Salute 7 Marzo 2023 09:33

Social: gli adolescenti “giocano” con i selfie ma possono farsi male. Psicologi: rischio aumento ansia e vulnerabilità

Lo studio dell’Università Vita-Salute San Raffaele SatisFACE rivela che gli adolescenti scelgono filtri divertenti. A Sanità Informazione la psicologa Valentina Tobia avverte «Chi è vulnerabile può diventare ansioso»

Social: gli adolescenti “giocano” con i selfie ma possono farsi male. Psicologi: rischio aumento ansia e vulnerabilità

I giovani sono sempre più assorbiti dai social al punto da utilizzare programmi di editing e di fotoritocco per migliorare la propria immagine. Che rapporto hanno dunque con il proprio aspetto? Alla domanda hanno cercato di dare una risposta il CUSSB (Centro Universitario di Statistica per le Scienze Biomediche) e l’Università Vita Salute San Raffaele con un progetto chiamato SatisFACE. Lo studio realizzato   attraverso un questionario online su un campione di 120 ragazzi tra i 12 e i 16 anni ha preso in esame proprio il selfie behaviour – ovvero la frequenza e la modalità con cui si scattano, si condividono e si modificano i  selfie – all’uso dei filtri e degli strumenti di editing; e la percezione del proprio aspetto fisico nel momento in cui si relazionano con gli altri.

WhatsApp, TikTok e Instagram i più utilizzati per i selfie

I primi risultati emersi dallo studio hanno evidenziato che i ragazzi trascorrono sui social fino a 4 ore al giorno nel 65,9% dei casi e da 2 a 4 ore nel 37,5% dei casi. I social più utilizzati sono nell’ordine: WhatsApp, con il 92,5% di preferenze, seguito da TikTok con l’88,3% e Instagram con il 76,7%. «L’uso delle nuove tecnologie nei giovani si è rafforzato con la pandemia quando i ragazzi hanno trascorso molto tempo online ed hanno avuto maggiore attenzioni per la propria immagine», spiega Chiara Brombin, docente di statistica presso la facoltà di Psicologia e coordinatrice di SatisFACE.

Il selfie behaviour

La ricerca è innovativa perché si concentra sul volto che è un elemento complesso, difficile da catturare. In particolare, «abbiamo focalizzato l’attenzione sul selfie behaviour (comportamento assunto nello scatto del selfie) e sull’idea del fotoritocco che offre la possibilità di modificare il proprio aspetto – aggiunge Brombin -. Ci siamo perciò interrogati sul rapporto che i giovani intrattengono con la propria immagine in digitale. Il selfie è il mezzo di autopresentazione sui social e quindi viene fatta tutta una selezione delle immagini prima di pubblicare. Ci siamo perciò chiesti quale fosse l’immagine che hanno di sé focalizzando l’attenzione sul volto»

Gli adolescenti comunicano con i selfie

Dalla ricerca è emerso che il 71,7% dei ragazzi e delle ragazze, che hanno partecipato allo studio, ha tra i 12 e i 13 anni, di questi il 61,2% usa i social da 2 a 4 anni, il che significa prima dei 13 anni, ovvero il limite previsto per legge per l’iscrizione. Un dato che potrebbe allarmare se non fosse che «gli adolescenti conoscono i pericoli del web – fa sapere Brombin – attraverso il questionario è emerso che sanno gestire la privacy, in genere hanno più following che follower. In pratica seguono più che essere seguiti. Non solo, non abbiamo riscontrato molti selfie narcisistici, ma prevalgono i selfie con gli amici, di gruppo o ad un evento. Il che significa che prediligono una forma di comunicazione tramite selfie, piuttosto che lo strumento per modificare il proprio aspetto».

I filtri sono divertenti

Esiste dunque una dipendenza da editing, ma per rendere più bella la fotografia, migliorare luci e ombre. «I filtri per ritoccare i volti sono divertenti – aggiunge la coordinatrice del progetto –. La tendenza alla perfezione non esiste, c’è un uso ludico della comunicazione tramite i selfie».  L’uso dei filtri è comunque appannaggio delle ragazze,  che riportano un maggior controllo dell’immagine in foto, una maggior ansia da aspetto e una minor soddisfazione per il proprio aspetto, misurata tramite la Body Esteem Scale.

La psicologa avverte «Chi è vulnerabile può diventare ansioso»

Non per tutti però il selfie è un gioco. Dall’indagine fatta risulta infatti solo il 25,4% dei partecipanti ha dichiarato di essere soddisfatto del primo scatto, e solo il 22, 9% di pubblicarlo sui social. Il 36,8% invece tende a eliminare dai 2 ai 5 selfie tra quelli scattati.  A mettere in guardia su una possibile stortura nell’utilizzo dei social, dei selfie e dei programmi di editing e di fotoritocco è la psicologa Valentina Tobia, docente di Psicologia presso l’Università Vita Salute San Raffaele. «Rispetto ai selfie è importante tenere a mente che ci sono persone più vulnerabili che rischiano effetti negativi e altre che invece non hanno ripercussioni perché sono più attrezzate», sottolinea la psicologa che fa parte del Comitato scientifico del progetto.

«Chi conta i like ha meno autostima»

«Chi ha minor autostima tende a contare i like che riceve e a diventare più ansioso – rimarca la psicologa -.  Questo è connesso anche  all’utilizzo dei filtri, perché ci sono ragazzi che se hanno livelli alti di preoccupazione del proprio corpo cercano di controllare di più la propria immagine anche sui social e un domani, secondo alcuni studi, potrebbero mostrare più interesse verso ritocchi estetici del proprio corpo come botox o filler».

Come arrivare al benessere digitale

L’attività di ricerca fatta dai docenti dell’Università Vita-Salute San Raffaele ha messo in luce un grande interesse degli adolescenti verso l’uso di tecnologie digitali. «Ora occorre coinvolgere le figure a cui i ragazzi si riferiscono – sottolinea Tobia – prima di tutto i genitori e poi gli insegnanti per far conoscere le conseguenze di un uso improprio del digitale. Quindi il progetto ha la finalità di promuovere il benessere digitale e sensibilizzarli rispetto ai potenziali rischi della manipolazione della propria immagine». Prossimo step sarà il coinvolgimento delle scuole superiori di Milano con il patrocinio del Comune.

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