Il monitoraggio Gimbe rileva un rialzo dei nuovi casi (177.877 vs 149.885) dovuto al verosimile aumento della circolazione virale, oltre che al “rimbalzo” post Ferragosto. Cartabellotta: «Senza un piano di preparazione per l’autunno-inverno si rischia ancora una volta di inseguire il virus»
Tornano a salire i contagi da Sars-CoV-2 in Italia: +18,7% in 7 giorni, secondo il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe relativo alla settimana 17-23 agosto. Continuano a scendere gli ingressi nelle terapie intensive (-15,1%) e i ricoveri ordinari (-15,5%) di pazienti Covid. Ma i casi crescono da 150mila a quasi 178mila.
In calo dell’11,9% rispettivamente le persone attualmente positive (752mila contro il dato precedente di 854mila), e le persone in isolamento domiciliare (745mila contro 846mila). In entrambi i casi oltre 100mila in meno in 7 giorni. I ricoverati con sintomi sono -1.166 rispetto alla settimana precedente (6.378 contro 7.544) e le terapie intensive scendono di 45 (254 contro 299).
«Dopo 5 settimane di calo – commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – il numero dei nuovi casi settimanali torna a crescere. Un’inversione di tendenza dovuta in parte al ‘rimbalzo’ conseguente al minor numero di contagi rilevati nel lungo weekend di Ferragosto, in parte al verosimile aumento della circolazione virale». Nella settimana 17-23 agosto si è registrata una media mobile a 7 giorni di oltre 25 mila casi al giorno. In tutte le Regioni, ad eccezione di Emilia-Romagna (-9,1%) e Umbria (-0,4%), si registra un incremento percentuale dei nuovi casi (dal +8,1% della Liguria al +56,4% della Calabria). Rispetto alla settimana precedente, in 95 Province si rileva un incremento dei nuovi casi (dal +1,8% di Catania e Trapani al +79,4% di Catanzaro), nelle restanti 12 Province si rileva una diminuzione (dal -0,1% di Savona al -25% di Forlì-Cesena). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 6 Province: Crotone (784), Catanzaro (728), Vibo Valentia (652), Pescara (617), Belluno (528) e Teramo (522).
«Sul fronte degli ospedali al 23 agosto – evidenzia Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe, il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 9,9% in area medica (dal 4,9% del Piemonte al 24,3% dell’Umbria) e del 2,8% in area critica (dallo 0% della Provincia autonoma di Bolzano e della Valle D’Aosta al 5,6% della Calabria). Rimangono stabili gli ingressi in terapia intensiva – puntualizza – con una media mobile a 7 giorni di 23 ingressi/die rispetto ai 25 della settimana precedente».
Si registra una sostanziale stabilità in Italia sul fronte dei decessi Covid: 759 negli ultimi 7 giorni (di cui 80 riferiti a periodi precedenti), con una media di 108 al giorno rispetto ai 107 della settimana precedente. «Il dato dei morti – commenta Cartabellotta – rimane molto elevato, alimentando il dibattito sui criteri per definire le morti Covid e addirittura la richiesta di una commissione medica di inchiesta sulla mortalità Covid in Italia».
«Secondo i dati pubblicati dall’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità – si legge nel report Gimbe – i relativi ai decessi di persone con diagnosi di Covid tra il 24 giugno e il 24 luglio 2022, il tasso grezzo di mortalità per 100.000 persone è molto più elevato tra i non vaccinati che tra i vaccinati con tre dosi: 19,1 contro 5,3 per la fascia 60-79 anni e 327,2 contro 48,2 per gli over 80. Tuttavia, a fronte di questa efficacia molto elevata, negli over 60 che hanno completato il ciclo vaccinale con 3 dosi si rileva un progressivo aumento del tasso grezzo di mortalità: in particolare, dopo aver toccato il valore mimino per i deceduti con diagnosi di Covid nel periodo 20 maggio-19 giugno è aumentato in poco più di un mese da 1,5 a 5,3 nella fascia 60-79 anni (+253%) e da 11,8 a 48,2 negli over 80 (+309%)».
«L’attuale numero dei decessi – spiega Cartabellotta – in particolare negli over 80 è dunque fortemente condizionato sia dalla circolazione virale sia dal progressivo declino della protezione vaccinale nei confronti della malattia grave dopo 120 giorni dalla terza dose, indipendentemente da altre variabili quali comorbidità, sottoutilizzo farmaci antivirali, problematiche organizzative, criteri per definire il decesso Covid».
La campagna per la somministrazione della quarta dose di vaccino anti-Covid «sconta un clamoroso ritardo» osserva Cartabellotta. Al 24 agosto (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 2.185.380 quarte dosi, con una media mobile di 9.999 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 11.417 della scorsa settimana (-12,4%), e molto lontane dal target di 100 mila somministrazioni fissato dalle linee di indirizzo dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale. Gimbe segnala che al momento, dunque, risultano scoperti dalla quarta dose 14,3 mln di over 60 e fragili. Il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 16,7% con nette differenze regionali: dal 6,4% della Provincia Autonoma di Bolzano al 32,3% del Piemonte.
«Se nella campagna elettorale che ha monopolizzato l’informazione pubblica la pandemia ha trovato posto solo per strumentalizzazioni politiche, i dati mostrano che ci affacciamo alla stagione autunno-inverno in una situazione non favorevole» spiega il presidente Gimbe. Senza «un adeguato piano di preparazione per l’autunno-inverno, il rischio concreto è quello di trovarsi in piena stagione autunnale ad inseguire il virus per l’ennesima volta, compromettendo la salute e la vita delle persone più fragili e ritardando l’assistenza sanitaria per i pazienti con altre patologie».
La Fondazione Gimbe sulla scia delle raccomandazioni dell’Oms Europa chiede di:
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