Al Centro Terapeutico dell’Antoniano oltre 1.700 ore di musicoterapia. Dal 2020 +30% di richieste per bambini con con disturbi dello spettro autistico
“Riduce lo stress, migliora le capacità comunicative, sia verbali che non verbali, e supporta le abilità relazionali e motorie”. È così che Marinella Maggiori, Presidente dell’Associazione Italiana Professionisti della Musicoterapia (AIM) e musicoterapeuta del Centro Terapeutico dell’Antoniano di Bologna, in un’intervista a Sanità Informazione, descrive le potenzialità della Musicoterapia, in occasione Giornata Europea che si celebra il 15 novembre. “La Musicoterapia può essere un’importante risorsa per i bambini affetti dalle disabilità più diverse – assicura la musicoterapeuta – . In particolare, negli ultimi anni abbiamo riscontrato un incremento del 30% di bambini con disturbi dello spettro autistico che hanno intrapreso i nostri percorsi terapeutici”.
La Musicoterapia è uno dei servizi più importanti offerti dal Centro Terapeutico dell’Antoniano di Bologna, che condivide le mura e l’anima con Zecchino d’Oro. Nel 2022 sono state oltre 1.700 le ore dedicate a questa disciplina, seconda, per quantità di tempo, solo alla logopedia. “Le diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico sono in aumento – spiega Alessandro Ghezzo, Neuropsichiatra Infantile del Centro Terapeutico di Antoniano -. Ciò è dovuto in parte a una maggiore consapevolezza e a diagnosi più precoci ed efficaci. In Italia, secondo l’Osservatorio nazionale, co-coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute, un bambino su 77, nella fascia d’età tra i sette e i nove anni, presenta diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico, ma i dati sono fermi al 2019”.
È quindi fondamentale mettere in atto terapie e percorsi di riabilitazione per sostenere bambini e famiglie toccati da una diagnosi di questo tipo, per garantire supporto ai caregiver e soprattutto maggiore autonomia e una migliore qualità di vita ai piccoli pazienti. La musicoterapia è una strada. “Recenti ricerche indicano che la musicoterapia può contribuire a migliorare la connettività cerebrale delle aree del cervello che sostengono le capacità comunicative, diminuendo, nel complesso, la severità del quadro clinico e migliorando la qualità della vita”, prosegue il dottor Ghezzo. “La Musicoterapia, così come altre forme di trattamenti terapeutici, non è in grado di guarire un bambino affetto da patologie importanti, ma – assicura Maggiori – può senz’altro spianare la strada verso il raggiungimento di importanti obiettivi, da quelli comunicativi a quelli motori”.
Un percorso di musicoterapia può articolarsi su vari livelli: “Di solito si comincia con sedute individuali, volte a far emergere le capacità del singolo bambino, per poi passare a terapie collettive. I gruppi sono omogenei, così da favorire l’interazione e la comunicazione tra persone che abbiano simili livelli di difficoltà e/o disabilità. Nel caso di bambini autistici, che si caratterizzano proprio per le loro difficoltà a comunicare con il mondo esterno, il passaggio dalla terapia individuale a quella di gruppo sarà ancora più graduale: si comincerà con due persone per arrivare gradualmente ad un massimo di quattro componenti”.
Che si tratti di una terapia individuale o collettiva è sempre previsto l’utilizzo di strumenti musicali sia da parte del piccolo paziente che del terapeuta. Ne vengono usati di classici ed etnici, come il pianoforte a coda, lo strumentario ORFF, la voce e il lettino sonoro. Gli obiettivi di lavoro sono personalizzati e diversificati a seconda della problematica del singolo, dell’età, delle capacità e delle attitudini personali. “Lo strumento musicale diventa un mezzo attraverso il quale il bambino impara ad esprimersi, a comunicare qualcosa di sé all’altro. L’obiettivo non è riuscire a riprodurre una piacevole melodia. Anzi, passando davanti ad una stanza in cui si pratica musicoterapia si potrebbe addirittura provare fastidio per i suoi percepiti – precisa Maggiori -. In altre parole, il suono prodotto non deve essere piacevole o armonioso, ma avere un senso intrinseco espresso da chi lo produce, percepito e compreso da chi lo ascolta”.
“La musica non è solo arte, è emozione, sensazioni e coinvolgimento”, aggiunge Marinella Maggiori. La musica, dunque, diventa un linguaggio non verbale universale che supera tutte le barriere. Come esperienza sensoriale piacevole e rassicurante, aiuta a regolare le emozioni e ad affrontare problemi di ipersensibilità sensoriale, molto frequenti in bimbi autistici. Gli stimoli musico-sonori, inoltre, aiutano a sviluppare abilità cognitive, motorie e linguistiche. “È come se fosse un’altra forma di comunicazione – conclude la musicoterapeuta – un linguaggio universale che chiunque comprende e riconosce”.
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