Parlano oncologi e ginecologi: «Una parte significativa del personale medico deve essere ancora pienamente formato su vaccini e fattori di rischio»
Una Giornata interamente dedicata alla Salute della Donna, quella organizzata nei giorni scorsi dagli IFO di Roma. Una giornata per parlare, ma soprattutto per ascoltare. Domande, dubbi, timori, sono tutti i nodi che questa iniziativa ha l’obiettivo di sciogliere relativamente alle patologie femminili, sui cui ancora tanto c’è da lavorare per arrivare a standard soddisfacenti di consapevolezza e prevenzione.
Le più forti necessità di informazione riguardano l’ambito l’oncologico, come nel caso del tumore al seno, una malattia che colpisce la donna anche nella sua femminilità, e che lascia segni sulla psiche almeno quanti ne lascia sul corpo.
«Mi sto occupando dei tumori femminili e degli aspetti genetici del tumore della mammella – esordisce la dottoressa Antonella Savarese, del reparto Oncologia Medica 1 presso il Regina Elena di Roma -. L’argomento sta prendendo piede anche per la possibilità di avere un test che riconosce il fattore di rischio e permette di intervenire precocemente per evitare lo sviluppo di questi tumori. E’ un’iniziativa importante perché le donne chiedono informazioni e non sempre nei siti degli istituti trovano quello che vogliono sapere. Parlare direttamente con uno specialista è veramente un modo per scambiare anche piccole paure e dubbi che altrimenti non troverebbero la giusta attenzione».
Informare si conferma essere la maniera migliore per arrivare anche alla prevenzione, e anche la formazione.
«La formazione non basta mai – conclude Savarese – bisogna essere anche rassicuranti con le persone. La formazione è continua e noi la stiamo implementando».
Implementare l’informazione è la parola d’ordine anche per l’HPV, comunemente conosciuta come papilloma virus, causa della maggior parte dei tumori della cervice. Contratto indifferentemente da uomini e donne, sono però queste ultime a pagarne il prezzo più caro in termini di salute.
«La prevenzione è possibile – afferma il dottor Luciano Mariani, responsabile dell’Unità HPV dell’IFO -. Abbiamo degli strumenti di straordinaria efficacia e sicurezza come il vaccino contro il papilloma virus e l’utilizzo anche dei test per l’identificazione dei ceppi ad alto rischio. Dobbiamo quindi estendere il concetto della prevenzione dal singolo alla comunità».
Il concetto di informazione davvero aiuta a fare questo percorso di prevenzione. Così come la formazione del personale sanitario…
«Una parte significativa del personale medico deve essere ancora pienamente formato su come si comunicano le possibilità preventive e su quali sono i risultati che abbiamo già ottenuto con le campagne di vaccinazione. Al momento c’è una quantità di disinformazione che riguarda soprattutto la vaccinazione, con notizie del tutto infondate, che il personale medico deve essere pronto a rintuzzare ogni volta».
E soprattutto sulle vaccinazioni la formazione obbligatoria del personale sanitario assume una rilevanza particolare…
«La formazione del personale medico diventa sempre più importante. L’HPV non è legato solo agli organi genitali femminili e maschili, ma anche, ad esempio, all’orofaringe, e di conseguenza il loro trattamento spetta a igienisti, poi ginecologi, poi ai dermatologi. E’ tutto il mondo della medicina che entra in gioco nella prevenzione di questo virus».