Il direttore del Reparto Igiene Acque Interne dell’Istituto Superiore di Sanità rassicura dopo la ricerca che ha individuato microplastiche in alcune marche straniere: «Sistemi di controllo e dati di riscontro epidemiologico affermano il contrario»
Il 22 marzo non è un giorno come un altro. È il giorno della Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita dall’Onu nel 1992 per celebrare quella che è la principale fonte di vita del pianeta, sempre più minacciata dall’inquinamento e dalla crescente siccità. Quello che per noi occidentali è un bene ormai quasi dato per scontato, è invece ancora causa di morte nel terzo mondo: l’Unicef ha calcolato che ogni giorno oltre 700 bambini muoiono per malattie legate ad acqua non pulita e scarse condizioni igienico-sanitarie. E ancora oggi nel mondo circa 2,1 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua pulita. L’acqua dunque resta un ‘lusso’ per miliardi di persone in tutto il mondo. Un motivo in più per prendersi cura dell’acqua ‘nostrana’, quella di mari e fiumi ma anche quella della disastrata rete idrica italiana che, nonostante tutto, garantisce una delle migliori acque del mondo. «L’acqua di rubinetto proviene per l’85% da giacimenti sotterranei e quindi è sicura nell’ambiente di produzione. Abbiamo dei meccanismi che ne salvaguardano la qualità fino al rubinetto di utenza. Beviamo in tranquillità e soprattutto beviamo», afferma a Sanità Informazione Luca Lucentini, Direttore Reparto Igiene Acque Interne Istituto Superiore di Sanità.
Dottor Lucentini, l’acqua è fonte di vita ma può essere anche fonte di problemi. La rete idrica italiana com’è messa?
«È vero. Una delle maggiori forme di prevenzione sanitaria collettiva è la protezione della qualità dell’acqua al consumo. La rete italiana è messa a livello infrastrutturale abbastanza male. Sappiamo tutti di una media che arriva in qualche caso al 50% di perdite e quindi gestire in sicurezza questa infrastruttura non è sempre facile. Si sono perciò adottati dei criteri che vanno in prevenzione assoluta e controllano anche i rischi connessi alla distribuzione. Però è un elemento di rischio essenziale».
Acqua e salute è un binomio inscindibile. Eppure nell’acqua si annidano dei batteri formidabili come ad esempio la legionella. Cosa si sta facendo per prevenire queste infezioni?
«Si sta facendo molto. Si sono compresi i meccanismi che presiedono la presenza e la proliferazione di questi microrganismi e sono state messe a punto tecniche di disinfezione. Ma attualmente c’è un’attenzione proprio alla sicurezza della rete di distribuzione dalla progettazione alla gestione. Normative specifiche sono in piedi, quindi siamo confidenti che questi rischi siano considerevolmente mitigati nel breve-medio periodo».
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Negli ultimi tempi si è tornato a parlare di questo grande binomio acqua di rubinetto – acqua nelle bottiglie di plastica. Il tema è tornato di grande attualità perché una ricerca americana ha rilevato la presenza di microplastiche in diverse marche straniere di acqua. È rischioso bere acqua dalla bottiglia di plastica?
«Assolutamente no. Questo tipo di informazioni, anche se non sono ancora passate al vaglio della letteratura scientifica specializzata, sono indicazioni sulla ricerca. Che poi questo si trasformi in rischio per la popolazione è assolutamente tutto da dimostrare. Direi che possiamo bere in tranquillità perché i sistemi di controllo e i dati di riscontro epidemiologico affermano assolutamente il contrario. Che poi dobbiamo ricercare sempre nuove potenziali fonti di rischio, questo è innegabile».
L’acqua di rubinetto italiana com’è? È sicura, fa bene?
«È ottima. L’acqua di rubinetto proviene per l’85% da giacimenti sotterranei e quindi è sicura nell’ambiente di produzione e poi abbiamo dei meccanismi che ne salvaguardano la qualità fino al rubinetto di utenza. Beviamo in tranquillità e soprattutto beviamo».
Parliamo delle acque di balneazione. La situazione è forse più critica su questo fronte…
«C’è un’attenzione importante alla depurazione perché la qualità delle acque di balneazione dipende da quella. Per questo spostiamo l’attenzione da tempo a questo tipo di sistemi. Oltre che a controllare devo dire capillarmente le acque di balneazione. Anche lì i progressi sono notevoli anche se permangono delle sacche che necessitano di miglioramento».
Ma ci si può ammalare facendo il bagno nell’acqua sbagliata?
«È molto raro. Sono comunque in genere danni transitori che comunque è bene evitare».