Salute 14 Marzo 2023 10:15

Glaucoma: un paziente su due non sa di averlo

Nella settimana mondiale del glaucoma a Sanità Informazione Luciano Quaranta esperto di chirurgia del glaucoma spiega i fattori di rischio e le nuove terapie per migliorare la qualità della vita dei pazienti

Glaucoma: un paziente su due non sa di averlo

Il glaucoma è la seconda causa di cecità più diffusa al mondo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono 64 milioni le persone affette da questa patologia, di cui sette milioni hanno manifestato perdita della vista o cecità. Eppure, in molti non sanno di esserne affetti. In Italia in occasione della settimana mondiale del glaucoma sono stati istituiti programmi di screening e visite gratuite per accendere i riflettori su una malattia che colpisce un italiano ogni 50.

Un paziente su due colpito da glaucoma non sa di averlo

Al momento in Italia sono un milione e 200 mila i pazienti  affetti da glaucoma, ma mentre una metà si sta curando, l’altra non sa di averlo. «Questo accade perché si tratta di una malattia asintomatica – dichiara a Sanità informazione il professor Luciano Quaranta, ex ordinario a Pavia, esperto di chirurgia del glaucoma -. Occorre poi aggiungere che ancora oggi non si può curare il glaucoma, ma correggere i fattori di rischio e il principale è la pressione intraoculare che è dimostrato essere coinvolto nella progressione della malattia». Per riconoscere una pressione dell’occhio elevata è necessario un monitoraggio costante e dunque diventa fondamentale la prevenzione.

Chi ha un parente di primo grado affetto da glaucoma deve sottoporsi a controlli periodici

Il parente di un paziente con glaucoma ha una possibilità dieci volte più alta di contrarre la malattia rispetto ad un soggetto senza familiarità. A confermarlo sono studi internazionali olandesi e americani secondo cui i parenti di primo grado di un paziente con glaucoma hanno un rischio più elevato di contrarre la malattia. Questo significa che la familiarità è un fattore di rischio. «Un alto indice di familiarità però non significa avere una ereditarietà alla malattia, proprio perché le origini del glaucoma sono ancora in buona parte ignote», ammette Quaranta.

I fattori di rischio: familiarità, diabete mellito, miopia e pressione arteriosa bassa

Oltre alla familiarità che risulta essere ancora il principale fattore di rischio, esistono elementi da non sottovalutare. «È una malattia asintomatica – puntualizza Quaranta -,  occorre perciò fare una visita oculistica completa per fare una diagnosi precoce». A partire dai 45 anni ogni due anni e dai 60 anni ogni anno è necessario valutare la pressione oculare e la condizione del nervo ottico. Esistono poi forme di glaucoma cosiddette a pressione normale che non sono identificabili dalla pressione alta dell’occhio, ma da altri fattori: ovvero  familiarità, diabete, miopia, e pressione arteriosa bassa. «Sono fenotipi  che sviluppano la sindrome di Flammer, sono soggetti iperattivi, con pressione arteriosa bassa, mani e piedi freddi e sono più predisposti ad avere una malattia più aggressiva e meno facilmente controllabile».

Le nuove strategie terapeutiche

Ad oggi il glaucoma viene trattato con tre modalità per abbassare la pressione oculare. La terapia farmacologica a base di colliri, la terapia laser e la chirurgia. «Se l’uso di colliri è ancora in molti casi la prima scelta, nel glaucoma ad angolo aperto nei giovani risulta essere molto efficace invece il trattamento laser (Trabeculoplastica Selettiva SLT)  – sottolinea l’esperto -. Ha un tasso di successo molto alto con la riduzione della pressione oculare superiore al 70% a sei anni. Può essere dunque una strategia terapeutica efficace anche in congiunzione con altri farmaci. Quando la malattia è molto aggressiva, invece, si ricorre alla chirurgia». Tra le novità in campo terapeutico ci sono poi nuovi device a lento rilascio del farmaco che vengono posizionati all’interno dell’occhio e rilasciano il farmaco con un conseguente miglioramento della qualità della vita, o ancora il trattamento con alcune sostanze come l’enzima Q10 e la citicolina.

Perché la citicolina può migliorare la qualità della vita dei pazienti

Uno studio clinico internazionale diretto dal professor Luca Rossetti, ordinario di Malattie dell’Apparato Visivo dell’Università degli Studi di Milano e direttore della Clinica Oculistica dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, ha dimostrato che la citicolina migliora la qualità di vita dei pazienti con glaucoma. La sperimentazione condotta su 155 pazienti con glaucoma ad angolo aperto e danno bilaterale del campo visivo, già stabilizzati con ipotensivi in collirio, ha evidenziato a 6 mesi, un miglioramento significativo della quotidianità dei pazienti nel camminare, leggere, guidare, quindi una maggiore autonomia in coloro che avevano assunto citicolina in soluzione orale pari a 10 ml al giorno.

 L’intelligenza artificiale un’arma in più per la prevenzione del glaucoma nel futuro

Se la prevenzione oggi è l’arma migliore contro il glaucoma, l’intelligenza artificiale può diventare il suo più prezioso alleato. Infatti, è allo studio un nuovo sistema automatizzato basato proprio sull’intelligenza artificiale in grado di migliorare l’efficienza diagnostica fino ad arrivare ad un test domestico utilizzando la realtà virtuale. In questo modo sarà possibile, nell’ambito della medicina di base, effettuare programmi di screening tele retinico nel contesto della medicina di base, consentendo un primo triage efficace del paziente e un forte impulso alla prevenzione.

 

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