Entro il 2030 moriranno, ogni anno, oltre 8 milioni di fumatori. Tiseo (oncologo): «In due casi su tre la diagnosi arriva quando il tumore è inoperabile. Per questi pazienti terapie innovative che allungano la vita»
Si muore più per il fumo di sigaretta che per alcol, Aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Questo nemico numero uno della salute, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, miete sei milioni di vittime ogni anno. Pur essendo causa certa o probabile di almeno 25 malattie tra cui la broncopneumopatia cronica ostruttiva, le cardiopatie, le vasculopatie, il cancro del polmone e altre forme di tumore, le persone che non rinunciano al fumo di sigaretta sono ancora tante. In Italia questa cattiva abitudine riguarda il 23,3% della popolazione, per un totale di circa 12,2 milioni di persone.
È a loro ed a tutti i potenziali fumatori che si rivolge la Giornata Mondiale senza Tabacco 2019, in programma venerdì 31 maggio. Per celebrarla l’Airc, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, scende in campo, come ogni anno, con una campagna di sensibilizzazione (www.airc.it).
C’è grande preoccupazione per il sensibile aumento del numero di donne fumatrici: «L’abitudine al fumo – spiega Marcello Tiseo, ricercatore Airc e medico oncologo presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma – è in riduzione tra gli uomini, mentre cresce tra il sesso femminile, incremento che va di pari passo ad un aumento dei tumori polmonari tra il gentil sesso. L’incidenza di questa patologia resta più alta tra i maschi, ma con un trend in diminuzione».
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Anche la scelta del tipo di sigaretta ha contribuito ad un cambiamento della patologia, ma questa volta non in termini di percentuali. «Sempre più fumatori – continua l’oncologo – scelgono le sigarette light, un nuovo orientamento di consumo che non ha ridotto il numero di casi di tumore al polmone, bensì la sua tipologia. Chi fuma sigarette light svilupperà con più probabilità un adenocarcinoma, un tumore di tipo periferico».
Accanto alle donne nella lista nera delle cattive abitudini ci sono i giovanissimi: accendono la prima sigaretta tra i 10 e i 13 anni e un ragazzo su cinque, fra 13 e i 15 anni, fuma quotidianamente le sigarette. Il 18%, invece, utilizza le e-cig, le sigarette elettroniche: «Addirittura – aggiunge Tiseo – tra gli adolescenti è sempre più frequente utilizzare la sigaretta elettronica pur non avendone mai acceso una tradizionale. Una cattiva abitudine da bandire al più presto – sottolinea l’esperto – perché non conosciamo i veri rischi di questo utilizzo. Sono in uso da pochi anni e non ci sono né studi, né dati sufficienti per trarre delle conclusioni scientificamente fondate». Anche se non contengono i pericolosi prodotti della combustione, nei liquidi delle e-cig ci sono altre sostanze potenzialmente tossiche. «La sigaretta elettronica – continua il ricercatore Airc – dovrebbe essere utilizzata esclusivamente dai fumatori che intendono smettere, anche se il centro-antifumo, con terapie farmacologiche e psicologiche, rappresenta ancora oggi la soluzione più efficace».
Prima si smette di fumare e prima si comincerà a ridurre il proprio personale rischio di sviluppare un cancro polmonare: «A dieci-venti anni dall’ultima sigaretta – sottolinea Tiseo – si potrà assistere ad una riduzione della possibilità di sviluppare un tumore. Questo rischio è ovviamente variabile a seconda del numero di sigarette accese e del totale di anni trascorsi da fumatore».
L’85% dei tumori polmonari è dovuto al fumo, un dato che sale al 90% se si considera anche il fumo passivo: «Su 10 tumori polmonari soltanto 1 o 2 insorgono in persone che non hanno mai fumato. I fattori responsabili – dice l’oncologo – non sono ancora chiari, ma le ipotesi più accreditate vedono l’inquinamento atmosferico e il gas radon negli ambienti domestici tra i principali responsabili».
In Italia si stima che ogni anno siano da 70 mila a 83 mila i decessi attribuibili al fumo, e di questi oltre il 25% riguarda persone di un’età compresa tra i 35 e i 65 anni. «In due casi su tre – aggiunge il ricercatore Airc – i pazienti scoprono il tumore in fase avanzata: la diagnosi arriva quando ormai non sono più operabili».
Fortunatamente, grazie ai progressi della ricerca scientifica, oggi sono disponibili delle cure adatte anche ai soggetti inoperabili: «Si tratta dell’immunoterpia e delle terapie a target molecolare. La prima – dice Tiseo – può garantire un allungamento della vita importante, ma solo nel 20% dei pazienti trattati ed in una percentuale ancora più bassa può indurre alla guarigione. La seconda, utilizzabile solo in presenza di alterazioni genetiche specifiche, può allungare la vita di uno o due anni, senza alcuna speranza di sconfiggere la malattia in modo definitivo».
Nel prossimo futuro potrà essere la diagnosi precoce a salvare molte vite: «La Tac spirale, come dimostrato da diversi studi – spiega l’oncologo – potrebbe ridurre la mortalità. È un utile strumento di diagnosi precoce, ma non ancora riconosciuto dal SSN, come ad esempio lo è la mammografia per il tumore al seno». Ma le innovazioni terapeutiche e diagnostiche non devono indurre ad abbassare la guardia: «Che oggi le persone inoperabili possano vivere più a lungo o che nei prossimi anni potremmo avere a disposizione screening efficaci non significa che chi fuma può continuare a farlo. L’arma più efficace contro il tumore al polmone – conclude il ricercatore Airc – resta e resterà sempre la completa rinuncia al fumo di sigaretta».