«Il bilancio dei femminicidi sembra un bollettino di guerra e i problemi alimentari sono la seconda causa di morte soprattutto fra le giovanissime», così il Ministro della Salute in occasione della giornata di sensibilizzazione
In Italia, una donna su tre è vittima di abuso fisico, psicologico o sessuale. Numeri che trasformano la violenza in un problema di salute pubblica globale. Anche i disturbi alimentari mettono a rischio il benessere femminile: il 95,9% di chi ne soffre è donna. Questi i due grandi temi al centro della terza Giornata nazionale della Salute della Donna, un’iniziativa nata per sensibilizzazione l’universo femminile sull’importanza della prevenzione e per insegnare alle donne a prendersi più cura di sé. Perché, come ha detto il ministro della Salute: «Curare una donna significa curare un’intera società».
Beatrice Lorenzin ha inaugurato il Villaggio della Salute allestito al ministero di viale Ribotta, a Roma, in occasione di questa giornata, tutta al femminile, che si celebra ogni anno il 22 aprile, dal nord al sud della penisola. Porte aperte a tutti i cittadini per sottoporsi a screening o chiedere consulenze gratuite ai professionisti della salute provenienti da ogni parte d’Italia.
«Per l’edizione 2018 – ha spiegato il Ministro – abbiamo scelto di accendere i riflettori sul tema della violenza perché continua ad essere un fenomeno dai numeri davvero preoccupanti: il bilancio dei femminicidi sembra un bollettino di guerra. Ma, accanto a queste situazioni estreme, ci sono purtroppo molti casi di violenze psicologiche e fisiche ai danni di donne e bambini».
L’abuso fisico, psicologico e sessuale è un problema sanitario che colpisce oltre il 35% delle donne in tutto il mondo. Dati che trovano conferma anche in Italia, dove una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Sono quasi 7 milioni le donne vittime di maltrattamenti, nella maggior parte dei casi da parte di partner o ex compagni.
È proprio per i suoi risvolti devastanti che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la violenza come «un problema di salute pubblica globale», uno dei principali fattori di rischio, di cattiva salute e di morte prematura per le donne e le ragazze. Per fortuna, dei segnali di miglioramento ci sono stati: negli ultimi 5 anni le violenze fisiche o sessuali sono passate dal 13,3% all’11,3%, (dati Istat 2014) rispetto al 2006. Ma accanto a questa buona notizia, c’è un elemento negativo: la gravità delle violenze è aumenta.
«Alcune misure – ha continuato Lorenzin – sono già in atto. Altre, devono essere programmate. Per questo, all’interno del Villaggio della Salute, abbiamo istituito un tavolo ad hoc, costituito da esperti in grado di avanzare proposte e soluzioni che possano mettere fine alla violenza di genere».
Al centro della Giornata anche i disturbi dell’alimentazione, un altro fenomeno quasi tutto al femminile: «Sono tre milioni le donne che soffrono di questo genere di disturbi – ha detto il ministro della Salute – Patologie che rappresentano la seconda causa di morte per le giovani adolescenti». Ogni anno si registrano almeno 8 nuovi casi per 100 mila persone di anoressia nervosa. Numero che per la bulimia sale a 12. Per entrambe, la fascia di età in cui l’esordio si manifesta più spesso è quella tra i 15 e i 19 anni. Ma non è escluso che il fenomeno possa coinvolgere anche i più piccoli. «Oggi – ha sottolineato la Lorenzin – ci sono casi di anoressia e bulimia selettiva anche tra i bambini di 4 o 5 anni. Il tavolo tecnico, istituito oggi al ministero, servirà soprattutto a fare il punto sulle eventuali diversità, di diffusione e trattamento, presenti a livello territoriale».
Differenze tra il nord e il sud del Belpaese che si manifestano anche in tema di stili di vita, altro argomento al centro della Giornata della salute in rosa. Le donne meridionali sono meno in forma di quelle che vivono nelle regioni settentrionali. Più in generale, l’universo femminile ama meno lo sport, o ha meno tempo di praticarlo, di quello maschile. Tra le donne il 23,8% è in sovrappeso e il 9,9% obeso. In compenso, le femmine bevono meno dei maschi, il 9,1% contro il 23,2%. Meno brave nella rinuncia al vizio del fumo: i fumatori uomini, dal 2002 al 2016, sono diminuiti di 20,7 punti percentuali, mentre le donne di 12,2.
Differenze di genere che richiedono anche diversità di trattamento. E in questo l’Italia non è rimasta indietro: «Abbiamo trasformato in legge – prosegue il Ministro – il riconoscimento della medicina di genere, che vuol dire ricerca e sperimentazione clinica per le donne, ma anche implementazione delle misure di prevenzione e di presa in carico del paziente al femminile. Perché c’è una diversità della donna. E curare una donna – ha concluso – significa favorire la salute di un’intera famiglia e di tutta la collettività».