«Dietro la terapia del dolore c’è un’azione di grandissima civiltà», in quanto «fa veramente la differenza per i malati, ma anche per le famiglie», lo ha affermato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Un’indagine rivela che il 63% degli italiani non conosce la legge sulle cure palliative
«Dietro la terapia del dolore c’è un’azione di grandissima civiltà», in quanto «fa veramente la differenza per i malati, ma anche per le famiglie». È quanto ha affermato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, durante la presentazione avvenuta a Roma della XVI Giornata Nazionale del Sollievo del 28 maggio. La giornata è stata istituita per sostenere chi è ormai arrivato alla fine della sua vita a causa di una malattia e ha bisogno di terapie e farmaci efficaci, ma anche di cura e comprensione umana.
La legge 38/2010, grazie alla quale cure e terapie antidolore sono diventate un diritto esigibile da garantire su tutto il territorio nazionale, secondo il Ministro rappresenta infatti «una legge di civiltà», di cui va sottolineato «il grande lavoro che è stato fatto da parte degli ospedali predisponendo un percorso non soltanto con i servizi, ma anche realizzando gli hospice e prevedendo un accompagnamento anche a casa con un impegno straordinario degli operatori. Un accompagnamento dolce e affettuoso del malato – ha concluso Lorenzin – fino al decesso da parte di chi lo circonda, ma anche con le terapie, è una cosa molto, molto importante».
Cure palliative, il 63% degli italiani non conosce la legge
L’Osservatorio di monitoraggio delle cure palliative, istituito dalla Fondazione e coordinato dall’ex ministro Livia Turco, ha sottolineato come, stando alle ultime rilevazioni effettuate, la legge che le regola è ancora oggi poco nota: il 63% dei cittadini intervistati non la conosce. C’è da dire comunque che l’analisi fornisce anche un dato invece molto positivo: le persone che sono state prese in carico dai centri di terapia del dolore e dagli hospice ne sottolineano le dote di qualità umana e professionale.
«Colpisce constatare – ha dichiarato l’ex ministro Turco – che troppe persone vivono nella solitudine dell’inguaribilità», per questo «la lotta al dolore deve essere una priorità nell’agenda politica di chi governa. Occorre impegnarsi – ha concluso – affinché nessuno resti solo di fronte alla malattia». «Non possiamo lasciare gli incurabili all’eutanasia – ha aggiunto il Dottor. William Raffaeli, Presidente della Fondazione Isal – vogliamo occuparci di loro e dargli una casa». Per il 2017 il premio Gerbera d’oro, attribuito alla struttura sanitaria che si è distinta nell’affrancamento dal dolore inutile, è stato assegnato alla Lombardia per il progetto dell’ospedale Niguarda.