L’obiettivo dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro) è accendere i riflettori sulla piaga sociale della mancanza di prevenzione nei luoghi di lavoro e delle malattie professionali
Per questa importante Giornata per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro istituita nel 2003 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), l’obiettivo dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro) sarà quello di contribuire ad accendere i riflettori sulla piaga sociale della mancanza di prevenzione nei luoghi di lavoro e delle malattie professionali, attraverso la sua presenza in diverse iniziative dislocate su tutto il territorio nazionale.
«Infatti – si legge nel comunicato dell’associazione – se guardiamo agli ultimi dati INAIL inerenti al periodo gennaio-febbraio 2022, quindi solo in questo primo bimestre, in Italia le denunce per malattie professionali in generale risultano ben 8.080, ovvero il 3,6% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (7.801). Se, invece, ci si focalizza sulle malattie da asbesto, ci si accorge che queste presentano caratteristiche molto particolari connesse sia alle attività produttive coinvolte, che sono a forte vocazione maschile, sia ai tempi di latenza delle malattie stesse che, come già detto, possono essere generalmente molto prolungati. In virtù di tali caratteristiche le malattie da asbesto quindi si manifestano per lo più tra gli uomini e tra le persone di età avanzata: in particolare il 98,6% di quelli affetti da Asbestosi ed il 91% di quelli colpiti da Neoplasie. Il 55% dei tecnopatici ha un’età superiore ai 65 anni e ben il 98% ha un’età superiore ai 50 anni».
«Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sono 107mila le persone che, ogni anno, perdono la vita per cause relative all’amianto. La metà di loro è europea: un dato che sconcerta se si pensa che in quest’area risiede solo il 13% della popolazione di tutto il pianeta. Per quanto riguarda il mesotelioma (una forma tumorale associata all’esposizione alla fibra killer) i tassi più alti di morte si registrano in Islanda – con 25 decessi ogni 10 milioni di abitanti –, seguita dal Regno Unito e Malta (l’Italia è nella media con 10 morti). I tre stati ritornano anche per quanto riguarda l’asbestosi, la malattia polmonare dovuta all’inalazione dell’amianto: in questo caso l’Islanda segue Malta e precede il Regno Unito».
«Dietro questi freddi numeri – dichiara il Presidente nazionale ANMIL Zoello Forni – ci sono le storie di uomini e donne che, in un giorno di lavoro come tanti altri, hanno visto la loro vita cambiare per sempre». A proposito di amianto, in occasione di questa Giornata, «ANMIL e AIEA Sardegna, il 29 aprile ad Ottana, dalle ore 10.30 alle ore 13.00, nella sala dell’Hotel Funtana ‘e Donne, riportano sotto i riflettori il caso dell’ex Enichem di Ottana – per una ribalta nazionale quale esempio positivo di una ritrovata collaborazione tra le istituzioni sul fronte dei risarcimenti e sul riconoscimento delle malattie professionali e della prevenzione -, grazie ad uno studio mirato della Regione Sardegna proprio sulla salute degli operai delle zone industriali con un importante momento di confronto convegno tra alcuni dei maggiori referenti istituzionali nazionali e del territorio, affinché siano mossi i passi necessari e urgenti per avviare una sorveglianza attiva che: prevenga e tuteli i lavoratori, definisca impegni legislativi che favoriscano la bonifica e il corretto smaltimento dell’amianto e, infine, prevedano una diffusa informazione dei lavoratori e dei cittadini per evitare nuove stragi di innocenti a causa dell’amianto».
«La volontà di Michele Tatti, Presidente ANMIL Nuoro, di fare il punto su una vertenza che dura da sette anni, è stata accolta con entusiasmo dai vertici nazionali dell’Associazione che da 80 anni tutela le vittime sul lavoro e raccoglie 300.000 iscritti e saranno presenti a Ottana per confrontarsi sul tema, partendo dalla relazione introduttiva dell’ Avv. Sabina Contu, consulente legale ANMIL e Segretaria nazionale dell’Associazione Esposti Amianto (AIEA), una relazione che racconterà la lunga battaglia condotta insieme ad alcuni suoi collaboratori: l’On. Romina Mura, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei deputati; Alessandra Zedda, Assessore regionale al Lavoro; il direttore regionale INAIL Sardegna Alfredo Nicifero».
«I lavori saranno aperti dai saluti del sindaco di Ottana Franco Saba – prosegue la nota – del presidente ANMIL Nuoro, dal presidente nazionale ANMIL Zoello Forni e del presidente INAIL Franco Bettoni, per sottolineare la ritrovata sintonia concretizzatasi in un fattivo rapporto di cooperazione che ha portato a superare, attraverso un Tavolo tecnico regionale, una chiusura sul riconoscimento delle malattie professionali in fabbrica a partire dalla negazione dell’esposizione all’amianto. Alcuni casi sono stati risolti in via amministrativa, altri hanno avuto giustizia in tribunale e tanti altri attendono ancora una risposta. Sono inoltre previste le testimonianze di Francesco Tolu, ex operaio dell’Enichem di Ottana e di Antonella Pirisi, che dopo la morte del marito ha combattuto nove anni per vedere riconosciuti i propri diritti. Durante l’evento, l’Avv. Contu darà inoltre alcune anticipazioni – in attesa di un’apposita conferenza che AIEA sta organizzando per maggio – sul progetto Ardia (Asbestos Related Respiratory in Industrial Areas), uno dei primi in Italia per la diagnosi precoce in lavoratori delle aree industriali isolane finanziato dalla Regione Sardegna. Nel corso dei lavori, coordinati dalla dott.ssa Marinella de Maffutiis, Responsabile Attività Istituzionali, Comunicazione e Relazioni Esterne ANMIL, l’On. Tonino Secchi – già Presidente territoriale per 50 anni dell’ANMIL di Nuoro, dirigente nazionale e primo Presidente della Fondazione ANMIL “Sosteniamoli Subito” – sarà insignito del prestigioso titolo di Presidente onorario dell’ANMIL di Nuoro».
«Dunque, per far sì che vengano rispettate le vite dei cittadini – agginge Forni – dobbiamo assumerci l’impegno comune di dare una svolta alle politiche in materia di prevenzione, soprattutto ora che la ripartenza delle attività economiche e le difficoltà che la nostra economia sta vivendo rischiano di mettere a repentaglio la salute e la sicurezza dei lavoratori. Occorre spendersi sul serio affinché la sicurezza sul lavoro e la salvaguardia della vita umana siano sempre anteposte alle ragioni della produttività e del profitto e trovino il loro posto naturale al centro di ogni politica di sviluppo economico».
«Ma ciò che più preoccupa in questo momento è la recrudescenza dei morti sul lavoro. L’ultimo dato ufficiale disponibile, relativo all’anno 2020, parla di 1.270 decessi: un dato che fa rabbrividire se pensiamo che la media annua dell’intero decennio 2011-2020 è stata esattamente di 1.250 morti l’anno. Il che sta a significare che il 2011-2020 è il primo ed unico decennio della storia repubblicana in cui non vi sia stata una diminuzione ma una sostanziale stazionarietà dei morti sul lavoro».
«E la situazione non accenna a migliorare, anzi. Dopo la parentesi dell’anno 2021 (1.221 morti, dato peraltro del tutto provvisorio) abbiamo assistito nel primo bimestre dell’anno in corso ad una crescita degli infortuni di ben il 47,6% e del 9,6% di morti sul lavoro, rispetto allo stesso bimestre 2021. Ma al di là delle crude statistiche sono le cronache delle ultime settimane, a dimostrarci il quotidiano stillicidio di lavoratori morti nell’adempimento del loro dovere. Non passa giorno, ormai, senza la notizia (presto dimenticata, peraltro) di un lavoratore edile caduto da un tetto, da un ponteggio o da un’impalcatura, oppure di un agricoltore rimasto schiacciato nel ribaltamento del proprio trattore».
«E sono proprio questi due settori, le Costruzioni e l’Agricoltura, che forniscono il contributo maggiore al bollettino dei decessi lavorativi nel 2021: 128 morti in occasione di lavoro in Agricoltura (erano 113 nel 2020) e 127 nelle Costruzioni (erano 114 nel 2020). E in questi settori, che sono i settori tradizionali per antonomasia, si continua a morire ancora nello stesso modo. Secondo studi recenti elaborati dall’INAIL su una platea di eventi pluriennali, quasi la metà dei decessi tra i lavoratori agricoli avviene per il ribaltamento del trattore; mentre circa il 60% dei morti in edilizia avviene per caduta dall’alto».
«Ma c’è ancora un altro settore che sta pagando un prezzo altissimo in termini umani: nel periodo gennaio-febbraio 2022 i Trasporti hanno subito un incremento di infortuni di ben il 250%mentre i casi mortali si sono più che sestuplicati (da 2 casi del 1° bimestre 2021 a 13 del 2022). È noto come quello dei Trasporti sia un settore vitale per il supporto che fornisce praticamente a tutte le altre attività produttive, ma c’è anche da rilevare come in questi ultimi tempi si sia notevolmente rafforzato nel campo della consegna a domicilio per i sempre più frequenti acquisti on-line o di cibi preparati, utilizzando spesso lavoratori giovani, precari ed inesperti».
«In definitiva, in questi ultimi mesi di allentamento della morsa pandemica, stiamo assistendo ad una situazione assolutamente inaccettabile. Non è “normale”, infatti, che ai primi segnali di una pur debole ripresa economica corrisponda sempre un parallelo aumento degli infortuni sul lavoro e che a pagarne il prezzo siano sempre i lavoratori, anello debole della catena produttiva. Occorre continuare ad impegnarsi sul serio affinché la sicurezza sul lavoro e la salvaguardia della vita umana siano sempre anteposte alle ragioni della produttività e del profitto e trovino il loro posto naturale al centro di ogni politica di sviluppo economico».
«L’Associazione – conclude Forni – continuerà la sua incessante azione nel segnalare e nel combattere per migliorare la prevenzione grazie ai propri strumenti, come ad esempio la ‘Scuola della Testimonianza ANMIL’ attraverso la quale si formano opportunamente infortunati che danno il proprio contributo esperienziale nelle aziende, e il dialogo ultraventennale con le scuole che mira alla conoscenza del problema infortunistico da parte delle nuove generazioni, quali classi lavoratrici del domani».
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