Investimenti, cooperazione e scambio di informazioni i fattori che hanno portato ai vaccini anti Covid in tempi eccezionalmente brevi
L’iter di produzione e approvazione di un farmaco è un processo tortuoso e complesso che richiede in media circa 12 anni. Il Covid ha posto il mondo scientifico di fronte alla più grande sfida degli ultimi decenni e la comunità scientifica ha risposto in tempi eccezionalmente brevi mettendo in atto meccanismi, collaborazioni e processi nuovi per trovare una soluzione. Ne abbiamo parlato con Stefano Govoni, Professore Ordinario di Farmacologia dell’Università di Pavia e docente del Corso ECM di Sanità In-Formazione “I dispositivi medici a base di sostanze, un innovativo approccio terapeutico alleato del medico e del farmacista“.
«I brevetti sono un elemento importante all’interno della ricerca. La ricerca costa soldi e deve riconoscere la remunerazione. E poi, è un obiettivo politico quello di regolare gli accessi e quindi quanto un brevetto possa e debba essere diffuso. A me piace parlare di un altro aspetto del Covid: è stata liberalizzata di fatto l’informazione scientifica sul Covid. Le riviste che prima avevano solo articoli a pagamento possono essere fruite gratuitamente. Questo ha creato dialogo, collaborazione tra gli scienziati ed è questo ci ha fatto arrivare subito un vaccino».
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«Il costo medio di un nuovo farmaco è due miliardi di euro/dollari e circa una dozzina anni per l’approvazione. Il Covid ha velocizzato il suo processo di realizzazione perché è stata subito pubblicata la sequenza e la capacità di disegnare un anticorpo. Dall’altro lato, sono stati investiti decine di miliardi da Consorzi, dalla società civile e con acquisti anticipati. C’è stato un lavoro di scambio di informazioni, anche tra i produttori. A far raggiungere l’obiettivo, sono stati un impegno economico e una cooperazione straordinaria mai vista prima».
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