A Roma celebrata la prima giornata nazionale del Chimico-Fisico, professione ora inserita tra quella sanitarie. «Non mancano nella nostra categoria sfide legate all’intelligenza artificiale, ai big data, all’evoluzione delle apparecchiature e conseguentemente l’impatto sulla salute di queste tecnologie sia in ambito ospedaliero che in ambito industriale e ambientale», sottolinea la presidente dell’Ordine Nausicaa Orlandi
Un grande festa per celebrare la prima ‘Giornata nazionale del Fisico e del Chimico’. L’evento è andato in scena nella prestigiosa Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma e fare gli onori di casa c’era la presidente della Federazione nazionale dei Chimici e Fisici, Nausicaa Orlandi che ha ricordato anche i 150 anni della Tavola periodica.
A portare i saluti anche il Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Pierpaolo Sileri e il Presidente della Commissione Industria di Palazzo Madama Gianni Pietro Girotto. Una professione, quella del fisico-chimico, sempre più centrale nella sanità, centralità riconosciuta anche dalla legge 3 del 2018 che l’ha inserita nell’ambito delle professioni sanitarie. Tra gli interventi della giornata quello di Armando Zingales, già presidente del Consiglio nazionale dei chimici, con una lectio magistralis intitolata ‘Chimici, fisici e società’.
«Le innumerevoli attività tecnico-professionali di chimici e fisici in ambito sanitario garantiscono ai cittadini un migliore diritto alla qualità della vita e alla salute», ha ricordato Sileri in apertura di lavori.
«La politica deve tenere conto di questa professionalità», sottolinea Orlandi, che ai microfoni di Sanità Informazione ha ricordato anche il ruolo di primo piano che i chimici-fisici svolgono nella tutela dell’ambiente.
Presidente Orlandi, quali sono le sfide future della vostra professione?
«Le nostre sfide riguardano il nostro Paese: sono quelle legate all’evoluzione economica e sociale, alla sostenibilità ambientale, a tutte quelle che sono dinamiche correlate allo sviluppo di prodotti e processi innovativi in grado di dare garanzie sia economiche che nella tutela della salute e della sicurezza che in termini di prestazioni energetiche e ambientali. Non mancano nella nostra categoria le sfide legate all’intelligenza artificiale, ai big data, all’evoluzione delle apparecchiature e conseguentemente l’impatto sulla salute di queste tecnologie sia in ambito ospedaliero che in ambito industriale e ambientale».
Sempre più decisivo il vostro ruolo per la tutela dell’ambiente…
«Negli ultimi 30 anni i chimici hanno lavorato molto in questo senso. Basta pensare che c’è stato un abbattimento di quelle che sono le emissioni in atmosfera nei processi produttivi di più del 90%, quindi siamo tesi verso un miglioramento. Ormai tutti i processi tecnologici vengono esaminati da fisici e da chimici con l’ottica del Life Cycle Assessment, cioè della valutazione del ciclo di vita del prodotto, concentrandosi sul riciclo, sul reutilizzo, il reipiego, sul salvaguardare lo spreco e soprattutto sulla riduzione dei consumi. Molto si sta facendo nell’ambito delle fonti rinnovabili disponibili, stiamo parlando del biogas, del biometano e di tutti questi aspetti legati a un connubio ambiente, chimica e fisica o ancora meglio all’agricoltura che entra in maniera decisiva tramite dei processi chimici e fisici nell’ambito della vita di tutti i giorni e quindi anche nell’ambito dei carburanti».
Cosa chiedete alla politica?
«Alla politica chiederei sicuramente di tenere conto che queste professionalità ci devono essere, anche nell’ambito dei ruoli politici, a supporto della politica».