L’ospedale Macedonio Melloni è dedicato alla salute della donna. Realizzato sul modello di Boston, offre percorsi di cura dall’adolescenza alla senescenza. Marisa Errico (direttore medico): «La donna viene presa in carico da un’equipe che la seguirà in un percorso di cura a 360 gradi»
Nella giornata della salute della donna, all’ospedale Macedonio Melloni di Milano, primo e unico presidio ospedaliero italiano dedicato esclusivamente al pianeta femminile, si lavora a ritmi sostenuti per offrire servizi dall’adolescenza fino alla senescenza. Un primato che l’Ospedale vanta da diciotto mesi senza mai rallentare, neppure durante la pandemia da Covid, come spiega il direttore medico Marisa Errico: «Non abbiamo mai smesso di occuparci della salute delle donne perché il nostro è sempre stato un ospedale Covid free. Alla ripartenza poi il lavoro si è intensificato. Ad esempio, il percorso dedicato alla menopausa è stato preso letteralmente d’assalto e il nostro centralino è esploso».
La parola d’ordine è ascolto, e una donna che sceglie di rivolgersi al Macedonio Melloni viene seguita in un percorso di cura a 360 gradi che coinvolge diversi professionisti.
«La donna prenota la visita ed entra in un percorso dedicato – spiega il direttore medico -. Il giorno che arriva all’ambulatorio vengono prese in esame tutte le problematiche della paziente, non solo di tipo ginecologico, ma anche internistiche, dell’umore, nutrizionali. A quel punto è la stessa responsabile del percorso che si fa carico di organizzare tutte le visite necessarie alla paziente, che termineranno con un consulto finale. In questo modo le donne non si sentono mai a disagio, perché qui vengono accolte, comprese e indirizzate nel percorso migliore».
Sono 20 oggi gli ambulatori dedicati alle donne: dalla fertilità all’urologia, fino al centro di procreazione medico assistita e a quello psicologico. Percorsi di eccellenza che il dottor Michele Vignali, direttore del reparto di ginecologia e ostetricia, ci illustra: «Abbiamo iniziato il progetto dell’ospedale in rosa con l’ambulatorio di menopausa e di fertilità. Strada facendo è cresciuto molto anche il percorso dedicato all’endometriosi e al dolore pelvico a cui si sono rivolte molte donne dopo lunghe sofferenze».
Il progetto, nato sul modello americano dell’ospedale di Boston, oggi ha nel centro della menopausa il fiore all’occhiello, per il quale viene offerto un servizio unico sul territorio nazionale. «Si tratta di un percorso consolidato che permette di trattare non solo i sintomi della donna in menopausa, ma anche tutto ciò di cui ha bisogno per poter migliorare il suo benessere – illustra la responsabile Lucia Calò -. Il che significa ricevere non solo una terapia, ma anche una serie di visite programmate con cardiologo, diabetologo, endocrinologo e sessuologo».
Saper ascoltare il proprio organismo è l’invito che Lucia Calò fa alle donne nella giornata dedicata alla loro salute: «Ci sono campanelli di allarme da non trascurare e tenere monitorati. Il sintomo più tipico è quello dell’amenorrea o oligomenorrea, ovvero l’alterazione dei mestrui che tipicamente si colloca nella fascia compresa tra i 45 e i 50 anni, però ci possono essere altre indicazioni, perché se una donna giovane tra i 35 e i 38 anni non ha le mestruazioni e ha delle vampate, vale la pena fare un passaggio dal medico».
«Diciamo che le irregolarità mestruali, associate o meno a sintomatologie un po’ particolari come vampate, sudorazioni, disagio personale, tono dell’umore depresso per motivi non legati a eventi di vita, sono campanelli di allarme che indicano la necessità di fare un consulto ginecologico ed endocrinologico legato alla menopausa. La prima visita ha una durata di 45 minuti perché lo scopo è dare spazio all’anamnesi della paziente, mentre i controlli successivi durano 30 minuti».
«Una corsia preferenziale è riservata alle pazienti oncologiche in terapia anti-estrogenica con sintomi legati alla menopausa indotta dai farmaci – sottolinea Lucia Calò -. Al riguardo c’è uno staff dedicato e vengono accolte in giorni e orari prestabiliti». Un lavoro che viene fatto in sinergia con il reparto di oncologia del Fatebenefratelli che insieme a Sacco, Buzzi e lo stesso Macedonio Melloni, fa parte del presidio ospedaliero ASST Fatebenefratelli Sacco.
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