Salute 27 Settembre 2022 15:17

Gli incubi sono un buon predittore di demenza futura: il nuovo studio

Lo studio evidenzia il fatto che avere spesso brutti sogni e incubi che ti fanno svegliare dal sonno durante l’età media o avanzata, può essere collegato a un aumentato rischio di sviluppare demenza

di Stefano Piazza
Gli incubi sono un buon predittore di demenza futura: il nuovo studio

Noi passiamo un terzo della nostra vita dormendo e un quarto di questo tempo lo trascorriamo sognando.

Quindi, per la persona media che vive nel 2022, con un’aspettativa di vita di circa 73 anni, si arriva a poco più di sei anni di sogni. Tuttavia, dato il ruolo centrale che il sogno svolge nelle nostre vite, sappiamo ancora così poco sul perché sogniamo, su come il nostro cervello crea sogni e, soprattutto, quale potrebbe essere il significato dei nostri sogni per la nostra salute, ed in particolare quella del nostro cervello.

Incubi a rischio demenza

L’ultimo studio del dottor Abidemi Otaiku pubblicato sulla rivista eClinicalMedicine di The Lancet, mostra che i nostri sogni possono rivelare una quantità sorprendente di informazioni sulla salute del nostro cervello. In particolare si evidenzia il fatto che avere spesso brutti sogni e incubi che ti fanno svegliare dal sonno durante l’età media o avanzata, può essere collegato a un aumentato rischio di sviluppare demenza. Il dottor Abidemi Otaiku è NIHR Academic Clinical Fellow in Neurology presso l’Università di Birmingham e specialista in neurologia presso il Birmingham City Hospital. La sua ricerca esamina le basi neurobiologiche del sonno e del sogno. In particolare, il suo lavoro esplora come il sonno e il sogno cambiano con l’invecchiamento sano e le malattie neurodegenerative e come questa conoscenza può essere utilizzata per ottimizzare la salute del cervello. È anche membro del consiglio della Royal Society of Medicine Sleep Medicine Section, un imprenditore clinico del NHS ed ex membro del comitato della International Neuroethics Society.

Lo studio

Nello studio pubblicato, vengono analizzati i dati di tre grandi studi fatti negli Stati Uniti sulla salute e l’invecchiamento. Questi includevano oltre 600 persone di età compresa tra 35 e 64 anni e 2.600 persone di età pari o superiore a 79 anni. Tutti i partecipanti erano liberi da demenza all’inizio dello studio e sono stati seguiti per una media di nove anni (il gruppo di mezza età) e di cinque anni (i partecipanti più anziani). All’inizio dello studio (2002-2012) i partecipanti hanno compilato una serie di questionari, compreso uno in cui si chiedeva con quale frequenza sperimentavano brutti sogni e incubi. A questo punto il dottor Otaiku ha analizzato i dati per capire se i partecipanti con una maggiore frequenza di incubi all’inizio dello studio avevano maggiori probabilità di andare avanti con un declino cognitivo (un rapido declino della memoria e delle capacità di pensiero nel tempo) e ricevere una diagnosi di demenza.

E così è stato scoperto che i partecipanti di mezza età che sperimentavano incubi ogni settimana avevano quattro volte più probabilità di sperimentare un declino cognitivo (un precursore della demenza) nel decennio successivo, mentre i partecipanti più anziani avevano il doppio delle probabilità di essere diagnosticati con demenza.

La connessione tra incubi e demenza più forte negli uomini

Altro aspetto interessante è che la connessione tra incubi e demenza futura era molto più forte per gli uomini che per le donne. Ad esempio, gli uomini più anziani che avevano incubi ogni settimana avevano una probabilità cinque volte maggiore di sviluppare la demenza rispetto agli uomini più anziani che non riferivano brutti sogni. Nelle donne, invece, l’aumento del rischio è stato solo del 41% (un modello molto simile è stato trovato nel gruppo di mezza età). Per il dottor Abidemi Otaiku «questi risultati mostrano che gli incubi frequenti possono essere uno dei primi segni di demenza, che può precedere lo sviluppo di problemi di memoria e di pensiero di diversi anni o addirittura decenni, specialmente negli uomini. Alternativamente è anche possibile che avere regolarmente brutti sogni e incubi possa anche essere una causa di demenza». Data la natura di questo studio, non è possibile essere certi quale di queste teorie sia corretta, dal momento che anche l’autore ritiene molto probabile che che sia la prima.

Gli incubi ricorrenti sono curabili

Tuttavia, indipendentemente da quale teoria risulterà essere vera, la principale implicazione dello studio rimane la stessa, ovvero: «Avere brutti sogni e incubi regolari durante la mezza età e l’età avanzata può essere collegato a un aumentato rischio di sviluppare demenza più avanti nella vita». Una buona notizia però c’è: gli incubi ricorrenti sono curabili come evidenziato nel Documento di sintesi dell’American Academy of Sleep Medicine per il trattamento del disturbo da incubo negli adulti. E il trattamento medico di prima linea per gli incubi ha già dimostrato di ridurre l’accumulo di proteine ​​anormali legate al morbo di Alzheimer. Ci sono stati anche casi clinici che mostrano miglioramenti nella memoria e nelle capacità di pensiero dopo il trattamento degli incubi. Questi risultati ci dicono che il trattamento degli incubi potrebbe aiutare a rallentare il declino cognitivo e prevenire lo sviluppo di demenza in alcune persone. Questa sarà una strada importante da esplorare nella ricerca futura.

Ora il dottor Otaiku intende procedere con uno studio che possa scoprire se gli incubi nei giovani potrebbero anche essere collegati a un aumento del rischio di demenza. Questo potrebbe aiutare a determinare se gli incubi causano demenza o se sono semplicemente un segno precoce in alcune persone. A tal proposito il dottor Otaiku ha detto: «Ho anche intenzione di indagare se altre caratteristiche del sogno, come la frequenza con cui ricordiamo i nostri sogni e quanto siano vividi, potrebbero anche aiutare a determinare la probabilità che le persone sviluppino la demenza in futuro». Questa ricerca potrebbe non solo aiutarci a comprendere meglio la relazione tra demenza e sogni ma anche a consentirci nuove opportunità per effettuare diagnosi precoci e potrebbe gettare nuova luce sulla natura e sulla funzione del fenomeno misterioso che noi tutti chiamiamo sognare.

 

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