Il dermatologo: «Attualmente non esistono farmaci approvati per il trattamento di questa malattia. La fototerapia è l’unico trattamento finora utilizzato, con indicazione specifica, per la vitiligine. Colpisce lo 0,5-2,0% della popolazione e può verificarsi a qualsiasi età anche se, frequentemente, i sintomi iniziali compaiono prima dei 20 anni»
Il 25 giugno di tredici anni fa moriva Michael Jackson, icona della musica pop, ma anche tra le star più note a soffrire di vitiligine. E non è un caso, quindi, se per celebrare la Giornata mondiale della vitiligine è stata scelta proprio questa data, il 25 giugno.
La Giornata mondiale della vitiligine
«Informare i pazienti sulle nuove prospettive terapeutiche è l’obiettivo numero uno della Giornata 2022 – dice il professore Piergiacomo Calzavara Pinton, consigliere della Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST) -. Presto, i farmaci anti JAK, già in fase avanzata di sperimentazione negli Stati Uniti e prossimi all’approvazione, potranno rivoluzionare il trattamento della vitiligine». I farmaci anti JAK, ovvero farmaci inibitori delle janus kinasi (JAK), sono già stati approvati da diversi anni (in particolare due inibitori delle janus chinasi, ruxolitinib e tofacitinib) dall’agenzia americana per il farmaco, FDA, per il trattamento dell’artrite reumatoide e dei disordini del midollo osseo.
«La vitiligine – spiega Calzavara Pinton – è una malattia autoimmune cronica che si caratterizza per la depigmentazione della pelle, causata dalla perdita delle cellule produttrici di pigmenti, ovvero i melanociti. Colpisce tra lo 0,5 e il 2,0% della popolazione a livello globale e può verificarsi a qualsiasi età anche se, di frequente, i primi i sintomi compaiono prima dei 20-25 anni. Tuttavia, in alcuni casi può manifestarsi anche successivamente». Attualmente, non esistono farmaci indicati per il trattamento di questa malattia: tutti quelli che vengono abitualmente consigliati sono stati approvati con altre finalità e, solo successivamente, prescritti a pazienti che soffrono di vitiligine.
«La fototerapia è l’unico trattamento finora utilizzato, con indicazione specifica, per la vitiligine», aggiunge il dermatologo. Si tratta di una tecnica terapeutica che sfrutta i benefici della luce per curare diverse malattie, specialmente quelle a carico del derma. Il trattamento medico, del tutto indolore, è effettuato sulla pelle mediante apparecchiature in grado di riprodurre artificialmente i raggi ultravioletti (UV). L’utilizzo di questi raggi sulle zone chiare è in grado di ridurre il contrasto cromatico, rendendole meno visibili.
È proprio l’estrema visibilità della malattia, infatti, a trasformarla in un problema di notevole rilevanza sociale. «La vitiligine può colpire solo alcune zone del corpo, così come può estendersi su gran parte di esso. Ovviamente tanto più la persona che ne soffre avrà una carnagione scura, tanto più sarà evidente». Nonostante molti personaggi del mondo della moda e dello spettacolo che ne soffrono, come l’attrice Kasia Smutniak, la top model americana Winnie Harlow, Mara Maionchi, Luca Marin, abbiano contribuito a sensibilizzare l’intera popolazione, lo stigma è ancora molto forte. «Chi non conosce la vitiligine e si trova di fronte ad un paziente che ne è affetto teme immediatamente che possa trattarsi di una patologia contagiosa – dice lo specialista -. Reazione che non ha alcun fondamento scientifico e che può essere considerata ragionevole solo in quei Paesi dove è ancora diffusa la lebbra, patologia con cui, ad un primo colpo d’occhio, potrebbe essere erroneamente confusa. Per questo, in occasione della Giornata mondiale, e non solo, è necessario ricordare che la vitiligine non è una malattia trasmissibile. Così come è altrettanto doveroso ribadire l’importanza di supportare i pazienti anche da un punto di vista psicologico, soprattutto coloro che non riuscendo ad accettare la loro condizione – conclude il dermatologo – finiscono per preferire l’isolamento sociale».
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