineralcorticoide nulla o trascurabile e a una maggiore
emivita [2].
Per il trattamento topico dell’impetigine, così come di altre forme infiammatorie cutanee primitivamente o secondariamente batteriche, particolarmente nella fase essudativa, è indicato l’uso di gentamicina solfato in crema allo 0,1%. Questo preparato altamente efficace è caratterizzato da un assorbimento transcutaneo di norma assente e da un basso tasso di sensibilizzazione cutanea, due fattori, questi, che concorrono a determinare un elevato profilo di tollerabilità, confermata dall’uso clinico [3]. In numerose affezioni della cute di origine batterica e con una componente infiammatoria intensa, infine, è indicata il trattamento topico a base dell’associazione tra gentamicina solfato allo 0,1% e betametasone valerato [4].
Bibliografia
1. Società italiana di Medicina generale (SIMG). Infezioni Cutanee dalla Diagnosi al Trattamento. 2017
2. SIPPS, FIMP, SIAIP, SIDerP. Guida pratica sull’uso dei cortisonici nelle patologie dermatologiche dell’età pediatrica.
2017
3. Gentalyn – RCP
4. Gentalyn beta – RCP
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