In tempi di lockdown boom per le nuove sostanze psicoattive e per le benzodiazepine di sintesi. La direttrice del Centro nazionale dipendenze e doping dell’ISS: «Molti per tamponare la crisi astinenziale da cocaina ed eroina hanno scelto di spostarsi in questa direzione». Dal 2016 il sistema di monitoraggio ha lanciato in tutto 733 segnalazioni
Catinoni sintetici, ma anche cannabinoidi e oppiodi, sempre rigorosamente sintetici. Sono queste le nuove droghe più segnalate al centro di allerta del Dipartimento delle politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la cui gestione tecnico-scientifica è gestita dall’Istituto Superiore di Sanità. Purtroppo, neanche il lockdown e la pandemia sono riusciti a bloccare la diffusione e il consumo di stupefacenti che, rispetto al passato, ha trovato nuovi canali di diffusione: a partire da quelli illegali in rete e dal darkweb. In occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga sancita dall’Onu, che si celebra ogni anno il 26 giugno, abbiamo fatto il punto con Roberta Pacifici, direttrice del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto Superiore di Sanità.
«I grandi spostamenti di sostanze nel mondo hanno seguitato a funzionare con vie alternative di mercato, quello che ha avuto la frenata maggiore è stato il commercio al dettaglio, dallo spacciatore. Questo ha provocato degli effetti – spiega Pacifici -. In primis molto si è spostato sugli acquisti online, il web è diventata la via di approvvigionamento più utilizzata durante il lockdown. Come tipologia di sostanze, certamente un calo notevole di consumo ce l’hanno avuto le sostanze utilizzate nei rave e nelle discoteche, come le anfetamine che sul mercato i produttori olandesi hanno svenduto. Sono invece aumentati i consumi di altre tipologie di sostanze: quelle più a carattere tranquillante. Per esempio, c’è stato un boom sulle benzodiazepine di sintesi, quelle prodotte clandestinamente, fuori dal mercato farmaceutico. Sono molecole che assomigliano alle benzodiazepine farmaceutiche ma sono diverse e immesse clandestinamente sul mercato».
Anche con l’eroina, tornata tristemente alla ribalta negli ultimi anni, sono avvenuti cambiamenti. «Il poco approvvigionamento è stato gestito, soprattutto nel caso dell’eroina, con tagli maggiori: le sostanze sono state tagliate di più e le dosi sono state tagliate anche con sostanze improvvisate e conseguenti rischi maggiori per il consumatore», racconta ancora Pacifici.
Ma sono le Nps, le Nuove sostanze psicoattive, a dominare la scena. E non c’è da stare troppo sereni. Il sistema di monitoraggio gestito dall’ISS dal 2016 ha lanciato 733 segnalazioni, di cui 483 provenienti solo da fenomeni italiani. Le nuove sostanze psicoattive identificate in Italia e segnalate dai centri sono state dal 2017 ad oggi 238. In particolare, catinoni sintetici, cannabinoidi sintetici, oppiodi sintetici. Per eludere i controlli, i fornitori di catinoni sintetici li immettono sul mercato sotto altri nomi o come fertilizzanti per le piante o sali da bagno, spesso accompagnati dalla dicitura “non adatti al consumo umano”.
A rischiare di più sono i giovani, gli adolescenti, il cui sistema nervoso è ancora in fase di assestamento e che rischiano di subire danni gravissimi da queste nuove droghe. «Per un giovane esiste un rischio maggiore rispetto all’adulto da queste sostanze neuroattive, che agiscono sul sistema nervoso. La maturazione del sistema nervoso dura molti anni. Queste sostanze vengono immesse sul mercato e il successo lo determina il consumatore, che è anche lo sperimentatore. Il rischio che corrono i ragazzi è enorme nel consumare qualcosa di cui non si sa nulla. Poi esiste il problema della suscettibilità individuale».
Il successo delle Nps deriva anche dalla difficoltà, in tempi di lockdown, a reperire le sostanze stupefacenti classiche. «Purtroppo, molti per tamponare la crisi astinenziale da cocaina ed eroina hanno scelto di spostarsi in questa direzione. Per questo l’attività di monitoraggio che svolgiamo è particolarmente importante».
Il monitoraggio avviene con il Sistema nazionale di allerta precoce. Nel 2005 il Consiglio europeo ha istituito lo European Warning System, un meccanismo creato per lo scambio rapido di informazioni sulle nuove sostanze psicoattive. L’obiettivo era istituire in tutti i paesi membri sistemi di allerta che si scambiano informazioni attraverso il coordinamento affidato all’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze che si trova a Lisbona. Nel 2009 anche l’Italia ha creato il sistema di allerta, diretto dal Dipartimento delle politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri, struttura la cui gestione tecnico-scientifica è stata affidata dal 2016 all’ISS.
«Noi – spiega Pacifici – riceviamo notizie tramite il coordinamento di Lisbona su quello che succede in tutti i paesi europei e allo stesso modo informiamo l’Osservatorio europeo di tutto quello che succede in Italia. Questi dati poi vengono da noi elaborati in un formato che dia notizie coincise ma circostanziate sulle caratteristiche tossicologiche di queste sostanze. Poi diramiamo le informazioni ai dipartimenti della prevenzione, ai Pronto soccorso, alla Croce Rossa, al 118, alle medicine legali, ai centri antiveleno, all’Aifa. L’obiettivo è cercare di prevenire quanto accaduto in un altro paese».
Le notizie arrivano al centro attraverso sequestri, controlli doganali, intossicazioni e decessi. A questo sistema partecipano il dipartimento DCSA, Direzione Centrale Servizi Antidroga, che coordina tutte le forze di polizia sui vari sequestri. Per la parte clinico tossicologica un ruolo essenziale lo svolge il Centro antiveleni di Pavia che riceve tutte le informazioni delle intossicazioni e dei decessi. Mentre la parte biotossicologica è affidata all’Unità di Tossicologia forense dell’Università La Sapienza di Roma che elabora tutti i documenti che servono per diramare le informazioni. Le allerte sono di tre tipi. Allerta grado 1: rischio disagio sociale. Allerta grado 2: rischio di lievi danni per la salute, disturbi non potenzialmente letali e rischio diffusione sostanze nel mercato illecito. Allerta grado 3: gravissime intossicazioni, grave invalidità e morte.
L’unico modo per contrastare le nuove droghe è aumentare la consapevolezza, specie tra i giovani. Ma non attraverso gli incontri nelle scuole, secondo Pacifici. «Nelle scuole ci sono andata per anni, ma ormai non vado perché la letteratura scientifica su questo argomento è chiara: l’esperto che va a raccontare le cose peggiori sull’uso delle sostanze, sull’alcol e sul tabacco non è efficace. Noi lavoriamo con le scuole fornendo agli insegnanti materiale e strumenti che loro poi utilizzano nel linguaggio che ritengono opportuno e con i ragazzi che ritengono capaci di diventare leader e di veicolare il messaggio giusto. Servono gli influencer».
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