«In un mese più che raddoppiati ricoveri ordinari e in terapia intensiva. Picco contagi all’orizzonte, ma la discesa della curva potrebbe essere molto lenta. Inaccettabile l’idea di una “libera circolazione” del virus: la popolazione a rischio di malattia grave è troppo estesa»
Il monitoraggio della Fondazione Gimbe rileva, nella settimana 6-12 luglio, un ulteriore aumento dei nuovi casi (728.549) in tutte le regioni ad eccezione della Lombardia.
Ancora in crescita gli indicatori ospedalieri e i decessi (692). Ferme le percentuali di chi ha ricevuto almeno una dose di vaccino (88,1% della platea) e di chi ha completato il ciclo vaccinale (86,6% della platea). Sono 6,84 milioni i non vaccinati, di cui 2,64 milioni di guariti protetti solo temporaneamente. 7,85 milioni di persone non hanno ancora ricevuto la terza dose, di cui 2,51 milioni di guariti che non possono riceverla nell’immediato. Arriva l’espansione della platea per la quarta dose, ma le coperture per immunicompromessi (47,8%) e fragili (22,5%) sono ancora molto basse con inaccettabili differenze regionali. La circolazione incontrollata di omicron 5 rischia di paralizzare i servizi: fondamentale indossare la mascherina al chiuso e in caso di assembramenti anche all’aperto.
«L’aumento dei nuovi casi settimanali (+22,4% rispetto alla settimana precedente) – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – registra il valore più basso da quando, a metà giugno, si è registrata l’inversione della curva. Nella settimana 6-12 luglio i nuovi casi si attestano oltre quota 728 mila, con una media mobile a 7 giorni che supera i 97 mila casi al giorno». Nella settimana 6-12 luglio tutte le Regioni registrano un incremento percentuale dei nuovi casi: dal 5,1% del Lazio al 51,1% della Valle D’Aosta; fa eccezione la Lombardia che segna un -6,2%.
Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-6 luglio 2022 sono state registrate in Italia oltre 659 mila reinfezioni, pari al 4,6% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 29 giugno-6 luglio si è attestata al 10,8% (n. 72.231 reinfezioni), in aumento rispetto alla settimana precedente (9,6%). «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – prosegue l’aumento dei ricoveri sia in area medica (+21,5%) che in terapia intensiva (+16,1%)».
In particolare, nell’ultimo mese in area critica i ricoveri sono raddoppiati passando da 183 il 12 giugno a 375 il 12 luglio; in area medica, invece, sono più che raddoppiati passando da 4.076 il 11 giugno a 9.724 il 12 luglio. Al 12 luglio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 15,1% in area medica (dal 7,8% del Piemonte al 40,2% dell’Umbria) e del 4,1% in area critica (dallo 0% della Basilicata al 9,3% dell’Umbria). «L’incremento dei casi delle ultime settimane – puntualizza Mosti – si riflette sugli ingressi in terapia intensiva, che registrano una media mobile a 7 giorni di 47 ingressi/die rispetto ai 40 della settimana precedente». Continua ad aumentare il numero dei decessi: 692 negli ultimi 7 giorni (di cui 70 riferiti a periodi precedenti), con una media di 99 al giorno rispetto ai 66 della settimana precedente.
Al 13 luglio (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 994.379 quarte dosi, con una media mobile di 8.439 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 6.037 della scorsa settimana (+39,8%). In base alla platea ufficiale (n. 4.422.597 di cui 2.795.910 di over 80, 1.538.588 pazienti fragili della fascia di età 60-79 anni e 88.099 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 22,5% con nette differenze regionali: dal 7,8% della Calabria al 42,1% del Piemonte.
Dopo il via libera dell’European Medicines Agency e dell’European Centre for Disease Prevention and Control, la Circolare del Ministero della Salute dell’11 luglio 2022 ha esteso la platea per la quarta dose (secondo richiamo) a tutti gli over 60 e ai fragili over 12 con somministrazione da effettuarsi dopo almeno 120 giorni dalla terza dose (primo richiamo) o dall’infezione post terza dose. «Pur condividendo questa decisione – commenta Cartabellotta – la Fondazione GIMBE ormai da mesi sottolinea che le somministrazioni della quarta dose nelle persone più vulnerabili non sono mai decollate, un vero e proprio flop su cui pesano anche inaccettabili differenze regionali. Nonostante il rischio molto elevato di malattia grave e di mortalità, anche in condizioni di minor circolazione virale, è completamente mancata una strategia di sensibilizzazione e comunicazione: anzi, a causa delle aspettative sui vaccini “aggiornati” le persone sono state dissuase, anche dai medici, dall’effettuare la quarta dose subito».
E proprio sui “vaccini aggiornati” la Fondazione GIMBE ritiene opportuno ribadire tre punti fondamentali. Innanzitutto, quelli in via di approvazione sono “tarati” su Omicron BA.1, ovvero non sappiamo quanto proteggano dalle ultime varianti BA.4 e BA.5; in secondo luogo, le prove di efficacia ad oggi disponibili sono relative alla risposta anticorpale e non alla riduzione del rischio di infezione e, soprattutto, di malattia grave; infine, non vi è alcuna certezza sulla data di approvazione e reale disponibilità per la somministrazione alla popolazione. «Tenendo conto del quadro di elevata circolazione virale – aggiunge il Presidente – è cruciale effettuare la quarta dose subito con i vaccini attuali che, seppur “vecchi”, si sono dimostrati ampiamente efficaci nel riportare a livelli elevati la copertura nei confronti della malattia grave, che declina progressivamente a 120 giorni dalla terza dose».
«Se da un lato nell’ultima settimana – conclude Cartabellotta – il rallentamento nella crescita dei nuovi casi–lascia intravedere il raggiungimento del picco, dall’altro è bene essere consapevoli che la durata del plateau e la successiva discesa della curva potrebbero essere molto lenti, anche in ragione del numero di casi non noti alle statistiche ufficiali. Di conseguenza, nelle prossime settimane dobbiamo aspettarci un ulteriore aumento di ricoveri ospedalieri e decessi: questo rende del tutto inaccettabile in un’ottica di sanità pubblica l’idea di far circolare liberamente il virus. Infatti, se da un lato l’ipotesi di potenziare l’immunità di popolazione con un “booster naturale” è molto suggestiva, dall’altro la popolazione over 50 suscettibile (non vaccinati, persone che non hanno fatto la terza dose e fragili che non hanno fatto la quarta dose) è troppo numerosa. Peraltro, questa “strategia” non tiene conto dell’impatto del long COVID, la cui incidenza è correlata al numero di infezioni. Infine, una circolazione incontrollata di un virus così contagioso come Omicron 5 rischia di determinare una vera e propria paralisi di vari servizi. Ecco perché rimane fondamentale arginare la circolazione del virus utilizzando le mascherine al chiuso, in particolare in luoghi affollati e poco ventilati, oltre che all’aperto in condizioni di grandi assembramenti con attività ad elevata probabilità di contagio».
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