Numeri del Covid cominciano a scendere, ma secondo gli esperti Gimbe in maniera “irregolare”. Notevoli le differenze regionali nelle somministrazioni di vaccini anti-Covid: in Sardegna e Toscana solo il 30% degli over 80
Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 7-13 aprile 2021, rispetto alla precedente, una diminuzione dei nuovi casi (106.326 vs 125.695), a fronte di un aumento dei decessi (3.083 vs 2.868). In calo i casi attualmente positivi (519.220 vs 555.705), le persone in isolamento domiciliare (488.742 vs 522.625), i ricoveri con sintomi (26.952 vs 29.337) e le terapie intensive (3.526 vs 3.743) (figura 3).
In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
«I nuovi casi e la loro variazione percentuale continuano a scendere – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – ma con un bacino di 520 mila casi attualmente positivi è impossibile riprendere il tracciamento dei contatti». Il dato nazionale, come sempre, risente di notevoli eterogeneità regionali: si rilevano infatti un aumento della variazione percentuale dei nuovi casi in 6 Regioni, in particolare Basilicata e Calabria e un incremento dei casi attualmente positivi in 5 Regioni.
«Sul fronte ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – le curve dei ricoveri con sintomi e delle terapie intensive hanno iniziato una discesa lenta e irregolare. Ma i numeri assoluti restano elevati e in molte Regioni gli ospedali sono ancora in affanno».
Infatti, le soglie di allerta di occupazione dei posti letto da parte di pazienti Covid in area medica (>40%) e in terapia intensiva (>30%) si attestano a livello nazionale rispettivamente al 41% e al 39%. In particolare sono sopra soglia 7 Regioni per l’area medica e 13 per le terapie intensive. «Si conferma il calo dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – ma la media mobile a 7 giorni rimane superiore ai 200 ingressi al giorno».
Al 14 aprile, al netto dei ritardi di notifica, risultano consegnate 15.575.830 dosi, pari al 22,7% delle dosi previste per il 1° semestre 2021.
«Per il secondo trimestre – commenta Cartabellotta – l’Italia dispone sulla carta di un “portafoglio” di oltre 52 milioni di dosi di vaccini (figura 6) a cui si aggiungeranno 6,7 milioni di dosi di Pfizer/BioNTech che saranno consegnate in anticipo. Ma per raggiungere l’ambizioso obiettivo di 500.000 vaccinazioni al giorno è necessaria una fornitura regolare da parte di tutte le aziende per garantire 3,5 milioni di dosi a settimana, un risultato condizionato da varie criticità». In dettaglio:
«Cresce inoltre – commenta Gili – l’ingiustificata diffidenza per il vaccino AstraZeneca che ora potrebbe interessare anche Johnson & Johnson. Senza un’adeguata e incisiva comunicazione istituzionale sul profilo beneficio-rischio di questi vaccini e sul processo di vaccinovigilanza, il loro rifiuto selettivo rischia di estendersi a macchia d’olio con ulteriore rallentamento della campagna vaccinale».
Al 14 aprile hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 4.055.458 milioni di persone (6,8% della popolazione), con notevoli differenze regionali: dall’8,3% del Piemonte al 5,2% della Campania. Anche se il numero di somministrazioni in alcuni giorni ha superato quota 300 mila, su base settimanale non si va oltre le 1,9 milioni di dosi, numero ben lontano dall’obiettivo Figliuolo (3,5 milioni/settimana). Rispetto alla protezione dei più fragili:
«Se in vista della stagione estiva – conclude Cartabellotta – la priorità del Paese è rappresentata dalle progressive riaperture per rilanciare l’economia e placare le tensioni sociali, è indispensabile ribadire alcune dinamiche della pandemia e della campagna vaccinale per guidare Governo e Regioni in questa fase strategica e per una corretta informazione della popolazione. Innanzitutto, se gli effetti di un’Italia rosso-arancione si protrarranno per almeno 3 settimane, il progressivo ritorno al giallo determinerà inevitabilmente una risalita della curva epidemica, anche se mitigata dalla ridotta probabilità di contagio all’aperto per l’aumento delle temperature. In secondo luogo, in tempi brevi non esiste alcuna possibilità di ridurre i contagi a 50 per 100.000 abitanti al fine di riprendere il tracciamento, attività peraltro mai potenziata dalle Regioni. Infine, la progressione della campagna vaccinale permetterà di mettere in sicurezza, auspicabilmente prima dell’estate, over 70 e fragili con notevole impatto su ospedalizzazioni e decessi, ma non sulla circolazione del virus che richiederà di mantenere tutte le misure individuali. Ecco perché è fondamentale inserire tra i parametri per le riaperture specifici target di copertura vaccinale per le categorie a rischio».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato