In corso le trattative per la formazione del governo ‘giallo-verde’. Ancora incertezza per il successore di Beatrice Lorenzin: il dicastero dovrebbe andare al partito guidato da Luigi Di Maio
Ancora non si sa chi siederà sulla poltrona di premier, ma lo stallo politico che ha caratterizzato gli ultimi due mesi sembra destinato a risolversi. Dopo il via libera dato da Silvio Berlusconi, sono partite le trattative per la formazione del nuovo governo ‘giallo-verde’ tra Lega e Movimento Cinque Stelle che, salvo clamorosi colpi di scena, dovrebbe vedere la luce nella settimana prossima. Si parte innanzitutto dai temi: nel programma di governo dovrebbe esserci il superamento della Legge Fornero, la sburocratizzazione e riduzione di leggi e regolamenti, reddito di cittadinanza con iniziale potenziamento dei centri per l’impiego, introduzione di misure per favorire il recupero dei debiti fiscali per i contribuenti in difficoltà, Flat tax, riduzione costi della politica, lotta alla corruzione, contrasto all’immigrazione clandestina. Sul fronte sanità, nelle dieci priorità messe nel contratto di governo per il M5S dal professore Giacinto Della Cananea, c’è la necessità di rilanciare il ruolo del Ssn come infrastruttura sociale del nostro Paese. Si parla di rafforzare il finanziamento dell’Ssn e sostenere una gestione trasparente e professionale delle risorse, oltre che del potenziamento dei servizi di prevenzione e della medicina territoriale.
Tanta carne al fuoco, anche se ancora non si sa chi occuperà la casella di Palazzo Chigi. Non i due leader, Matteo Salvini (leggi l’intervista) e Luigi Di Maio, che probabilmente saranno ministri: il leader della Lega potrebbe andare all’Interno, quello del M5S agli Esteri. Come sempre però, impazza il totoministri e sono tante le ipotesi che circolano per il Ministero della Sanità. Secondo indiscrezioni, il dicastero dovrebbe andare al M5S non essendo in cima alle richieste della Lega, anche se tutto può succedere.
LEGGI ANCHE: ELEZIONI 2018, I RISULTATI DEI ‘CAMICI BIANCHI’ COLLEGIO PER COLLEGIO
A Lungotevere Ripa, in quota M5S, potrebbe arrivare Armando Bartolazzi (leggi il suo discorso) dirigente medico presso l’Unità di Istologia e Anatomia patologica all’ospedale Sant’Andrea di Roma e indicato già da Luigi Di Maio nella squadra dei ministri a Cinque Stelle in campagna elettorale. Ha scoperto un metodo diagnostico per la valutazione precoce del carcinoma tiroideo, metodo attualmente utilizzato in tutto il mondo. Nel 2015 è stato inserito nella lista TIS – Top Scienziati Italiani grazie all’alto impatto scientifico delle ricerche effettuate. Nel Movimento sono altri due i nomi in lizza: la capogruppo alla Camera Giulia Grillo (leggi l’intervista), medico legale, che ha trionfato nel seggio uninominale di Acireale con il 46,28%. Nella scorsa legislatura si è impegnata molto sui temi sanitari e dunque potrebbe essere una scelta naturale. Il terzo nome è Pierpaolo Sileri (leggi l’intervista), chirurgo dell’apparato dirigente a Tor Vergata e professore in Italia e negli USA, dove ha lavorato in passato. Il suo nome era già circolato per la squadra dei ministri del M5S prima delle elezioni. Vanta un curriculum di prestigio ed esperienze all’estero.
Ma il successore di Beatrice Lorenzin potrebbe anche provenire dalle file della Lega. In questo caso in pole ci sono due nomi: Massimo Garavaglia e Luca Coletto (leggi l’intervista). Il primo è stato fino a pochi mesi fa assessore all’Economia della Regione Lombardia, ma soprattutto a lungo coordinatore del Comitato di settore delle Regioni per la sanità. In passato è stato il senatore più giovane della Repubblica. Il secondo invece è assessore alla Salute della Regione Veneto ma anche presidente di Agenas con cui si è impegnato a promuovere le buone pratiche in Sanità. Per anni è stato coordinatore della Commissione Salute delle Regioni.
La terza ipotesi, remota ma non impossibile, è che il dicastero vada ad un tecnico di area Forza Italia, qualora Berlusconi decidesse di concedere una ‘astensione benevola’ al governo Lega-M5S. In questo caso in pole c’è il deputato Andrea Mandelli (leggi l’intervista), presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi) e nelle scorse settimane vicepresidente della Commissione speciale che ha esaminato gli atti urgenti e il Def.