Salute 29 Ottobre 2022 11:00

Giornata Mondiale della Psoriasi: i passi avanti della ricerca (in attesa dei LEA)

Fabbrocini (Federico II): «Percorsi di cura multidisciplinari e personalizzati consentono esiti sempre migliori. Ma attenzione a depressione correlata alla malattia»

Giornata Mondiale della Psoriasi: i passi avanti della ricerca (in attesa dei LEA)

La psoriasi è una patologia che colpisce il 2-3% della popolazione mondiale, ed è una malattia particolarmente subdola. Non solo perché fonte di disagio di natura psicologica in molti pazienti che ne soffrono, a causa dell’impatto estetico delle sue manifestazioni. Ma anche perché, in circa il 30% dei casi, i pazienti sviluppano artrite psoriasica, una manifestazione clinica o comorbidità particolarmente distruttiva che va trattata con urgenza, sin dai primissimi sintomi.

Il 29 ottobre cade la Giornata Mondiale della Psoriasi. Una data importante per tracciare un bilancio relativamente ai progressi che la ricerca ha compiuto nel trattamento di questa patologia, e per rafforzare il messaggio circa l’importanza di una presa in carico sempre più multidisciplinare e personalizzata.

Ne abbiamo parlato con la professoressa Gabriella Fabbrocini, direttore dell’Unità Operativa clinica e della Scuola di Dermatologia dell’A.O.U. Federico II di Napoli.

Aumentata consapevolezza nei pazienti

«Sicuramente negli ultimi quindici anni molti passi avanti sono stati compiuti in termini di consapevolezza e sensibilizzazione – esordisce la specialista. La psoriasi – continua – non viene più concepita oggi come un disturbo estetico ma come vera e propria patologia. Questo si traduce in una maggiore presa di coscienza dei pazienti sia sulla possibilità di iniziare un percorso, che potrà avere anche un esito molto positivo, ma anche sul fatto che questa patologia non è solo cutanea, ma che invece può coinvolgere altri organi e funzionalità: dal metabolismo fino all’ambito reumatologico e articolare. A mancare è ancora, però – sottolinea – la consapevolezza sull’opportunità di trattare la malattia anche in presenza di sintomi blandi, ad esempio poche macchie cutanee. Non si attribuisce, insomma, il giusto peso alla manifestazione psoriasica. Pochi sanno, ad esempio, che un’onicopatia quindi una manifestazione psoriasica a livello delle unghie, può essere il primo segno di artrite psoriasica, che se intercettata in tempo può avere un’evoluzione limitata».

Obiettivo psoriasi nei LEA

«Dal punto istituzionale – spiega Fabbrocini – riscontriamo una grave carenza: la psoriasi non è ancora inserita nei LEA e nel piano delle cronicità. Non le si attribuisce una invalidità, i pazienti non possono ottenere rimborsi per una serie di presidi dermatologici di cui necessitano, ma devono pagarli di tasca propria. Il mondo della ricerca accademica e l’industria farmaceutica hanno aperto tante possibilità terapeutiche, ma sulla loro accessibilità c’è ancora da lavorare. Speriamo che il nuovo governo – aggiunge – ponga la giusta attenzione nel riformare e velocizzare il SSN, a cominciare dai tariffari regionali. L’uniformità delle prestazioni deve essere un faro guida, perché la salute sul territorio non può viaggiare a velocità diverse».

Presa in carico multidisciplinare

«I pazienti oggi arrivano facilmente ai centri di riferimento – spiega ancora la professoressa – e possono quindi iniziare percorsi terapeutici con farmaci che spesso a livello territoriale non possono essere rilasciati. Un preciso inquadramento diagnostico terapeutico del paziente consente di trattarlo in modo appropriato: oggi parliamo di una dermatologia di precisione che cura il paziente in quanto tale, non solo la malattia. I nostri specialisti – prosegue – hanno la possibilità di effettuare ecografie a livello delle articolazioni già nelle strutture di Dermatologia grazie ad una stretta collaborazione con i reparti di Reumatologia, così come Gastroenterologia. Al Policlinico Federico II abbiamo un ambulatorio condiviso multidisciplinare in cui il paziente viene visitato anche da altre figure specialistiche proprio per intercettare i segni di quelle comorbidità che sappiamo essere molto frequenti nel paziente psoriasico. Questo è fondamentale- sottolinea – per evitare di trattare in modo inappropriato o sottovalutare sintomi che fanno tutti parte di una stessa patologia».

Attenzione ai risvolti psicologici della psoriasi

«Indubbiamente tutte le patologie dermatologiche coinvolgono anche la sfera psicologica – osserva Fabbrocini – in quanto visibili e talvolta impattanti a livello estetico. Pensiamo ai bambini, che possono essere emarginati nel timore che la loro patologia possa essere contagiosa, o agli adulti, magari a livello relazionale e sessuale, che possono sentirsi a disagio in determinati contesti di intimità. Sicuramente i pazienti psoriasici vengono valutati con un rischio di fenomeni depressivi aumentato rispettato alla media: la depressione è una manifestazione associata alla psoriasi indipendentemente dalla severità dei sintomi, che sicuramente inficia la qualità della vita. Questo è un aspetto di cui oggi si tiene conto nei percorsi terapeutici, valutando attentamente anche l’impatto delle terapie sulla qualità della vita: la terapia deve dare risultati veloci in tempi rapidi. Oggi – conclude – la psoriasi è una patologia che si può efficacemente gestire, con le armi giuste».

 

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