L’Iss, attraverso il Progetto Cuore, ha messo a disposizione online un ‘calcolatore’ del rischio: chiunque può collegarsi e valutare, in poche mosse, il rischio soggettivo di avere un infarto del miocardio o un ictus nei successivi 10 anni
“Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo occidentale, e nel nostro paese. Una percentuale significativa degli italiani ha almeno tre fattori di rischio, nonostante sia possibile evitare l’80% dei decessi dovuti a queste patologie con la prevenzione”. Ad accendere i riflettori sulla necessità di migliorare la prevenzione per le malattie cardiovascolari sono gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, in occasione della Giornata Mondiale del Cuore, che si celebra il 29 settembre, promossa dalla World Heart Federation in collaborazione con l’Oms. L’Iss, attraverso il Progetto Cuore , ha messo a disposizione online un ‘calcolatore’ del rischio: chiunque può collegarsi e valutare, in poche mosse, il rischio soggettivo di avere un infarto del miocardio o un ictus nei successivi 10 anni. Con la sola prevenzione si potrebbe evitare l’80% dei decessi legati a queste malattie, tra cui le più frequenti sono infarto del miocardio e ictus cerebrale. “Un dato che va letto in senso positivo – dice il Professor Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di sanità – perché chiama in causa tutti noi, come medici e come cittadini. Tutti possiamo fare molto per il nostro cuore, i medici e in particolare i medici di medicina generale, in quanto professionisti più prossimi ai pazienti, comunicando con sempre maggiore forza i buoni stili di vita. E come cittadini impegnandoci a prendere nelle nostre mani la nostra salute, praticando la prevenzione”.
Le malattie cardiovascolari, che includono le malattie ischemiche del cuore, le malattie cerebrovascolari e le altre malattie del cuore, rappresentano la prima causa di morte in Italia (30,8% di tutti i decessi nel 2021, ultimo dato di mortalità disponibile) con 217 mila decessi. I decessi per le malattie ischemiche del cuore e per le malattie cerebrovascolari sono, rispettivamente, il 27,3% ed il 24,7% del totale dei decessi dovuti alle malattie del sistema circolatorio. I dati preliminari raccolti attraverso l’esame in corso sulla popolazione generale nell’ambito della periodica Italian Health Examination Survey – Progetto Cuore condotta dall’Iss, mostrano per il 2023 che i valori medi della valutazione del rischio cardiovascolare sono risultati pari al 6,9% negli uomini e al 2,3% nelle donne (quante persone su 100 si stima potranno avere un infarto del miocardio o un ictus nei successivi 10 anni sulla base delle proprie caratteristiche: sesso, età, pressione arteriosa sistolica, trattamento per ipertensione, colesterolemia totale ed HDL, fumo, diabete). Per gli uomini di età compresa tra 35 e 44 anni il rischio cardiovascolare medio risulta pari all’1,6%, per i 45-54 anni al 3,8%, per i 55-64 anni al 10,0%, per i 65-69 anni al 17,6%; per le donne risulta pari rispettivamente allo 0,5%, all’1,0%, al 3,3% e al 6,0%.
Età, sesso, pressione arteriosa, abitudine al fumo di sigaretta, diabete, colesterolemia: sono solo alcuni dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Tra quelli modificabili, ricordano gli esperti dell’Iss, ci sono: ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete, fumo di tabacco, sovrappeso/obesità, sedentarietà e dieta (che comprende abitudini come lo scarso consumo di frutta, verdura e pesce) e l’eccessivo contenuto nei cibi di grassi saturi e di sale. Nel biennio 2022-2023, la sorveglianza PASSI ha rilevato che su 100 italiani adulti intervistati 18 riferiscono una diagnosi di ipertensione, 18 di ipercolesterolemia, 35 sono sedentari, 24 fumatori, 43 risultano in eccesso ponderale (IMC≥25) e meno di 7 persone consumano 5 porzioni di frutta e verdura al giorno (five a day), come raccomandato. Inoltre, quasi il 5% degli intervistati riferisce una diagnosi di diabete. Complessivamente il 41% degli intervistati presenta almeno tre dei fattori di rischio cardiovascolare e solo una piccolissima quota (2%) risulta del tutto libera dall’esposizione al rischio cardiovascolare noto. “I dati preliminari raccolti attraverso l’Italian Health Examination Survey -Progetto Cuore condotta dall’Iss, mostrano quanto siano diffuse le principali condizioni di rischio e evidenziano l’importanza di un monitoraggio periodico della propria salute attraverso la misurazione dei principali parametri – spiegano l’Iss -. Nel 2023 tra i 35 e i 74enni il 23% degli uomini e il 25% delle donne è risultata in condizioni di obesità, il 10% degli uomini e l’8% delle donne è risultato affetto da diabete mellito (tra questi 2 uomini su 10 e 1 donna su 10 non ne sono consapevoli), il 24% degli uomini e il 29% delle donne è risultato avere livelli di colesterolemia totale elevati o è in trattamento farmacologico specifico (tra questi 1 uomini su 10 e 2 donna su 10 non ne sono consapevoli), e il 49% degli uomini e il 39% delle donne è risultata avere livelli di pressione arteriosa elevati o è in trattamento farmacologico specifico (tra questi 4 uomini su 10 e 3 donne su 10 non ne sono consapevoli)”.
Ogni individuo, stando alle raccomandazioni dell’Oms, dovrebbe consumare una quantità di sale inferiore a cinque grammi al giorno (pari a un cucchiaino da thè), che corrispondono a circa due grammi di sodio. A livello mondiale, si stima che siano 1.89 milioni i decessi associati ad un consumo eccessivo di sale. In Italia i livelli di consumo di sale sono ancora ben al di sopra dei valori raccomandati, sebbene siano diminuiti nel tempo. “L’assunzione media giornaliera di sale nella popolazione adulta italiana di età compresa tra i 35 e i 74 anni, rilevata nell’ambito delle periodiche health examination survey condotte dall’Istituto nell’ambito del Progetto Cuore, è stata di 10,8 g negli uomini e 8,3 g nelle donne nel periodo 2008-2012 e rispettivamente di 9,5 g e 7,2 g nel periodo 2018-2019, con una riduzione significativa del 12% negli uomini e del 13% nelle donne in 10 anni. La riduzione – aggiungono gli esperti Iss – è stata rivelata, sebbene con ampiezza diversa, in tutte le classi di età, categorie di indice di massa corporea (normopeso, sovrappeso, obesi) e livelli di istruzione. I dati preliminari relativi al 2023-2024 mostrano un andamento stabile del consumo di sale medio giornaliero rispetto al periodo 2018-2019, sia negli uomini che nelle donne”. I dati PASSI r2022-2023 rivelano che più di cinque persone su 10 (il 56%) fanno attenzione o cercano di ridurre la quantità di sale assunta a tavola, nella preparazione dei cibi e nel consumo di quelli conservati. L’uso consapevole del sale è più frequente fra le donne (60% vs 51% negli uomini), nelle persone più grandi di età (raggiunge il 64% fra i 50-69enni vs 43% fra i 18-34enni), fra i residenti con cittadinanza italiana (56% vs 49% fra gli stranieri). Anche l’istruzione ha un ruolo: gli individui più istruiti, in particolare laureati, hanno un’attenzione maggiore all’impiego di sale nell’alimentazione. Chiaro il gradiente geografico per cui è maggiore l’attenzione al consumo di sale fra i residenti nelle Regioni del Nord (60% vs 51% dei residenti nel Meridione).
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato