La nutrizionista: «Sì al veganesimo ma sotto controllo medico per bambini in crescita, donne in gravidanza o allattamento e anziani fragili. I consigli per aumentare l’assorbimento di micronutrienti: mangiare legumi decorticati e condire con il limone le verdure ricche di ferro»
Era il primo novembre del 1944 quando, a Londra, fu fondata la prima società vegana. Ed è in ricordo di questo evento che nella stessa data, ogni anno, si festeggia in tutto il mondo la Giornata mondiale vegan. «I vegani sono coloro che, nella propria dieta, rifiutano completamente il consumo di carne, pesce, latte, latticini e derivati, uova, miele e, in generale, qualsiasi prodotto di origine animale – spiega Laura Rossi, ricercatore e nutrizionista centro CREA Alimenti e Nutrizione -. Una scelta di solito legata a ragioni etiche ed al rispetto per gli animali. È raro che un individuo decida di abbracciare il veganesimo per ragioni esclusivamente nutrizionali». Essere vegano, infatti, include di solito anche uno stile di vita che rifiuta l’acquisto ed il consumo di prodotti che possano derivare dalla sofferenza e dallo sfruttamento di un animale, come la lana, la seta ed alcuni cosmetici.
«I vegani in Italia, secondo l’indagine Eurispes 2020, rappresentano circa il 3% della popolazione, una percentuale in leggero decremento. Un dato – sottolinea Rossi – in controtendenza rispetto al più ampio gruppo dei vegetariani – di cui i vegani sono una sottoclasse – aumentati fino all’8,9%». Secondo l’identikit tracciato dall’Eurispes i vegani sarebbero per lo più giovani tra i 25 e i 44 anni e avrebbero compiuto questa scelta per salvaguardare la propria salute e il benessere (23,2%) e per l’amore e il rispetto nei confronti del mondo animale (22,2%).
«La scelta di eliminare completamente dalla propria dieta tutti gli alimenti di origine animale va fatta con ponderazione, soprattutto in alcune fasce di età – raccomanda la nutrizionista -. Primo fra tutti il bambino in crescita: per raggiungere il suo fabbisogno di ferro e calcio necessita di un’ampia gamma di nutrienti presenti anche in alimenti di origine animale. Questo non vuol dire che sia impossibile fare diete vegane durante la crescita, ma se lo si sceglie sarà necessario farlo con estrema cautela, sotto la supervisione medica. Un’altra fascia a rischio, per le stesse ragioni del bambino, è costituita da donne in gravidanza o allattamento. Lo sono potenzialmente anche gli anziani fragili, soprattutto se affetti da patologie di natura metabolica».
Ma anche chi non rientra nelle categorie cosiddette a rischio, è bene che provveda ad integrare le eventuali carenze che possono derivare da una dieta vegana. «Sono i micronutrienti come minerali, ferro, calcio, zinco, vitamina b12 presenti in alimenti di origine animale a poter essere carenti quando si segue un’alimentazione vegana – dice la specialista -. Per questo, è importante che un vegano mangi molta frutta e verdura contenenti un’ampia gamma di vitamine e minerali che possono aiutare alla compensazione. Così come legumi e cereali per fare scorta delle proteine necessarie: il valore biologico delle proteine della soia è equivalente a quello del manzo. Ferro, calcio e zinco, pur essendo presenti nei prodotti di origine vegetale, sono meno “biodisponibili”, cioè presenti in una forma chimica che ci permette di assorbirne di meno. Quindi dobbiamo attuare tutti quei sistemi, anche domestici, di potenziamento dell’assorbimento: condire le verdure con il limone per assimilare meglio il ferro laddove presente, consumare legumi decorticati o sottoposti a leggera fermentazione per aumentarne la biodisponibilità di micronutrienti. Infine, sottoporsi almeno una volta all’anno a delle analisi di base anche sotto consiglio del proprio medico di medicina generale – conclude Rossi – per valutare un’eventuale integrazione».
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