Iniziative in programma fino al 22 aprile. «Il tumore della mammella, primo per incidenza tra le neoplasie femminili, può insorgere a qualsiasi età». Alessandra Fabi, oncologa dell’Istituto Tumori Regina Elena di Roma, invita tutta la popolazione femminile a partecipare alla giornata di prevenzione
«Tutelare la salute della donna significa tutelare la salute di un’intera comunità». Sono chiare le parole dello slogan scelto per promuovere la Giornata nazionale della Salute della Donna che, quest’anno, giunge alla sua terza edizione.
Che “la donna sia il fulcro della vita quotidiana” ne è convinta anche Alessandra Fabi, oncologa dell’Istituto Tumori Regina Elena di Roma che, insieme al San Gallicano e a tutti gli ospedali con il Bollino Rosa, offre gratuitamente servizi clinici, diagnostici e informativi nell’ambito della senologia, neurofisiologia, psichiatria, fisioterapia riabilitativa e alimentazione nelle donne con tumore al seno. Le iniziative di diagnosi e prevenzione continueranno fino al 22 aprile, data scelta per celebrare l’edizione 2018 dell’iniziativa nazionale.
«Si è deciso di dedicare un’intera giornata alla salute della donna – ha spiegato la dottoressa Fabi – per due fondamentali motivi. Innanzitutto perché il tumore della mammella, primo per incidenza tra le neoplasie femminili, può insorgere a qualsiasi età. Secondo, perché la donna ha un ruolo fondamentale non solo all’interno del suo nucleo familiare, ma anche a livello sociale».
La settimana è ricca di appuntamenti, dal nord al sud della penisola (tutti consultabili sul sito http://www.giornatasalutedonna.it/), incontri che culmineranno il 21 aprile, a Roma, con il Villaggio della Salute della Donna, allestito al Ministero della Salute (sede di Viale Giorgio Ribotta, 5), dalle 9.30 alle 17.
«Questa iniziativa – ha aggiunto l’oncologa dell’Istituto Tumori Regina Elena di Roma – vuole sottolineare l’importanza di un approccio multidisciplinare, soprattutto per il trattamento delle patologie oncologiche. Per affrontare un percorso di cura l’intervento dell’oncologo e dello psicologo non sono sufficienti. Ci vuole il supporto anche di un’altra figura che sia addetta alle cure supplementari. Uno specialista che sostenga il paziente durante il follow-up, quando cioè non è più malato ma è considerato un “paziente oncologico sano”, guarito. Ed è proprio a tale scopo che indirizziamo i nostri pazienti verso dei centri specializzati in terapie complementari. Oggi, una donna che riceve una diagnosi di tumore fa delle richieste specifiche: vuole continuare a vivere e vuole farlo con dignità, mantenendo una certa qualità del quotidiano, non trascurando né i rapporti interpersonali, né quelli sociali».
Ma la Giornata nazionale della Salute della Donna non è nata solo per sostenere coloro che stanno già lottando contro la propria malattia. È dedicata anche alla prevenzione, a quelle donne che ancora non sanno di avere un male da sconfiggere. «Prevenire, sottoponendosi agli screening radiologi e sierologici, che vanno dall’ecografia, alla mammografia, fino al pap test – ha sottolineato Alessandra Fabi – significa guarire la paziente, precocizzare un processo tumorale. Con la prevenzione primaria, poi, che comprende l’adozione di stili di vita adeguati, si può addirittura evitare la comparsa della neoplasia. Sane abitudini – come smettere di fumare, seguire un’alimentazione corretta, fare attività fisica adeguata – che non vanno mai perse di vista». Nessuno deve abbassare la guardia, nemmeno chi la sua battaglia l’ha già vinta da tempo: «Una donna che ce l’ha fatta perché è guarita da un tumore, anche dopo 10 anni – ha concluso l’oncologa – deve continuare a volersi bene».