L’episodio avvenuto nella guardia medica della località vicino Palermo: 15 giorni di prognosi. Sui social tutta la sua amarezza. «Nelle sue parole ci riconosciamo tutti, fino a quando potremo andare avanti così?», sottolinea Tommasa Maio, responsabile FIMMG Continuità assistenziale
Non si ferma l’ondata di aggressioni contro gli operatori della salute. Questa volta l’episodio è accaduto a Bagheria, vicino Palermo. Secondo la ricostruzione, nel pomeriggio dello scorso 26 gennaio una donna si sarebbe presentata in Guardia medica in visibile stato di alterazione, accusando il medico di turno (A.P., 31anni) di non averle passato al telefono, come da sua richiesta, il pediatra della stanza attigua.
Le minacce iniziali sarebbero velocemente evolute in un feroce attacco verbale, quindi in una aggressione fisica. La donna, ai primi riscontri delle forze dell’ordine, allertate prontamente dalla collega, avrebbe negato le accuse. La dottoressa, avendo riportato in seguito all’accaduto un trauma distorsivo con 15 giorni di prognosi ha presentato formale denuncia nei confronti del suo aggressore e condiviso tutto il suo giustificabile sconforto su Facebook.
«Esprimo solidarietà e profondo dispiacere per la terribile esperienza che la nostra collega ha dovuto subire e le auguro di riprendersi presto – sottolinea Tommasa Maio, segretario nazionale di FIMMG Continuità Assistenziale -. Nelle sue parole, che dovrebbero far riflettere qualcuno e far vergognare chi ha la diretta responsabilità della sua sicurezza e avrebbe dovuto garantire la sua incolumità nell’adempimento di un servizio di pubblica utilità, ci riconosciamo tutti. Purtroppo non esiste più un medico di continuità assistenziale che non si chieda, entrando in servizio, se riuscirà a svolgere serenamente il suo lavoro senza ricevere minacce insulti o peggio aggressioni come in questo caso».
Maio lancia un appello al ministro della Salute e ai parlamentari che sono già al lavoro su un disegno di legge al Senato riguardante la sicurezza degli operatori sanitari, affinchè venga inserita anche la procedibilità d’ufficio nei riguardi di chi aggredisce il medico nell’esercizio delle sue funzioni.
«Ma fino a quando potremo andare avanti così? Di quante altre vittime dovremo leggere sulle cronache nell’attesa di un segnale tangibile da parte dello Stato?», sottolinea ancora Maio.
Questo il testo della lettera scritta dalla dottoressa vittima dell’aggressione:
«Spesso mi viene chiesto perché continuo a scegliere di lavorare in guardia medica a Bagheria…In fondo ci sono molti posti più tranquilli, con meno carico lavorativo, con gente più educata. Ho provato a dare diverse risposte ma, in fondo, nessuna ha mai convinto me per prima. Me lo richiedo OGGI, dopo aver conosciuto la cattiveria dell’essere umano; dopo essere stata aggredita fisicamente! Forse sento di appartenere a questa città, sento di voler e dover fare qualcosa per lei.
Forse SENTIVO. Non mi sono mai sentita sicura dentro quella guardia, spesso sembra un ring piuttosto che un posto di lavoro. Amaramente, OGGI, lo confermo e lo condivido. Siamo soli. In pericolo. Indifesi. Vi offriamo il nostro meglio con il nostro niente. Ci portiamo a casa i nostri piccoli grandi successi, le spalle larghe, il bene fatto bene, i vostri grazie e i vostri sorrisi ed andiamo avanti. Se ci aggredite non possiamo più farlo. Se a 31 anni mi togliete la passione e la dedizione per questo “lavoro di trincea” finirò per scappare via anche io. Bisognerebbe ricominciare da “ama il prossimo tuo come te stesso”, poi capire il rispetto per il medico. Starò bene in un paio di settimane; l’amarezza, invece, non passerà MAI.