Con lo slogan ‘Uniti per la salute mentale’ i Dipartimenti di Salute Mentale aprono al pubblico con 150 incontri previsti in tutta Italia, con cittadini, volontari, operatori sanitari e amministratori
Le persone con problemi di salute mentale prese in carico dai servizi pubblici nel 2023 sono state oltre 770mila. Ma il disagio mentale è molto più diffuso: secondo le stime, infatti, pur considerando solo i disturbi più gravi, oltre due milioni di cittadini non hanno accesso alle cure. A lanciare l’allarme, in vista della Giornata Mondiale della Salute Mentale, che si celebra il 10 ottobre, sono i Dipartimenti di Salute Mentale. Con lo slogan ‘Uniti per la salute mentale’ i Dipartimenti di Salute Mentale aprono al pubblico con 150 incontri previsti in tutta Italia, con cittadini, volontari, operatori sanitari e amministratori.
“Secondo le stime epidemiologiche, a soffrire di disturbi psichici, sarebbe almeno il 5% della popolazione, pari a circa tre milioni di persone in Italia – osserva Giuseppe Ducci, vicepresidente del Collegio Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale e direttore del Dipartimento della Asl Roma 1 -. Le persone con disturbi mentali prese in carico nel 2023 dai servizi pubblici sono state in Italia oltre 770mila, pari all’1,5% della popolazione. Ciò significa che, considerando solamente i disturbi più gravi, c’è un 3,5% di persone, pari a oltre due milioni di cittadini, che non ha accesso ai servizi. Pesa la paura dello stigma, ma anche la difficoltà delle strutture nel prenderli in carico. A pagare il prezzo più alto sono le categorie più fragili”. Non è un caso, dunque, se proprio in questo periodo in Senato sia stato avviato l’esame di un disegno di legge che ha l’obiettivo di riformare l’assistenza psichiatrica sul territorio.
La maggiore età rappresenta uno dei passaggi più critici. “Solo la metà delle regioni garantisce la continuità delle cure tra infanzia ed età adulta – afferma Fabrizio Starace, presidente del Collegio dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale e direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Modena -. In Italia, infatti, appena il 12% dei giovani con disturbi psichiatrici passa ai servizi di salute mentale per adulti, dopo aver raggiunto il limite di età per le cure pediatriche”.
La salute mentale ha bisogno di almeno altri due miliardi e del 30% di personale in più, pari a circa 7.500 operatori. Tanti ne mancano, infatti, per per poter prendere in carico tutte le persone che hanno bisogno di aiuto. A chiederlo è il Collegio Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale, che denuncia come quest’area sia diventata una sorta di “Cenerentola della sanità pubblica” e “fantasma nei lavori del G7 Salute”, stretta tra poco personale e una crescita del disagio psichico. Uno dei problemi più urgenti è la scarsità di risorse economiche e professionali. “Chiediamo che almeno il 5% del Fondo Sanitario Nazionale e Regionale venga destinato alla salute mentale – osserva Giuseppe Ducci -. La quota di spesa per l’assistenza psichiatrica, oggi è in calo in media al 2,5% del Fondo, pari a poco più di tre miliardi e mezzo, e rende l’Italia fanalino di coda in Europa tra i Paesi ad alto reddito. Per raggiungere il 5% previsto dalla conferenza unica Stato-Regioni solo per la salute mentale degli adulti, servono almeno due miliardi in più”. Queste risorse sono essenziali per garantire l’adeguamento degli organici. Nei dipartimenti sono presenti infatti circa 25mila operatori tra psichiatri, psicologi, infermieri e educatori, cioè 55 per ogni 100mila abitanti, oltre il 30% in meno (circa 7.500 unità, ndr) rispetto a quanto previsto dagli standard recepiti in Conferenza Stato-Regioni, che prevedono 83 operatori ogni 100mila abitanti. “La salute mentale in Italia ha fatto significativi passi avanti a partire dalla Legge 180, conosciuta come Legge Basaglia, che ha promosso un approccio comunitario, fondato sul rispetto della soggettività e dei diritti della persona . Tuttavia – conclude Fabrizio Starace – i cambiamenti degli ultimi decenni, come il dilagare dell’abuso di sostanze e dei social, impongono di aggiornare la qualità dell’assistenza psichiatrica in tutte le fasce di età”.
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