Con Silvia Migliaccio, nutrizionista, un’analisi del paradosso del nostro secolo: «Ricerchiamo cibi senza grassi e senza zuccheri, ma siamo “sedentary behavior”, ovvero preferiamo le attività sedentarie a quelle motorie»
Grassi zero e zero zuccheri: troppo spesso più che prestare attenzione agli ingredienti in etichetta, per assicurasi che siano sani, ci si preoccupa che siano accuratamente privati di grassi e zuccheri in eccesso. «Un atteggiamento tanto diffuso, quanto paradossale, se si considera che il tasso di sovrappeso e obesità in età adulta e nell’infanzia è in continua ascesa», commenta Silvia Migliaccio, professore associato in Scienze tecniche mediche applicate all’Università di Roma “Foro italico”, docente Ecm Consulcesi e segretario generale della SISA (Società italiana di Scienze dell’Alimentazione), in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, che si celebra ogni anno il 16 ottobre.
«Una problematica – sottolinea la specialista – collegata soprattutto alla sedentarietà». Un atteggiamento così diffuso nel nostro secolo da aver meritato anche la coniazione di un termine ad hoc: sedentary behavior (stile di vita sedentario). «Due parole – spiega Migliaccio – utilizzare per riassumere quel comportamento, sempre più diffuso tra la popolazione, di preferire un’attività sedentaria ad una motoria, come un film al cinema (magari accompagnato da pop corn e bevande zuccherate), piuttosto che una passeggiata al parco».
Anche i confort del mondo contemporaneo possono compromettere la forma fisica: «L’ascensore, l’automobile, le case riscaldate che ci inducono ad un minor dispendio energetico per mantenere la cosiddetta termoregolazione, fino alle giornate frenetiche che lasciano poco spazio all’attività fisica – spiega la nutrizionista – sono tutte abitudini, consolidate tra la popolazione, che contribuiscono all’aumento di sovrappeso e obesità. Lo stesso accade anche tra i più piccoli che trascorrono più tempo attaccati a tv, tablet e pc, piuttosto che all’aria aperta, in palestra o in piscina».
E sarà complice anche l’impossibilità di potersi allenare nel modo adeguato, di non avere mai abbastanza tempo, se il light e il “senza grassi” sono sempre più moda. Ma questa tendenza è un bene o un male per la salute? «In alcune condizioni può essere utile per abbassare la quantità di calorie introdotte quotidianamente, sempre che non diventi un’ossessione. Spesso – dice Migliaccio – basta diminuire di poco le quantità di alimenti non light per ottenere lo stesso risultato che si avrebbe con prodotti senza grassi». Attenzione anche alle quantità: «Può accadere che, convinti che il light non faccia ingrassare, si introduca una quantità di cibi talmente elevata da superare ugualmente il numero delle calorie giornaliere consigliate».
L’uso eccessivo di dolcificanti non naturali, dosi smodate e per lungo tempo, possono dare origine anche a problemi gastrointestinali. «In assenza di patologie che ne rendano necessario l’utilizzo – sottolinea Migliaccio – è sempre meglio non utilizzare dolcificanti composti da sostanze chimiche, preferendo quelli naturali in quantità più limitate».
Anche le scelte alimentari, al pari di tutte le altre, se caratterizzate da ossessività possono rappresentare un campanello di allarme di eventuali disturbi o patologie. «Un uso eccessivo o esclusivo di alimenti senza grassi o senza zuccheri dovrebbe indurre ad un’analisi più accurata delle abitudini dell’individuo in questione, per capire se possa soffrire (o se ne sia rischio) di disturbi del comportamento alimentare, sia in difetto che in eccesso. In generale – conclude – le persone normopeso non dovrebbero preferire il consumo di alimenti light».
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